Miracle man

Il virus dovrebbe essere roba per scienziati, non per tuttologi. Ma gli studiosi nostrani hanno preferito abbandonare i microscopi per dedicarsi a tuttologia politica asservita, visto che la lotta al Covid non era alla loro portata. A questo punto, per chiunque, vanvera libera: dai leoni da tastiera alle dive del “non ce n’è coviddi”, ognuno protegge il proprio quotidiano indispensabile: ristoranti, cinema, teatri, orari, poche mascherine, che notte quella notte. È vero che nel mondo governi più blasonati del nostro (e ci vuole poco) hanno toppato con grande aplomb. Ma ora si parla di soluzione vera, non più affidata alle rotelle dei banchi. E si apre un nuovo fronte. Non scientifico, ci mancherebbe, ma politico. Trascurando la valutazione degli studi e delle sperimentazioni, si preferisce distinguere i vaccini secondo la provenienza politica.

Quello russo era così sicuro che Vladimir Putin giurava di avere usato la figlia come cavia, ostentando questa garanzia davanti al mondo intero. Ma, da ex-capo del Kgb, ha evitato di specificare quale delle due figlie fosse stata vaccinata. Indiscrezioni fanno propendere per la più giovane, la trentaquattrenne Ekaterina, nata nella Dresda ancora Germania Est quando il padre era un importante comunista, ma poi divenuta valente ballerina di un rock acrobatico forse troppo americano per piacere a papà. Comunque, sulle piste di ballo era Tikhonova, usando il cognome della nonna, per motivi di sicurezza, e forse anche per evitare imbarazzi al genitore. Il fatto è che dopo l’annuncio trionfale, non si è più saputo nulla di lei e poco del vaccino di cui Jair Bolsonaro aveva prenotato milioni di dosi a fialetta chiusa: ora, però, magia, in Brasile compare quello cinese, non più preso di mira dal Donald Trump furioso, la cui tastiera twitta in altre direzioni quando non funge da calcolatrice. Certo è che, come sempre, la fama dell’America liberatrice non deve affievolirsi. E la soluzione è semplice: i milioni di casi, l’ecatombe di morti, si sono azzerati con la bocciatura del biondo negazionista, mentre il nuovo corso sta per compiere il miracolo.

Sul vaccino confezionato da Joe Biden in persona nelle notti insonni della campagna elettorale nessuno si pone domande. O, almeno, non le esprime. La fiala dem è la rinascita mondiale a prescindere. E non c’è tempo di discutere, si passa direttamente ai problemi logistici, la distribuzione, le quote europee, e da noi c’è già chi ha trovato un nuovo modo di arricchirsi dopo aver scoperto che l’Italia, ad esempio, non disporrebbe di un sufficiente numero di frigoriferi che preservino il prodotto a meno ottanta gradi, temperatura indicata dalla Pfizer. Sul vaccino qualcuno si limita a notare la felice coincidenza con le elezioni presidenziali, qualcun altro aveva già previsto tutto. Come sempre. Ma che cosa ci sia in quel liquido non importa: è politicamente perfetto, dunque, sicuramente efficace. E un giorno gli storici racconteranno le gesta dell’uomo che ha salvato il mondo prima ancora di nascere.

Aggiornato il 12 novembre 2020 alle ore 09:35