Un Natale contro l’indifferenza sociale

Caro Babbo Natale, anche quest’anno è arrivato il momento di scriverti quali doni avrei il piacere di ricevere. Conto sul tuo buon cuore e sono certa che i miei desideri saranno esauditi e che la notte del ventiquattro dicembre verrai a farmi visita e lascerai sotto l’albero addobbato a festa i doni desiderati. Caro Babbo Natale vorrei ricevere il cofanetto dell’indignazione. Ho bisogno di questo cofanetto, ne ho bisogno per permettere alla mia mente di non cedere alla lusinga della negazione e della rimozione, perché come scrive Gyorgy Balint “Io mi indigno, dunque sono”. Sono nella speranza di avere il coraggio di indignarmi, di provare sdegno per la brutalità che a volte domina la mente umana e per avere il coraggio di fare qualcosa per cambiare il corso delle cose. Ho bisogno di indignarmi ogni volta che ascolto alla radio o vedo in tv immagini di città in degrado, di città dominate dall’incuria e dall’abbandono. Città che diventano tossiche per la mente dei bambini che ci crescono, degli anziani che ci invecchiano, degli uomini e le donne che ci vivono. Ho bisogno di indignarmi ogni volta che ascolto la storia di un anziano che viene maltrattato o di un bambino che viene traumatizzato. Trauma come ferita che trafigge il mio cervello e che mi disorienta e mi confonde. Confusione che domina la mia mente ogni volta che assisto alle infinite possibilità che la mente umana ha di distruggere, manipolare e confondere. Ho bisogno di indignarmi ogni volta che mi trovo di fronte all’ignoranza e all’ottusità. Ottusità come mancanza di capacità di comprendere l’altro, il diverso, l’altrove. Ottusità come incapacità di poter apprezzare l’infinita meraviglia della complessità della mente.

Caro Babbo Natale, ho bisogno di indignarmi ogni volta che assisto alla sterile modalità di relazione che scaturisce dall’eccesso di egocentrismo. Egocentrico è colui che non riesce a vedere oltre se stesso, oltre la propria lingua, il proprio costume, la propria religione, il proprio credo politico. Egocentrico è colui che non arricchisce la mia mente ma la impoverisce e la sfrutta. Ho bisogno di indignarmi se incontro chi amministra la cosa pubblica e non lo fa con responsabilità e competenza. Mi indigno perché quell’amministratore sconsiderato determina la mia salute o la mia malattia, il mio benessere o il mio malessere. Mi indigno perché la mia vita dipende dalla sua superficialità o dalla sua mediocrità e questo provoca in me emozioni di rabbia che non fanno bene alla salute della mia mente. Voglio indignarmi se il camice bianco lo indossa un individuo senza cuore, se una divisa stellata l’ha ottenuta un individuo senza scrupoli, se il microfono lo accende un uomo senza capacità critica, se la toga la veste un individuo moralmente immaturo o se la penna la usa una persona senza competenza. Ho bisogno di attingere al cofanetto dell’indignazione quando un disabile viene denigrato, un bambino viene bullizzato, un omosessuale deriso, una donna violentata, un animale maltrattato.

Caro Babbo Natale oso chiederti un altro dono che certamente porterebbe benessere alla mia mente. Ti chiedo di farmi dono del cofanetto della meraviglia. Ne ho bisogno perché attraverso la meraviglia riuscirò a nutrire ogni giorno la mia mente di suoni, colori, emozioni, di poesia, arte e sentimento. Saprò stupirmi ogni giorno della travolgente bellezza della pioggia e del vento, del sole e della nebbia, del verde dei prati e dell’azzurro del mare. Saprò nutrirmi della forza del racconto di un anziano e del sorriso di un bambino, saprò apprezzare il valore del sacrificio e godere del piacere di un successo. Saprò sorprendermi dell’immenso valore del donare e del ricevere, dell’accarezzare e dell’essere abbracciati, del comprendere e del condividere. Meravigliosamente nutrirò la mia mente perché “La vita non è che la continua meraviglia di esistere” (Rabindranath Tagore).

(*) Psicoanalista e docente universitario di Psicologia generale

Aggiornato il 15 dicembre 2020 alle ore 11:23