Ci vorrebbe una strega

Potremmo dire che la Storia dell’umanità sia anche la storia delle epidemie… “Uomini e topi” come scriveva John Steinbeck, sin da quella ricordata da Omero nella Guerra di Troia, ma sicuramente anche in tempi anteriori, biblici forse come nella Piaghe d’Egitto, visto che prima ancora di quel lontano tempo non possiamo avere resoconti.

E se durante i secoli del Medio Evo all’oscuro morbo sono legati i suoi propagatori discepoli dell’Inferno, ovvero le streghe e gli stessi demoni, questo non muta giungendo sino a tempi a noi più vicini quali, per esempio quello della peste descritta da Alessandro Manzoni nel suo scolasticamente ben noto I promessi sposi.

Curiosamente, proprio in quelle stesse zone dove si è verificato il caso endemico e poi pandemico del Coronavirus, in quella Lombardia da sempre impegnata nel fatturato e nella produzione, già nel 1630, tra filande e altre manifatture, il capoluogo passò, a causa della peste, in soli due anni da più di centomila abitanti ad appena poco meno di cinquantamila, quindi dimezzando la popolazione. Il passaggio dell’esiziale morbo fu forse quello più violento mai conosciuto da Milano eppure, anche allora, la stragrande maggioranza dei suoi cittadini risultò immune dal contagio.

Le cronache dell’epoca ci tramandano che fu soprattutto una zona della città, quella che oggi sarebbe compresa tra piazza Santo Stefano e l’Università Statale per maggior precisione e che allora era occupata dalla struttura ospitaliera ad essere risparmiata dalla malattia. Leggenda popolare vorrebbe che questa sorta di “protezione” sia stata dovuta non tanto all’intervento miracoloso e salvifico dei santi quanto alla presenza in quella zona di una donna, comunemente reputata essere una strega. La donna che parrebbe avesse la propria dimora in quella che ai nostri giorni è via Laghetto e più esattamente all’attuale civico numero 2, una zona che ai tempi era stata denominata Ca’ di Tencitt. La strega, stando ai cittadini dell’epoca, avrebbe infatti fatto ricorso alle proprie conoscenze magiche per cercare di arginare l’epidemia mortale, cosa che potrebbe anche esserle riuscita dal momento che di fatto l’intera zona sia stata risparmiata.

Curiosamente, terminato il pericolo, finita la pestilenza, per celebrare il fatto, i notabili della città fecero affrescare proprio la casa attribuita alla strega con le sante immagini di San Rocco, San Sebastiano aventi San Carlo Borromeo ai loro piedi. Il dipinto secentesco può essere vista ancora ai nostri giorni dai visitatori e dai turisti, o meglio potrebbe esserlo se vi fossero turisti e visitatori che giungessero nel capoluogo meneghino.

Tutto questo racconto, a metà tra la cronaca e la favola, con uno spolverio lieve d’arte popolare, per dire alcune cose che invece ci riguardano da vicino in questo sciagurata evenienza pessimamente condotta da coloro che qualcuno – non certo l’italico popolo – ha posto al governo di un disgraziato Paese. Sarebbe facile fare la battuta che se ci fosse stata una strega “buona” come quella della leggenda mediolanense oggi non avremmo avuto bisogno di virologi confusi, scienziati contraddittori e soprattutto di amministratori incapaci, ma purtroppo i tempi sono cambiati e non certo in meglio. Allora per le strade ad assistere i malati c’era un campione della santità come Carlo Borromeo, oggi chiudono le chiese per timore del contagio. Ci sarebbe da chiedersi quindi quale sia stato il vero progresso ottenuto dopo quattro secoli…

Neanche il governo spagnolo della Milano secentesca bloccò la vita del suo popolo così come ha fatto invece questo sciagurato esecutivo, che peraltro, continua imperterrito a prodursi in un’attività di vero e proprio continuo terrore diffuso soltanto perché sa benissimo di non avere più alcuna possibilità di rientrare su quegli scranni quando sarà tutti finito, lui per primo.

È la triste storia di piccole persone che restano aggrappate con ogni iota della loro forza a un traguardo ottenuto per intrighi di palazzo, senza merito né capacità e pertanto destinati a ritornare nel cupo anonimato dal quale sono miracolosamente emersi. Alla fine di tutte le cose, quindi anche di questa, si rassegnino gli illusi, non ci sarà alcun uomo nuovo, alcuno che si autodeterminerà più e meglio di quanto prima non fosse, anzi, molto probabilmente la cicatrice lasciata dalla ferita causata dall’insipienza di un’intera classe governante genererà un popolo italiano più dimesso, impaurito da qualsiasi ombre compresa la propria e timoroso del futuro. Di questo, ricordiamocelo, nessuno di loro dovrà avere un’assoluzione.

Aggiornato il 05 maggio 2020 alle ore 11:41