Il gender è illecito, la battaglia contro le discriminazioni no

C’è molta confusione su temi sensibili. E gira un messaggio che allerta i genitori sulle intenzioni del governo di istituire corsi di educazione gender nell’insegnamento scolastico. Ma è una mezza bufala, perché si riferisce ai tempi in cui era ministro dell’Istruzione Stefania Giannini nel governo guidato da Renzi. E l’attuale ministro, Lucia Azzolina, ha ben altre preoccupazioni da risolvere in vista della riapertura delle scuole a settembre con le norme anti-Covid-19. Tuttavia è solo una “mezza bufala”, perché l’altra metà riguarda l’operazione surrettizia, senza dibattiti, pubblicità e trasparenza, tesa a trasformare di fatto la società italiana da etero a gender. Senza fare una legge e senza passare per il Parlamento. E questo, secondo me, è antidemocratico e illiberale con riflessi che non ricadono solo sul sociale e sui costumi, ma incidono in tutto e anche nell’economia. Pertanto, dovremmo stabilire campagne al contrario, cioè per difenderci dall’omofilia, ossia dall’omosessualità maschile e femminile diffusa su larga scala e con acquiescenza omologata a categoria biologica e umana. Ma questo chi lo stabilisce, quale bibbia e quale manuale scientifico o di diritto?

Stiamo attenti. Perché, mentre c’è chi insorge contro fantomatici corsi gender, la cultura gender avanza di fatto e, mentre fioccano denunce su presunti Disegno di legge in approvazione, il gender è già entrato nella pianificazione strutturale. Ad esempio, il famigerato piano di Vittorio Colao “per un’Italia più equa e resiliente” per raggiungere questo obiettivo prevede un capitolo dedicato proprio al gender come obiettivo sociale. Sotto la voce “individui e famiglie” appare infatti il paragrafo “Promuovere la parità di genere” per superare una visione stereotipata della donna in famiglia. Vorrebbe dire che per emancipare le donne si dovrebbe riconoscere il gender. Ma questo è inganno e un colpo di mano. Perché il gender non è una declinazione del femminile che implica più libertà, più diritti, più parità, in quanto prevede una ridefinizione di uomo e donna non secondo natura, ma secondo quella ideologia dei poteri forti del “nuovo ordine mondiale” che puntano a introdurre le manipolazioni un tempo occulte alla luce del sole. Semmai il gender, quale terzo misto genere, potrebbe essere l’ennesimo rivale delle donne nel momento in cui esse hanno realizzato molte conquiste culturali, sociali e morali. Per questo la questione è seria e merita forte attenzione, non i finti bau bau.

Cosa significa gender? Non quello che pensano tanti e cioè che se una persona è “omosessuale” non va discriminata, perseguitata e colpita. Con “gender” si stabilisce che l’identità sessuale di un individuo non viene stabilita dalla natura e dall’incontrovertibile dato biologico, ma unicamente dalla soggettiva percezione di ciascuno che sarà libero di assegnarsi il genere percepito, “orientando” la propria sessualità secondo i propri istinti e le proprie mutevoli pulsioni. Immaginate la società che ne deriverebbe? Maschi che si manifestano femmine o tutte e due e poi ci ripensano, femmine che fanno i maschi e le donne insieme, insomma non un’umanità ma un circo depravato e pervertito, che oggi incontra le dure leggi contro la pedofilia e gli abusi sui minori e che in un domani potrebbe invece affermare la propria declinazione sessuale a seconda dei suoi istinti. Questo è ben diverso dalla spacciata intolleranza di stampo reazionario con cui ci vorrebbero fregarci.

Cerchiamo di fare chiarezza. Aderire e rispettare le leggi contro l’intolleranza significa riconoscere che nessuno può perseguitare o essere perseguitato perché nero, ebreo, Rom o in quanto appartenente a minoranze diverse da quelle generali. Significa esattamente quello che è giusto sul piano morale, democratico e legalitario e cioè che non si può offendere, usare violenza, discriminare, arrecare svantaggio e avversione, limitare i diritti e le opportunità di coloro che pure manifestano sessualità diverse da quelle biologiche. Se poi vogliamo dire che l’omofobia è reato, sia pure. Cioè è reato avvalersi del diritto di nuocere a un omosessuale in quanto tale. Se una persona è omosessuale non può perdere il lavoro, essere allontanata da un contesto sociale, essere aggredita, offesa, peggio perseguitata con violenza, purché come tutti rispetti le leggi e le regole stabilite anche nel privato. La pedofilia è reato, gli scambi sessuali sono reato, gli abusi sessuali che oggi chiamano “giochetti” sono reato, la perversione è reato, l’uso di sostanze è reato, la prostituzione è reato, la mercificazione è reato. E la “dignità del privato” per ciascuno resta quel decoro personale che una volta ricadeva sotto la categoria del “comune senso del pudore” che va rispettato anche in termini legali. Perché la dignità e il decoro sono il tratto saliente della società e della cultura italiana e il nostro “made in Italy” quale espressione dalle virtù in tutti i campi. E quello dei sentimenti, delle emozioni, delle passioni, della manifestazioni del bene, dell’amore e degli istinti sono quella storia dell’arte, della letteratura, del teatro, della poesia, ma anche economia, finanza, giustizia, tradizioni, che compongono il genio italico. Per questo oggi non funzionano né la vita né la nazione, perché abbiamo snaturato la struttura portante dello Stato deviandola in derive decadenti, ambigue e pericolose. D’altro canto se sono omosessuale mi interesserà il bene comunque, se invece sono scivolato dentro quelle “sette” che praticano la molteplicità sessuali è meglio fermarsi.

In termini di religione, poi, la cattolico cristiana è chiarissima e in tutta la Bibbia e in tutto il Vangelo non lasci dubbi. È anche vero che gli stessi scritti sacri non assegnano a nessuno il potere di eliminare o di perseguitare un individuo, questo conta. Il buon cristiano ha il dovere di promuovere Cristo e nelle braccia di Cristo i primi saranno gli ultimi, per cui nessuno si senta perfetto e nessuno si alzi sull’altro. Questa è “non discriminazione”. Al di là del credo, anche il sociale italiano ha sempre messo all’indice l’oscuro e gli oscuri, le società segrete e le pratiche rituali. E sulle questioni sensibili, come il divorzio, l’aborto, sono stati fatti dibattiti, confronti paritari e referendum. E sul gender dov’è il dibattito e dove sono gli eventuali referendum? O s’illude qualcuno di fare il gender senza leggi e consultazioni? Dunque, è chiaro: combattere l’omofobia è lecito, promuovere e pubblicizzare le omosessualità è vietato.

Aggiornato il 19 giugno 2020 alle ore 12:23