
“CoMovid”. Ossia: “Covid più Movida selvaggia”. Per cui, cioè, i luoghi pubblici, piazze, vie, slarghi e terrazze panoramiche sono degne di essere ridotte a discariche. Soprattutto bottiglie, cumuli di spazzatura lanciati sui prati sottostanti, o contro porte e finestre del vicinato in subbuglio che di nuovo, dopo il più inutile dei lockdown, ha perduto il meritato riposo notturno, assistendo impotente a risse, ubriacature violente singole e collettive, con strade e androni divenuti orinatoi a cielo aperto. Così, giovani e giovanissimi generazioni sperimentano il gioco dell’Arancia Meccanica, sputando su maniglie e pulsantiere dei citofoni nella speranza di diventare i nuovi, mitici untori manzoniani del Covid, da cui arditamente i suoi protagonisti si sentono immuni e liberi in tal modo di scatenare l’odio generazionale, visto che il loro Sol dell’Avvenire è ingombro di cascami dell’invecchiamento collettivo di una società che (giustamente, visti i risultati) non può o non vuole avere più figli. Chi vive nei piccoli centri, poi, sperimenta le stesse violente contraddizioni dei residenti in medie e grandi realtà urbane. Lo sballo non risparmia né le città d’arte, né le bellezze paesaggistiche, dilagando come una marea scura e velenosa sia sulle spiagge turistiche, che a ridosso di palazzi storici e di beni monumentali le cui pareti vengono impiastricciate di geroglifici farneticanti a caratteri giganti, disseminati a caso da writers con la mente sempre più ingombra di fumo e di alcool.
Anche nei centri minori, oramai non più a distanza di sicurezza dal cattivo, pessimo esempio delle metropoli, grazie ai social, ai video trasmessi planetariamente da Youtube, Instagram e dalle App più praticate dai giovani, si vedono torme di adolescenti giovanissimi, dagli undici anni in su, che girovagano totalmente incustoditi fino a notte fonda, bevendo, facendo sesso alla come viene come suggeriscono i rapper più scatenati, utilizzando tutte le sostanze dello sballo a portata di mano e a basso costo. Grazie, in buona sostanza, a una variante assai pericolosa della propaganda goebbelsiana conseguente alla forzata globalizzazione del politically correct, in cui tutto è concesso a danno dei beni pubblici e privati rimasti incustoditi nelle ore notturne, perché tanto si tratta sempre di peccati veniali dovuti all’esuberanza giovanile. Nel mentre, il mondo degli adulti si è completamente rifugiato nella deresponsabilizzazione più estrema e radicale. Del resto, se lo schiaffone e la reclusione forzata in casa sono oggetto di rilevanza penale a denuncia dell’adolescente “maltrattato”, perché prendersi tanto disturbo nell’educazione del proprio “pupo” (interno ed esterno!) vista la latitanza delle istituzioni e, soprattutto, l’inesistenza di sanzioni vere applicabili ai protagonisti non paganti delle movide notturne, in barba alle prescrizioni anticovid e ai disperati appelli al distanziamento sociale?
Perché, poi, questo è davvero il punto e non le difese d’ufficio di certa “psicobanalisi” che dipinge quei bamboccioni ubriachi, maleducati, irrispettosi e violenti come poveri bimbi ai quali il confinamento ha proibito l’accesso alla miriade di divertimenti dello sballo notturno, che vanno dai raduni rave, alle notti anfetaminiche in discoteca o pigiati come sardine nella rete a strascico dei localini in cui va di moda la mescita lungo strade e marciapiedi occupati abusivamente. Nessuno che risponda alla domanda ovvia: ma dove si nascondono i genitori di queste centinaia di migliaia di pargoli violenti durante tutto il tempo dell’attivazione del luna park della demolizione e degradazione cosciente di tanti beni pubblici e privati? Come li si stana quegli adulti dai loro usi compulsivi dei social, luoghi ormai prediletti di cornificazioni matrimoniali, di adulteri routinari verso compagne e compagni, e di veri e propri gorghi semantici senza fine di chattamenti, profluvi di immagini egodiche e di esaltazione del beneamato Nulla che monopolizza le loro giornate e ne alimenta le notti insonni? Visto che nessuno osa parlarne, spediamo al macero il politically correct e diciamo le cose fuori dai denti. Affermando una cosa molto semplice: le sanzioni da comminare ai giovani protagonisti violenti della movida debbono poter colpire duramente le tasche dei loro tutori genitoriali come anche le loro.
Ma niente casellario giudiziario. Basta usare il Fisco. Tu, minorenne, hai fatto danni materiali, minacciato o fatto violenza a passanti e cittadini innocenti? Bene, vorrà dire che ti segno tra i cattivi contributori fiscali, come a scuola, emettendoti una bella cartella esattoriale per il pagamento del dovuto quando sarai maggiorenne e produttore di un qualche reddito da lavoro, senza peraltro consentire ai tuoi parenti di sostituirsi a te nel pagamento delle relative ammende. Però, così è ancora troppo comodo. A tutti coloro che vengano sorpresi e denunciati per atti contrari alla quiete e al buon andamento dell’ordine pubblico, responsabili di risse, ferimenti, danneggiamenti vari, atti osceni in luogo pubblico si procede per direttissima con condanne alternative da scontare rigorosamente… all’aperto, con obbligo di volontariato per il sostegno alle persone fragili e ai disabili. Tra le pene accessorie, vedrei bene il lavoro coatto nei campi agricoli a faticare senza remunerazione alcuna, in vista del risarcimento dei danni procurati, accanto ai migranti e agli altri agricoltori impiegati nella raccolta stagionale di frutta e ortaggi. Pratichiamo, cioè, la sana politica del calcio in culo senza alcun ricorso alla violenza fisica ma, semmai, al braccialetto elettronico per impedire allontanamenti ingiustificati, nel rispetto della condanna ricevuta.
Aggiornato il 23 luglio 2020 alle ore 13:34