Sulla vendita degli immobili l’Inpgi dovrà dare accesso agli atti

Il Consiglio di Stato ha messo forse la parola “fine” alla annosa querelle tra Pierangelo Maurizio, giornalista Mediaset ed ex inquilino Inpgi, e la dirigenza dell’Istituto di previdenza dei giornalisti, da una parte, e la società di gestione Investire Sgr dall’altra. Il Consiglio di Stato, in particolare, ha specificato che l’associato all’Inpgi, “in quanto titolare di un interesse diretto, concreto e attuale, corrispondente a una situazione giuridicamente tutelata, deve essere considerato soggetto interessato, ai sensi dell’articolo 2, comma1, lettera b, della legge n° 240 del 1990, come modificata dall’articolo 15 della legge n° 15 del 2005, fonte del diritto all’accesso dei documenti della pubblica amministrazione”. E l’Inpgi, anche dopo la privatizzazione del 1994 erogando le pensioni dei giornalisti svolge un pubblico servizio essenziale e non è quindi assimilabile a un circolo privato. Sembra incredibile ma ci sono voluti quattro gradi di giudizio – due davanti al Tar e due davanti al Consiglio di stato – per arrivare a una conclusione che era nella logica.

Così l’Inpgi ed Investire dovranno mettere tutti gli atti della dismissione a disposizione di Pierangelo Maurizio, e in prospettiva di ogni altro iscritto all’Istituto, che voglia vederci chiaro su “i valori ai quali gli immobili sono stati apportati al Fondo, a partire dal dicembre 2013”, o “sulle perizie semestrali sugli stessi, effettuate da allora fino a dicembre 2019”. Per non parlare dei valori di apporto dell’immobile di via Parigi, che poi è stato ceduto a terzi, o i costi di progettazione ed esecuzione del cappotto termico e di altre opere sull’immobile di via Novelli a Roma ai Parioli, che poi inspiegabilmente – a detta del Sindacato inquilini Inpgi – è stato messo in vendita. Chiarezza e trasparenza è stata richiesta inoltre, tanto da Maurizio quanto dal Siai e dal suo segretario Corrado Giustiniani, sul compenso assicurato al nuovo “service” Yard e altro ancora. A margine di questa vicenda che potrebbe avere sviluppi oggi non prevedibili a ogni livello, c’è il rapporto tra l’Inpgi e i suoi inquilini non più idilliaco come un tempo quasi che gli squilibri dovuti alle mancate assunzioni e alle conseguenti carenze contributive e alle troppe pensioni da pagare debbano inevitabilmente ricadere sulla politica di dismissioni che peraltro non ha avuto brillanti risultati. Come non li ha avuti la gestione di Investire Sgr, che nell’ultima relazione presentata evidenzia perdite di gestione per oltre sette milioni di euro.

Poi ci sono inevitabili futuri contenziosi alimentati dall’irragionevolezza di chi, ad esempio, pretende che un giornalista di Roma, inquilino Inpgi, che ha avuto l’appartamento incendiato in conseguenza del cambio del contatore del gas, continui da dieci mesi a pagare l’affitto senza che il gestore del patrimonio immobiliare – cioè Investire Sgr – si degni di fargli sapere quando inizieranno i lavori di ripristino. E questo a fronte di un’assicurazione su questo tipo di disgrazie che fino a prima dell’avvento del Fondo copriva anche i danni per il mancato introito degli affitti, cosa che in passato aveva sempre visto l’immobiliare Inpgi accordare agli inquilini vittime di incendi o altre tragedie del genere la sospensione della corresponsione della locazione. Questa sentenza del Consiglio di Stato potrebbe perciò portare a cascata, oltre all’incremento della trasparenza sui rapporti tra Inpgi e Investire Sgr e su tutte le tematiche relative alla gestione del patrimonio immobiliare, anche un nuovo – che poi sarebbe quello vecchio dell’ante conferimento delle quote nel Fondo Amendola – rapporto tra l’istituto e i suoi iscritti e i suoi inquilini. Un rapporto basato sulla fiducia e sulla lealtà reciproca.

 

 

Aggiornato il 30 luglio 2020 alle ore 10:51