
“La paralisi della giustizia come conseguenza della pandemia sta comprimendo in maniera pericolosa i diritti di migliaia di famiglie che attendono i provvedimenti di separazione”.
E’ l’allarme lanciato dall’avvocato Gian Ettore Gassani, presidente dell’Ami (Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani). “Si calcola che ci siano almeno 25mila coppie che avevano depositato il ricorso poco prima del lockdown e che sono attualmente ancora sotto lo stesso tetto – prosegue Gassani – Parliamo di separazioni giudiziali e consensuali. Questo alimenta violenze intrafamiliari, un sistema lento che diventa egli stesso complice della violenza stessa. Ci sono tante altre procedure che al momento sono ferme come assegni e minori per cui i primi ad essere penalizzati sono proprio i cittadini e non gli avvocati. Servono misure urgenti – prosegue Gassani – per rientrare in tribunale perché i diritti dei soggetti deboli delle famiglie non possono più aspettare. Bisogna organizzare nuovi locali e fare i turni, come sempre detto dalla Avvocatura. Non si tratta di una battaglia corporativa ma per i diritti civili. Questo è un Paese che non può, neanche davanti alla pandemia, bloccare i diritti civili. Tra l’altro si prevede un aumento del 30% delle separazioni e si passerà dalle attuali 90mila alle oltre 120mila. Questo lockdown – continua Gassani – oltre a bloccare le procedure precedenti, paralizzerà quelle nuove per le coppie che proprio in questo periodo di convivenza forzata hanno capito che il loro matrimonio è finito. Non è concepibile né un processo a distanza né tanto meno cartaceo per il diritto di famiglia, serve farlo in un tribunale, perché il linguaggio verbale è molto importante e perché i giudici così facendo possono cogliere alcuni importanti segnali o aspetti che a distanza sarebbe impossibile da fare. Pensiamo che la situazione italiana sia forse unica in Europa e che comunque la questione della pianta organica che vede 2mila magistrati in meno e pochi cancellieri - conclude Gassani – è precedente al lockdown. Chiediamo alla politica e al Governo di mettere un freno e trovare una soluzione immediata perché non è concepibile andare avanti così soprattutto in un Paese che è la culla del diritto”.
Aggiornato il 10 giugno 2020 alle ore 18:52