Già conosciamo bene il Governo Conte, nato e sopravvissuto per gestire potere e occupazione gramsciana della società, elargire posizioni istituzionali e di sottobosco governativo, nominare commissari di chiara matrice politica, far nascere “gruppi di lavoro” a iosa, il tutto senza dare al Paese alcuna soluzione di problemi reali e sviluppo economico e sociale.
Ma ora, ed a conferma di questo, l’interrogazione parlamentare presentata dal senatore Maurizio Gasparri (Senato, n. 4-03893-2020) scoperchia nuovamente il vaso di Pandora dell’Enea, ente che da quando ha di fatto rinunciato alla ricerca in campo nucleare, non ha più trovato la bussola nel sistema di ricerca italiano, ed in compenso si è imbattuta in diversi avventurieri pronti a mungere una vacca ormai atrofica, prendersi lauti compensi e farsi un po’ di curriculum. Ultima e recentissima, a leggere l’interrogazione, la manovra sprint di questo misconosciuto professore di Verona, tal Federico Testa, che, assieme ad un manipolo di beneficiati dalla sorte, in particolare i signori Libè, Mizzi, e Miglietta, con repentine mosse negli ultimi Consigli di amministrazione di Enea, approfittando dell’emergenza Covid-19 che ha prorogato incarichi ormai scaduti nella Pubblica amministrazione e negli Enti, e temendo di non essere rinnovati, si sono autonominati in diversi consorzi e fondazioni private di competenza Enea-Mise, come presidenti e direttori, con laute prebende al seguito.
In particolare, all’Enea nella calda estate Covid-19 del 2020, il plurinominato presidente Testa, presidente Enea in scadenza, e allo stesso tempo professore ordinario a Verona, quindi già in conflitto di interessi e duplice stipendio pubblico, dopo essersi nominato remunerato presidente del Consorzio Scarl Dtt (Divertor Tokamak Test), si nomina il giorno 8 luglio 2020 anche remunerato presidente della Fondazione di diritto privato Enea Tech. E sono quattro incarichi al posto di uno, bingo! Approfittando del Decreto legge n. 34 del 19 maggio 2020, cosiddetto Decreto Rilancio, grazie al suo trascorso politico Pd e al più recente avvicinamento ai 5 Stelle, fa scaltramente inserire all’articolo 42 la costituzione di una Fondazione di diritto privato con cui “gestire” l’ingente dotazione finanziaria di 500 milioni di euro messa a disposizione dal Mise per favorire start‐up e trasferimento tecnologico, e assegnare all’Enea ulteriori 17,5 milioni di euro per i connessi costi di gestione necessari all’avvio e alla operatività della Fondazione. Sembrerebbe una operazione illuminata e lungimirante. Ma attenzione, ora arriva il bello. A questo punto, preparato l’assist, il gol è facile: senza neanche aspettare la conversione in legge del Decreto Rilancio, utilizza un Cda Enea in proroga per deliberare la Fondazione con tanto di Statuto, definizione degli organi di indirizzo politico e gestionali e relativi emolumenti. E indovinate chi nomina presidente? Ovviamente se stesso.
Eppure, il Cda Enea, ripetiamo da tempo scaduto ed in proroga ex lege per l’emergenza sanitaria, ha voluto nella proposta inoltrata al Mise, ben prima della conversione finale del Decreto in legge, anticipare la storia, in un caldo pomeriggio di luglio, in gran segreto e senza che i lavoratori dell’Enea, il rappresentante appena eletto dalla comunità scientifica, nonché componente del prossimo Cda dell’Enea, e le rappresentanze sindacali ne avessero la minima informazione. Sorprende poi che in base ad uno Statuto non ancora emanato dal ministero deputato ad adottarlo (il Mise appunto, come da articolo 42 del Decreto Rilancio) e di una Fondazione che quindi ancora non esiste, il pluri-incaricato professor Federico Testa, già presidente e direttore generale dell’Enea e presidente del Consorzio Dtt, sia stato nominato anche alla presidenza della stessa Fondazione. Non si ricorda nulla di simile seppur in una tormentata storia come quella dell’Enea. Anche perché il Consiglio, nella sua attuale composizione, è stato dichiarato “superato” dalla Corte dei conti e dallo stesso Mise, vista l’assenza del rappresentante elettivo della comunità scientifica interna ai sensi del Decreto legislativo 218/2016, come ribadito dalla sentenza del Tar n. 06134/2018 del 4 aprile 2018 (tra l’altro l’Enea ha impiegato ben due anni per ottemperare alla sentenza) ed a nostro avviso, dovrebbe svolgere la sola “ordinaria amministrazione”.
Peraltro le delibere del Consiglio di amministrazione non vengono mai pubblicate, contravvenendo così al principio di trasparenza dell’azione amministrativa. Purtroppo aumentano le situazioni anomale all’interno dell’Enea, ente governato in violazione del principio di separazione fra i compiti di indirizzo politico‐amministrativo, propri della presidenza, e quelli gestionali, che solitamente si affidano alla direzione generale. Non si capiscono le ragioni di tanta fretta e perché mai un’operazione di tale portata sia stata condotta in gran segreto, come se la Fondazione Enea Tech potesse essere considerata una cosa privata. Su tutta questa vicenda merita che sia fatta piena luce e che i ministeri vigilanti, il Mise e il Mattm, debbano assumersi le responsabilità che competono loro. Si spera, ma non ci si crede troppo, che i ministri vigilanti Stefano Patuanelli e Sergio Costa, che dovrebbero tenere all’onestà, ai principi di trasparenza e buona amministrazione, correttezza e buona fede, spesso declamati ed invocati dalla forza politica a cui fanno riferimento, si possano occupare in modo serio e puntuale di questa questione scandalosa, relativa alla nascita aumm aumm della Fondazione Enea Tech, del suo Statuto e dei suoi organi, dove l’interesse del ritorno personale prevale di gran lunga sul bene comune e lo sviluppo della ricerca e del Paese.
Aggiornato il 29 luglio 2020 alle ore 11:05