
Da Papa Francesco a Matteo Salvini tutti sui social nella lista rossa “anti Lgbt” indicati come omofobi e avversari delle teorie gender. Senza che vi sia una legge che disciplini cosa è omofobia e cosa è dialettica naturale, cosa è lecito e cosa è reato in base al codice, è scattata la caccia al nemico. Credo non sia mai capitato in Italia dai tempi bui che sia possibile spiare, segnalare ed etichettare qualcuno pubblicamente per le sue idee e posizioni. Ma di fatto cosa sarebbe avvenuto all’insaputa di tanti? È notizia recente che sia stata lanciata una app che si chiama Shinigami Eyes, che sarebbe una estensione per Google Chrome per evidenziare con bollino rosso i nomi di coloro che esprimono anatemi anti gay e contestano il movimento Lgbt. È quanto ha scoperto e denunciato il senatore della Lega Simone Pillon, che è stato uno degli organizzatori del Family Day, scrivendo su Twitter: “Diffusa extension di Google Chrome che colora di rosso le pagine Facebook, Youtube, Twitter di presunti omofobi. Ovviamente io sono in cima alla lista”. Il senatore ha fatto sapere di aver contattato Google e di aver anticipato di rivolgersi alla polizia postale per avere chiarimenti.
In cima alla “lista rossa” sarebbero finiti tanti: sigle di organizzazioni per i diritti delle famiglie come i “pro-Family Day”, partiti come la Lega e Fratelli d’Italia, bollino rosso anche per Giorgia Meloni, per vescovi e sacerdoti fino a che anche le pagine del Papa si sono colorate. E chissà quanti altri anonimi cittadini e cittadine. Insomma, un fatto gravissimo e inquietante. Anche perché a quanto pare le segnalazioni non avvengono per tutta quella serie di minacce, frasi scurrili, espressioni di odio e violenza che purtroppo appaiono sui social a iosa e hanno offeso gravemente moltissimi e neppure per la professione di idee contrarie alla Costituzione e alle leggi, o per la promozione di comportamenti aberranti. Per tutti questi casi, primo fra tutti Facebook, la rete si è sempre difesa sostenendo che esiste un sistema di “segnalazione” e “blocco” continuamente aggiornato e potenziato, ma non si può “censurare” il pensiero. La libera espressione delle proprie idee è il patrimonio sul quale si è fondata la rete nonostante le difficoltà e i rischi ed è strano che il sistema abbia accettato una discriminazione così palese contestata anche da alcuni aderenti al movimento Lgbt e femministe non in linea segnalati solo per aver espresso opinioni divergenti. L’errore sarebbe che, invece di tutelare chi in questo tempo si manifesta per le sue inclinazioni sessuali, la app andando a caccia di presunti omofobi segnali il dissenso. E questo preoccupa anche tanti gay. È cosa assai diversa esprimere odio e persecuzione e sostenere una tesi anche contrarissima e la manifestazione del pensiero libero e indipendente nessuna app o legge può etichettarlo e men che mai censurarlo.
Il colmo è stato raggiunto quando anche le pagine di Papa Francesco, che pure si è espresso con estrema cautela e misericordia nei confronti dei gay, sono finite “in rosso” come quelle degli avversari delle teorie gender nella scuola e società. Non è possibile dibattere e ragionare? Sta di fatto che a distanza di pochi giorni, l’11 luglio, il parroco di Sant’Oreste ha sposato in Municipio in veste di sindaco con fascia tricolore due donne, come ha spiegato la sindaca Valentina Pini: “Il parroco mi ha chiesto di potere avere la delega per sposare le due donne perché è prerogativa del sindaco concederla e, nella volontà di non ledere i diritti di nessuno, gliel’ho data”. E il sacerdote ha fatto sapere di averlo fatto per amicizia e che, a suo parere, tutte le unioni sono benedette.
Di conseguenza un’ulteriore notizia ha scosso gli animi. Dal Vaticano è partita la disposizione che anche i laici possano officiare matrimoni e funerali qualora il contesto parrocchiale sia sprovvisto di consacrati e diaconi, spiegando che il problema riguarda alcune diocesi soprattutto le chiese periferiche, come quella amazzonica. Una rivoluzione è in atto anche nel mondo consacrato e per questo sarà cruciale il dibattito in Parlamento sul Disegno di legge Zan, la legge contro l’omotransfobia nettamente contestata dal centrodestra e da parte della Chiesa. I movimenti fremono per accelerare l’iter, ma speriamo che le leggi come questa su questioni etiche universali siano rimandate al dopo elezioni e ad un governo legittimo e legittimato espressione del voto democratico degli italiani. Anche per questo commette un errore chi si arrocca sulle poltrone.
Aggiornato il 21 luglio 2020 alle ore 16:12