
E poi ci sono quelli ipercritici come il sottoscritto, che non perdono mai l’occasione di poter attaccare il governo per il suo perenne disinteresse nei confronti dell’arte! Siamo dei malfidati, lo so e la riprova è il prossimo arrivo dei padiglioni per la vaccinazione di massa, che fioriranno – è il caso di dirlo – in tutte le città italiane, portando una ventata primaverile nel nostro Paese e con tanti saluti a Sandro Botticelli! Non poteva essere altrimenti, i padiglioni con la primula, che identificherà la campagna di comunicazione del piano vaccini, sono stati progettati dall’archistar radical-chic Stefano Boeri, che ha quindi basato tutto sul fiore come “simbolo di rinascita, rigenerazione e fiducia”. Del resto, se li avessero affidati a Massimiliano Fuksas avremmo rischiato di vederli a forma di supposta, il che, trattandosi di un vaccino da somministrare, sarebbe stato sgradevolmente suggestivo. E invece no, il fiore di Boeri prelude alla risorgenza come a una “primavera in Scandinavia”, oppure, ma si sa che io appartengo a una specie in via di estinzione, a coloro che come me ricordano il “carousel” de La fuga di Logan, il film distopico del lontano 1976, tratto dall’omonimo romanzo di William Nolan e George Clayton Johnson. Del resto, se vogliono attribuirmi la qualifica di complottista, qualcosa di strano devo pur dire anche io.
Ma non pago di tanto, l’architetto Boeri, cita l’immancabile Pier Paolo Pasolini – divenuto ormai un uomo per tutte le stagioni, tirato a sinistra come a destra, a seconda di come fa comodo – con la frase bucolica (non facciano facili battute gli amici fiorentini, suvvia!) del poeta: “Un Paese di temporali e primule”. Pensate che per me l’unica primula era quella rossa, il reazionario misterioso e imprendibile che combatteva il Terrore durante la Rivoluzione francese! Ma tutto ciò è stato voluto e scelto dal Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, per comunicare agli italiani la fine di questo inverno (ma non del nostro scontento) con “fiducia e serenità”, altra frase vagamente in odore di distopia che mi ricorda alcuni slogan di V per vendetta di Alan Moore. “Dovevamo evitare un messaggio coercitivo, che spaventasse” ha detto Boeri. Ebbene sì, dopo mesi di continua informazione cupamente spaventevole, in effetti bisognava adesso alleggerire la tensione, pertanto il nostro archistar si ricollega niente po’ po’ di meno che ad Andrea del Verrocchio – il maestro di Leonardo da Vinci – che scolpì la Dama del mazzolino (anche qui si prega di evitare sorrisetti e ghigni complici da taverna), la quale stringe al seno un mazzetto di primule, appunto. E poi c’è ancora chi dice – come me – che in questo Paese non si tenga in alcun conto la Storia dell’Arte! Ecco che vengo facilmente smentito, e ci inoculeranno – o VI inoculeranno, dipende – il vaccino citando le Vite di Giorgio Vasari. E muti! Lo slogan concepito per l’operazione di inculturazione e inoculazione sarà “L’Italia rinasce con un fiore”, eco anche questa frase di un “nuovo Rinascimento”. Ma quanto piace da un po’ di tempo a questa parte, da noi, la parola – abusata – “Rinascimento”? “Vaccinarsi sarà dunque un passo di fiducia nel futuro, responsabilità civile e di amore verso gli altri”, ha ulteriormente dichiarato Boeri, magnificando le strutture ecocompatibili e biosostenibili del suo padiglione, smontabile e riassemblabile ovunque in brevissimo tempo, e a lui fa bordone Domenico Arcuri con “sarà bello, progressivamente, ritrovarci tutti ad abbracciare un simbolo semplice ma potente”. De gustibus, si sa, ma io preferisco abbracciare qualcos’altro, più morbido e femminile.
Che altro aggiungere? Che una bruttura architettonica in più nelle piazze d’Italia non sarà poi tanto peggio di quegli orrori che negli ultimi decenni le hanno sfregiate. Forse almeno questi padiglioni dureranno soltanto – spero – sino alla fine della loro funzione. Oppure come gran parte delle cose “transitorie” da noi, resteranno a monito impaurente di cosa potrebbe sempre avvenire e ricordarci quindi che lo stato ci ama disinteressatamente e ha a cuore la nostra salute innanzitutto? Insomma, basta lamentarsi sempre! L’arte e la bellezza, come si vede, prendono parte integrante al nuovo corso della nuova vita post Covid, in un flower power rivisitato in chiave scientista, secondo i dettami di quel nuovo rinascimento che si pone sempre più lontano dall’originale e inarrivabile per mancanza di geni e di forza creatrice. Ma finalmente saremo – sarete – tutti più lievi e felici, vaccinati, rimborsati e vivrete nel migliore dei mondi possibili. Beati voi.
Aggiornato il 16 dicembre 2020 alle ore 12:45