Brian Levack, in un pregevole saggio del 1987, esaminava il fenomeno della caccia alle streghe in Europa, una mattanza che raggiunse l’acme nei secoli XVI e XVII. Questo evento, che si protrasse per oltre trecento anni, fu dovuto, per l’illustre docente di Austin, a vari fattori di carattere culturale, sociale e giuridico. L’idea del maleficium era antica quanto l’uomo e le “insane arti” erano temute soprattutto dal popolo, mentre erano considerate con scetticismo dalle classi elevate. A partire dall’autunno del Medioevo, tuttavia, s’impose, in quest’ultime, la concezione che vi fosse un’organizzazione clandestina di streghe e stregoni, unita da uno scellerato patto col diavolo. Essa avrebbe costituito un’anti-società che minacciava la sopravvivenza della “stessa civiltà cristiana”.
Teologi, pensatori, giuristi, ecclesiastici, in altre parole, facendo proprie alcune credenze del volgo, elaborano in un teorema che prevedeva l’esistenza di una frangia eversiva, di una forma particolare di eresia, che sfidava trono e altare, voluti e benedetti da Dio. Siffatta idea, condivisa da cattolici e protestanti, grazie a ulteriori contributi, giunse a enucleare un “concetto cumulativo” di stregoneria che partorì opere come il “Formicarius” (1437), il “Malleus maleficarum” (1486), il “Compendium maleficarum” (1608) e altri scritti simili, divenuti le fondamenta dottrinali della caccia alle streghe. Fra gli ulteriori contributi, poco prima richiamati, vi era la misoginia, le frequenti epidemie di peste, la paura per l’ordine pubblico. Le jacqueries contadine e le rivolte erano, in vero, molto diffuse e “i disordini terrorizzavano le classi dominanti”, timorose di perdere il potere. A ciò si aggiunga una riforma di carattere giuridico, che pesò notevolmente sull’evolversi degli eventi: il passaggio da un sistema di procedura penale accusatorio a uno inquisitorio. Tutto questo generò una psicosi collettiva e una dinamica del sospetto, per cui qualsiasi comportamento non conforme agli stereotipi sociali, ogni atteggiamento considerato deviante, poteva essere “unto” di stregoneria. Non solo, l’accusa di esercitare la magia nera poteva essere un’utile arma per eliminare avversari di qualsiasi genere, dal fastidioso vicino di casa, al concorrente agguerrito, fino al contendente politico.
Mi sembra che taluni argomenti dello studio di Brian Levack siano attinenti alla situazione attuale. Prima di tutto la pandemia è, per sua natura, un ritorno al passato e richiama scenari che pensavamo fossero relegati in pagine di storia e di letteratura. La solitudine e il senso di precarietà imposto dal lockdown evocano le pagine di Albert Camus con quell’accettazione “di vivere giorno per giorno, e soli di fronte al cielo”. Anche la premessa di Giovanni Boccaccio al “Decameron” pare avere passaggi profetici. “La mortifera pestilenza” ha, infatti, avuto inizio “nelle parti orientali”, e la scienza si è rivelata impotente ad arginarla dato che “né consiglio di medico, né virtù di medicina alcuna pareva che valesse”, mentre sono, apparsi in “numero…grandissimo” sul palcoscenico dei media, soloni “senza alcuna dottrina” che pontificavano su tutto e su tutti. Inoltre, il contagio ha avuto un effetto deleterio sulla ragione, spesso ritiratasi di fronte all’avanzare di un’istintualità illogica, dettata dal panico.
La psicosi collettiva delle età passate sembra, dunque, essere di nuovo alle porte e, ammantata di disagio sociale, di crisi economica, d’incertezza, comporta, a sua volta, nuove dinamiche del sospetto e un acuirsi del confronto, degenerato di frequente in scontro, in ostilità ad personam, verso chi la pensa in modo diverso. In una situazione siffatta, vi è il rischio di una nuova barbarie ideologica, che soffochi tolleranza e convivenza con la cappa di una partecipazione faziosa e viscerale a un contesto di idee, spesso confuso ma oltremodo definito nella propria indeterminatezza. Dietro questo rischio ve ne è un altro, ancor più grave, il timore di una “verità” dogmatica, imposta per legge e il riaffacciarsi del reato di opinione col quale colpire e azzittire chi esprime una diversità di pensiero. Tutto questo bolle nel calderone del Covid-19 e, mentre la tensione sociale sale di giorno in giorno, il fantasma di una nuova caccia alle streghe si affaccia sul mondo globalizzato dalla paura.
Aggiornato il 05 novembre 2020 alle ore 09:15