
La signora Maria scrive alla rubrica L’Opinione Risponde ([email protected]) perché sua figlia ha deciso di rivolgersi ad uno specialista odontoiatra per modificare il suo sorriso. Difatti, la ragazza, da poco maggiorenne, ha dei denti non proprio regolari nella forma e nella lunghezza. La signora, vorrebbe sapere da un nostro esperto se esistono delle valide soluzioni per questo inestetismo.
A tal proposito, abbiamo richiesto la consulenza del dottor Stefano Foglietta, medico chirurgo specializzato in Odontostomatologia che così risponde: “Recentemente in odontoiatria si è sviluppata la possibilità di usare le cosiddette faccette. Sono manufatti protesici dentali che vengono applicati solitamente sui denti anteriori. Per capirsi, sui denti che vanno dal canino al canino superiori e dal canino a canino inferiori”.
Poi prosegue: “In generale possiamo dire che le faccette possono essere di due tipi: additive e non additive. In entrambi i casi, la preparazione è ridotta alla sola superficie esterna dell’elemento dentale e, nel caso delle faccette additive, non è necessaria la preparazione del dente con notevole risparmio della sostanza dentale. Comunque, per fare ordine, per additive si intendono quelle faccette che vanno ad aumentare il volume del dente, nel caso in cui questo fosse oggettivamente inferiore alla normalità. Invece per faccette non additive si intendono quelle faccette che si applicano nel caso in cui il dente stesso sia andato incontro a fenomeni di abrasione e quindi è necessario di costituirne la normale volumetria anatomica”.
Il dottor Foglietta ha inoltre evidenziato: “Sia le faccette additive, che quelle non additive, hanno la caratteristica di essere sviluppate da tecnico in ceramiche vetrose. Queste si dividono in ceramiche feldspatiche o disilicati. Sono ceramiche di scarsa durezza come le ceramiche feldspatiche o di media durezza come i disilicati. Per le faccette possono essere usate soltanto questo tipo di ceramiche, cioè le ceramiche vetrose, in quanto sono mordenzabili: sono attivabili tramite una acidificazione della superficie e quindi i segmenti che si utilizzano per incollarle ai denti hanno una adesione chimica. Gli stessi cementi aderiscono chimicamente alla superficie del dente e, di conseguenza, è predicibile il mantenimento in bocca dei manufatti con scarsa possibilità di distacco della faccetta dal dente. Altri tipi di ceramica di carattere policristallino molto più dure come la alumina o la zirconia, non sono indicate per le faccette, in quanto la loro superficie interna non è mordenzabile, cioè non è attivabile per il cemento di fissaggio e quindi la possibilità di distacco del manufatto dal dente è piuttosto elevata”.
Infine, lo specialista ha notato: “Un’altra considerazione sulle faccette in ceramica vetrosa che cioè in ceramica feldspatica o in disilicato è la traslucenza. In generale possiamo dire che le ceramiche vetrose sia le ceramiche feldspatiche che il disilicato sono traslucenti, cioè sono abbastanza trasparenti quindi una faccetta in ceramica vetrosa coprirà poco il colore del dente sottostante su cui si applica la faccetta. Quindi, se abbiamo un dente molto scuro discromico, non è indicato applicare una faccetta sul dente stesso, perché il colore scuro del dente non verrà coperto dalla faccetta. La faccetta potrà schiarire al limite un dente di una tinta più scura, e comunque uniforme, mettendo sopra a questo una faccetta molto chiara e usando un cemento di incollaggio anch’esso molto chiaro. In questo modo avremo un colore del dente più chiaro, che sarà la somma del colore dente scuro più il colore chiaro del cemento di incollaggio e della faccetta stessa. Di conseguenza, possiamo procedere all’applicazione di faccette quando vogliamo ricostruire l’anatomia di un dente persa a causa di fenomeni abrasivi, oppure vogliamo aumentare l’anatomia del dente, in quanto gli elementi dentali stessi sono piccoli rispetto alla normalità di quelli vicini, come ad esempio, il caso di incisivi laterali ipoplasici”.
Aggiornato il 29 ottobre 2020 alle ore 11:20