La Speranza è l’ultima a morire

Se Giacomo Leopardi vivesse oggi trarrebbe spunto dalla miriade di virologi per ridefinire il suo concetto di pessimismo cosmico. L’infelicità è connaturata alla stessa vita dell’uomo ma che questi è destinato a soffrire per tutta la durata della sua esistenza per un motivo facilmente identificabile: le continue, ininterrotte, contraddittorie dichiarazioni dei suddetti personaggi televisivi, forse nati e cresciuti in un laboratorio ma il cui Dna si è trasformato a causa della continua azione del tubo catodico.

Non sufficientemente appagati di quanto ci hanno propinato negli ultimi mesi tra mascherina si e mascherina no con le varianti a marchio CE ma anche senza marchio CE.

Non sufficientemente appagati, forse, per i gettoni delle comparsate televisive e per i diritti d’autore derivanti dalla stesura di libri che qualcuno ha magari anche letto nelle lunghe giornate a domicilio.

Non sufficientemente soddisfatti della attenzione effimera di chi li ha blanditi, vezzeggiati, adulati per un periodo purtroppo troppo breve della loro esistenza, tardano a scomparire ed oggi, che conosciamo molto del Covid-19, pur di non farsi dimenticare si lanciano nelle profezie al pari di Celestino, di Nostradamus e di qualche imbonitore nostrano che almeno loro, a propria discolpa, del rigore scientifico non hanno mai sentito parlare. E via con l’ennesima puntata al grido che in autunno il virus tornerà, sarà diffuso tra i giovani, tra gli anziani, tra le donne, i maschietti, i religiosi, gli atei. Ci manca solo un invito a convertirsi abbandonando la via del peccato e il gioco è fatto.

Ma costoro, i menagramo, si rendono conto che ogni loro dichiarazione influenza in maniera significativa non certo gli indici di Borsa, che se ne frega delle profezie e segue logiche ed algoritmi diversi per fare i piccioli, ma la vita di ognuno di noi che magari rinviamo un acquisto e magari una vacanza semplicemente per paura?

E la paura non induce solo alla cautela ma determina il blocco dei comportamenti. Le scuole riaprono o no? E come riaprono? In ufficio si torna o no o si rimane in smart working che poi è la via più semplice per favorire le ristrutturazioni aziendali, leggi licenziamenti, e al tempo stesso abbattere i consumi a cominciare da quelli del bar sotto casa o nei pressi del posto di lavoro.

Ma questi novelli Rosario Chiarchiaro, che poi per quei pochissimi che non se lo ricordano è lo iettatore della novella “La Patente” di Luigi Pirandello, non potrebbero accontentarsi delle troppe magre figure inanellate in questi mesi? Non potrebbero, più prosaicamente, accontentarsi dei riposizionamenti in alto delle proprie carriere professionali e smettere di scassarci i cabbasisi per dirla alla Montalbano e così rinnovo il mio amore per la terra che mi diede i natali?

Cari pessimisti, e lo dico facendo i debiti scongiuri e tenendo in mano anche un amuleto regalatomi dalla nonna, se avete i dati scientifici parlate con questi alla mano, illustrateceli e assumetevi la responsabilità di quanto affermate.

Se invece dovete avventurarvi con previsioni su futuro abbiate la bontà di non fare terrorismo mediatico scommettendo su ciò che accadrà il prossimo autunno ma sfruttate le vostre capacità divinatorie per azzeccare la sequenza esatta del superenalotto così sarete appagati e pagati ed eviterete di inondarci di presagi funesti mentre magari stiamo assaporando un gelato all’aria aperta. Con la mascherina, of course. Che poi parliamone di questa benedetta mascherina che si trasforma col nostro respiro in un piccolo e costante deposito di anidride carbonica e rischia di farci “sbarellare” per la carenza di ossigeno. Non vi piace il termine sbarellare? E io mica sono una virologa e non devo usare termini scientifici o pseudotali per giustificare il gettone di presenza televisiva, che poi non ci sarebbe nulla di male, anzi, se andassero in televisione a ribadire i temi legati alla sicurezza personale, alla prevenzione del contagio, alle abitudini igieniche alle quali facilmente ci si disabitua. Avete visto i calciatori alla ripresa del campionato? Prima partita e festeggiamenti con toccatina di gomito dopo il gol; seconda partita e giù baci, abbracci e scambi di effusioni e liquidi organici sotto forma di saliva e sudore.

Invitateci a tenere alta la guardia, invitateci a non abbassare la guardia che poi è la stessa cosa e almeno non mi iscrivo al club di coloro che in questi mesi hanno alternato il nero del giorno prima col bianco del giorno successivo e noi stupiti, e stupidi, a rimanere a bocca aperta. Con la mascherina, of course.

Signor ministro della Sanità, faccia onore al suo cognome e ci regali un sogno: impedisca alla qualunque di avventurarsi in previsioni più o meno fosche, laddove non supportate da dati scientifici rigorosi, e richiami tutti alla vigile attenzione sui comportamenti da seguire per minimizzare la ripresa del contagio. E non dimentichiamo che i nostri ospedali sono ormai pronti all’emergenza e i nostri operatori sanitari sono pronti ad affrontarla magari sperando di non essere ridefiniti eroi in maniera stucchevole e ripetitiva ma vedendosi riconoscere anche economicamente il superlavoro fatto negli ultimi mesi.

@vanessaseffer

Aggiornato il 25 giugno 2020 alle ore 13:10