Si potrà uscire dalla quarantena senza paura? Le statistiche dicono come farlo!

In un mio recente articolo su L’Opinione invitavo tutti a riflettere su come uscire da una strategia di quarantena infinita ipotizzando alcuni possibili scenari.

Quelle riflessioni oggi sono ulteriormente supportate da uno studio dell’Ispi che dovrebbe integralmente far rivalutare la nostra strategia. Prima di approfondire tutta la analisi statistica è utile presentare subito la tabella conclusiva che si ottiene dai dati Ispi, facendo una importante premessa.

  • Occorre prima di tutto uscire dalla fase di picco del contagio (misurabile dal numero dei morti giornalieri) e mettere in rigida quarantena nelle proprie abitazioni fino al vaccino ben 22 milioni di italiani quali “persone a rischio” per età e altri fattori.
  • La popolazione rimanente (circa 38 milioni) tornerebbe attiva e tornerebbe a lavorare e vivere con però tutte le massime precauzioni di vita (descritte dopo)

È chiaro che se lo studio Ispi è attendibile (come credo) questi numeri parlano da soli.

È un dibattito appena solo accennato sui media, ma sta per giungere a mio giudizio il momento del coraggio e della responsabilità. Il Paese non può permettersi di rimanere per mesi e mesi bloccato in casa, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista psicologico.

L’analisi

Fatta la sintesi occorre addentrarci nei numeri. La analisi parte in primis da questo grafico, che è confermato dalle statistiche dell’Istituto superiore di sanità.

Un altro grafico indispensabile per l’analisi è il seguente che spiega molto sulla reale gravosità di questo virus:

La letalità del Covid-19 cambia radicalmente in funzione dell’età e della situazione clinica pre-esistente, non se ne può non tenere conto. Ci sono alcuni punti fermi pertanto che bisognerà assolutamente assumere nella strategia di uscita sicura dalla quarantena:

  1. Le categorie di “persone a rischio” (gli anziani, le persone con patologie pre-esistenti, le persone immunodepresse di qualsiasi età) vanno tenute al sicuro, con una assistenza domestica garantita fino a quando non ci sarà un vaccino disponibile e sicuro.
  2. Ovviamente la ripresa delle attività va fatta dopo che sarà passato l’attuale picco (misurato dalla mortalità giornaliera), facendo tamponi a tappeto e cominciando prima prima nelle regioni a basso tasso di contagiati
  3. Nel mondo che riprende a lavorare e vivere vanno assunti comportamenti di sicurezza: no eventi, no assembramenti, uso di mascherine e guanti, distanze interpersonali garantite ovunque, misuratori temperatura nei luoghi di lavoro e tamponi a tappeto per isolare i positivi, smart work e digitalizzazione pratiche ovunque possibile, etc.
  4. La popolazione attiva (tutti coloro non considerabili a rischio) deve, con senso di responsabilità personale e nazionale, riprendere le attività.

Nota: chi propone questo non ha smesso un minuto di lavorare in impianto trattandosi di sito di pubblica utilità

Un altro grafico indispensabile per l’analisi è il seguente che spiega molto sulla reale gravosità di questo virus:

In pratica i reali casi di persone contagiate in Italia sono dalle 4 alle 15 volte più elevati di quelli che davvero conosciamo tramite i tamponi e questo vuol dire:

  • Che il virus ha una contagiosità elevatissima ed è molto pericoloso per le “persone a rischio” (considerando in Italia un 29 per cento di over 60, se non vengono prese le giuste precauzioni e misure il tasso di letalità e contagiosità possono portare anche alla spaventosa cifra di mezzo milione di morti nella popolazione anziana)
  • Che la percentuale di persone contagiata che finiscono in terapia intensiva a causa di questo virus (stima iniziale del 10 per cento, dati attuali dicono il 3 per cento) va totalmente riparametrata in un 0,25 – 1 per cento (che andrebbe ulteriormente differenziato per classe di età, cosa al momento non possibile). Molti attualmente sono ricoverati nel proprio domicilio e curati con antivirali ma senza bisogno di supporto respiratorio.

Pertanto, se parliamo solo di “popolazione attiva” sopra definita, abbiamo molto plausibilmente questi numeri:

  • 35-40 milioni di persone attive;
  • Tasso di letalità fra lo 0,1% e lo 0,2% (assunto 0,2%)
  • Tasso di terapia intensiva fra lo 0,2% e lo 0,5% (assunto 0,25%);
  • Un picco di contagiati contemporaneamente in condizioni gravi pari al 20% di quello che si ha nel corso dei dieci mesi.

Sulla base di queste considerazioni è elaborata la tabella iniziale che fornisce un quadro abbastanza preciso.

I numeri sono confermati dalle statistiche dell’Istituto superiore sanità del 28 marzo 2020

https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/bollettino/Infografica_28marzo%20ITA.pdf

Lo studio Ispi è qui consultabile.

Aggiornato il 31 marzo 2020 alle ore 14:05