
Il netto aumento dei contagi da Covid-19 nel Paese ha un riscontro anche nelle carceri dove in pochi giorni il numero dei positivi è raddoppiato. Se il 23 ottobre scorso erano 74 i detenuti positivi al Covid, oggi sono circa 150.Il focolaio più recente nel carcere di Terni, dove sono 55 i positivi (quasi tutti asintomatici) su un totale di 514 reclusi. Ancora superiori in tutta Italia sono le cifre del contagio tra chi tra le celle ci lavora: circa 200, tra poliziotti penitenziari e operatori.
Nei giorni scorsi a lanciare l’allarme erano stati i sindacati della polizia penitenziaria, ora a dare il quadro aggiornato è l’ufficio del Garante nazionale delle persone private della libertà, che chiede oltre che di ridurre il numero dei detenuti nelle carceri, tornato a quota 54.815 (a maggio era 53mila), anche la creazione di spazi di ricovero interno. Intanto, consapevole del fatto che l’emergenza sanitaria da Covid-19 all’interno degli istituti penitenziari “può essere gestita tanto più agevolmente quanto minore è la popolazione carceraria”, il Governo ha varato una serie di misure per alleggerire la pressione sulle carceri. I nuovi interventi sono stati inseriti nel dl Ristoro approvato ieri l’altro dal Consiglio dei ministri. Ma sulla loro sorte c’è stata a lungo incertezza perché comportano un impegno di spesa e bisognava trovare le coperture finanziarie. E non sono mancate le polemiche politiche con la Lega che avverte: “Non provino a proporre un altro Svuotacarceri”.
La norma principale, che è anche quella che ha dei “costi” economici, prevede che il detenuto che ha una pena residua inferiore a 18 mesi possa scontarla nel proprio domicilio su decisione del giudice. Il costo deriva dal fatto che l’accesso alla detenzione domiciliare è subordinata all’obbligo del braccialetto elettronico. Sono esclusi i condannati per “mafia, terrorismo, corruzione, voto di scambio politico-mafioso, violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia e stalking” e chi “ha subito una sanzione disciplinare (o ha un procedimento disciplinare pendente) per la partecipazione a tumulti o sommosse nelle carceri”, come sottolinea il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede in un post su Facebook. L’allontanamento dal domicilio sarà punito come evasione con pene più elevate della pena da scontare (tre anni nel massimo): questo dovrebbe scongiurare o rendere comunque improbabile la violazione della restrizione domiciliare. Sempre nell’ottica di contenere le occasioni di contagio, sono previste anche licenze più lunghe per i detenuti in semilibertà, a maggior rischio per la spola che fanno tra l’istituto e il mondo esterno: il magistrato di sorveglianza potrà concedere loro permessi superiori ai 15 giorni sino al fino al 31 dicembre 2020, in assenza di “gravi motivi ostativi”.
Anche in questo caso sono esclusi i condannati per mafia e terrorismo. “Lo Stato c’è e non è affatto muto, come qualcuno ha sostenuto in questi giorni”, commenta Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia della Camera (M5s).
Ma Matteo Salvini e Giulia Bongiorno presentano l’altolà della Lega: “Dopo otto mesi di nulla assoluto, il ministro Alfonso Bonafede annuncia un altro Decreto. Conoscendo la sua totale incapacità, non si azzardi a promuovere un altro Svuotacarceri per la felicità dei criminali. I cittadini, le Forze dell’Ordine e la magistratura stanno pagando un prezzo altissimo per l’inadeguatezza del Guardasigilli e di tutto il Governo”.
Aggiornato il 29 ottobre 2020 alle ore 11:58