Si riprende dopo circa dieci giorni l’esame del mondo associativo italiano. Il “focus” per un esame della tipologia delle associazioni non riconosciute, parte oggi esaminando un’interessante associazione di stampo culturale, “L’Ateneo tradizionale mediterraneo”, presieduto da Romeo Gatti.

Chi è Romeo Gatti? Un imprenditore? Il direttore di un’associazione non riconosciuta di storica rilevanza, un intellettuale? Uno spirito pragmatico, più che speculativo?

Mi riconosco in almeno tre definizioni della sua prima domanda: sono un imprenditore, avendo avuto durante la mia vita esperienze imprenditoriali in vari settori. Sono un gestore di beni, servizi e lavoro con spirito pragmatico, perché ritengo il pragmatismo sia una dote principale per un imprenditore, unitamente a una forte dose di carisma. Inoltre, attualmente, pur occupandomi di varie attività, presiedo dal dicembre 2019 di un’associazione storica “no profit” denominata “Ateneo tradizionale mediterraneo”. Mi interesso, inoltre, di cultura, fra l’altro la mia famiglia possiede, l’unica emeroteca esistente e consultabile in Italia, in quanto, quella della Biblioteca nazionale di Firenze, andò distrutta, in buona parte, nel 1966, in occasione dell’alluvione, l’altra è quella custodita presso la Città del Vaticano, ma non è accessibile. La nostra emeroteca colleziona 24 testate giornalistiche di opinione che coprono il periodo che va dall’immediato Dopoguerra a oggi, con esclusione dei giornali sportivi.

E come si conciliano tanti ruoli nella sua vita?

Si riescono a conciliare molteplici ruoli solo se si è capaci di formare nella propria azienda, come in qualsiasi altra attività, una buona squadra dirigente con figure competenti e fidate, dotate di responsabilità e attaccamento al lavoro.

La sua associazione ha un nome interessante, il cui significato merita un approfondimento. Perché ateneo, perché tradizionale, perché mediterraneo?

Il nome Ateneo deriva dall’etimo greco “Athènaion” che indicava un tempio dedicato ad Atena, la dea della sapienza e della conoscenza. Il termine fu ripreso dall’imperatore Adriano che fondò a Roma un “Atheneum”: un istituto dedicato allo studio della filosofia, della retorica, della grammatica e della giurisprudenza. Ora il vocabolo è adoperato come sinonimo di università, accademia, cenacolo. Noi desideriamo che la nostra associazione sia un “tempio” dedicato al sapere, spesso negletto e dimenticato in Italia. Lo abbiamo definito tradizionale, giacché la tradizione è ricordo attivo del passato, è rispetto della storia, è desiderio di sintonizzarsi con gli archetipi. Mediterraneo, perché questo mare è la culla della civiltà occidentale e “l’omphalos” dell’umanità.

La scelta dell’associazione “no profit” non riconosciuta, risponde ad una logica precisa?

L’Ateneo è un’associazione di diritto privato per lo studio e la diffusione di discipline tradizionali e la promozione della cultura. Non ha fini di lucro, ha carattere volontario, apartitico, non è sindacalizzato. Ha come scopi attività di carattere culturale, di promozione e divulgazione delle arti e delle scienze, così come specificato nello statuto sociale.

È consapevole dei limiti della forma giuridica adottata?

Certamente; noi, però, non ci sentiamo limitati; ogni qualvolta che si dà vita a un soggetto giuridico, in questo caso all’Ateneo tradizionale mediterraneo, si tenta di trovare la forma legale necessaria e consona, per rispettare l’operatività citata nell’oggetto sociale.

Mi parli degli scopi che vi siete prefissi, tanto nel breve, che nel lungo periodo.

L’Ateneo tradizionale mediterraneo ha le sue peculiarità, caratteristiche, la sua storia alle spalle che mi onora e mi sento di dover rispettare e portare avanti. Certamente lo stile di vita di oggi e la tecnologia in continua evoluzione hanno cambiato e cambieranno molto nella comunicazione e, in questo senso, l’Ateneo saprà sicuramente cogliere le opportunità, interagire e adattarsi alle nuove esigenze che la società moderna ci impone. Dopo questo periodo di minore e modulata attività a causa del Covid-19 proseguiremo il nostro calendario eventi con le attività tradizionali quali: presentazione di libri, congressi, dibattiti, videoconferenze e tavole rotonde su temi specifici sia di carattere storico-letterario, antropologico, giurisprudenziale, economico che di attualità e, occasionalmente, lo faremo collaborando con altre associazioni culturali presenti sul territorio nazionale e internazionale. Proprio su questo punto ci tengo a portare all’attenzione che l’Ateneo tradizionale mediterraneo ha siglato importanti trattati di cooperazione con associazioni estere europee e sud americane e altre sono “in fieri” allo scopo di ampliare, nonché abbattere, i confini interculturali.

Il giornale che accoglie la sua intervista richiama il fondamentale concetto della libertà. Quali iniziative, da espletare e in programmazione ne diffondono il senso nel nostro Paese.

La cultura e la conoscenza sono premesse indispensabili della libertà, infatti, non può essere libero chi è vittima del pregiudizio e dell’ignoranza. In virtù di tale considerazione l’Ateneo promuove la libertà di pensiero e di espressione, in tutte le sue forme. Faccio presente che la nostra istituzione ha già sviluppato e proposto incontri, dibattiti, conferenze su questo tema fondamentale e ne ha altre in programma. Presto ritorneremo sull’argomento per verificare se sul pianeta il peso specifico delle libertà stia crescendo o, se al contrario, sia in regresso. Inoltre, mi piacerebbe affrontare il binomio libertà-democrazia. Poiché, se è vero che un paese libero è sempre democratico, non è detto che un paese democratico sia sempre libero: il pericolo della tirannide della maggioranza è sempre in agguato.

Un’associazione non riconosciuta, quanto può essere strumento idoneo per diffondere, oltre che la cultura, questo fondamentale valore, spesso bistrattato e negletto: la libertà.

L’associazione, al di là della forma, è idonea e sicuramente necessaria in quanto, attraverso i suoi eventi, indirizzati a moltitudini può e deve promuovere dibattiti per portare alla luce e alla difesa di un valore irrinunciabile come la libertà. Al giorno d’oggi la nostra libertà viene continuamente bistrattata e calpestata, ogni passo che noi facciamo viene immediatamente tracciato con la complicità di un accessorio che oramai convive con noi: lo smartphone, attraverso il quale comunichiamo costantemente dati che vengono poi manipolati per sviluppare strategie commerciali e finanziarie. Si pensi poi alla perdita di libertà e della privacy causata dall’abbassamento del limite sull’utilizzo del contante, costringendoci a utilizzare la moneta elettronica mettendo così in mostra il nostro stile di vita. Oppure al possibile spionaggio industriale che potrebbe avvenire tramite la fatturazione elettronica entrata in vigore negli ultimi anni, che proprio in questi giorni il Garante della privacy ha condannato sollevando altre eccezioni. Quindi ritengo, come citava Giulio Andreotti che “la libertà vera ha un intrinseco contenuto di moralità”.

Aggiornato il 22 luglio 2020 alle ore 16:37