Opinioni a confronto: “L’Italia l’è malada”

“Che l’Italia fosse malata lo si sapeva da secoli: per non andare troppo indietro nel tempo, risalendo all’epoca preromana quando lo Stivale era abitato da una cinquantina di popolazioni diverse che si combattevano fra loro, basta partire dalla celebre invettiva di Dante, ‘Ahi serva Italia di dolore ostello’, che si conclude con l’immagine di una vecchia donna ‘malata’ che, distesa sul letto, non riesce a trovare la posizione giusta per alleviare i suoi dolori. Francesco Petrarca deplorava le ‘spesse piaghe’ del suo bel corpo, Machiavelli la definiva ‘battuta, spogliata, lacera, corsa’, e via di questo passo sino ad arrivare al nostro tempo, in cui sono usciti una marea di libri sull’argomento, fra cui l’Italia malata di Luigi Preti, l’Italia l’è malada di Giorgio Bocca, l’Italia fragile di Giuseppe Prezzolini, l’Italia veniale di Luca Goldoni, l’Italia spezzata di Bruno Vespa e addirittura l’Italia non c’è più di Giampaolo Pansa, che, liquidando l’intero Paese, ha spazzato via tutte le sue malattie”.

“Ma si trattava di malattie ‘morali’, come le definivano Benedetto Croce e Giuseppe Mazzini, richiamandosi all’antica e profonda immoralità di un ‘volgo disperso che nome non ha’. Oggi, invece, l’Italia è malata nel corpo, e non per colpa sua, e non è malata solo lei, ma come al solito è presa di mira dagli stranieri che addirittura la considerano il focolaio del Coronavirus, quando il virus proviene dalla Cina. Una tivù francese ha mandato in onda un filmato consistente in un finto spot della ‘Pizza Corona’, in cui il protagonista è un cuoco italiano che dopo avere estratto dal forno una pizza con funghi e peperoni vi sputa sopra lasciandovi la saliva, che avrebbe così diffuso il Coronavirus”.

“Anche altri media internazionali hanno fatto lo stesso, quando l’Italia è la nazione che sta gestendo questa emergenza con maggior vigore delle altre”.

“Gli stranieri sono sempre pronti a denigrare il nostro Paese al più piccolo soffio di vento. Però gl’Italiani sperano che il male capiti ad un altro, e invece di darsi da fare aspettano l’arrivo di qualcuno o di qualche fatto improvviso che risolva i loro problemi. Ma questa volta la cosa è molto seria. Però non è detta l’ultima parola. Io lo vedo nello sport, in cui le sorprese non mancano mai”.

“Uno psichiatra ha definito l’Italia ‘un Paese malato di mente’, pieno di esibizionisti, masochisti e fatalisti, degno da ricovero, ma purtroppo, ha aggiunto, i manicomi non ci sono più. E interrogato sui sintomi della malattia mentale dell’Italia, ha risposto: ‘Il primo è il masochismo nascosto, il piacere di trattarsi male e quasi goderne, il secondo è un individualismo spietato’. E ha fatto l’esempio di dieci persone su una scialuppa, col mare agitato e il rischio di andare sotto, i quali, invece di chiedersi ‘Cosa possiamo fare insieme per salvarci?’ pensano ciascuno a se stesso. Il terzo sintomo, ha detto, è la recita, nel senso che gl’Italiani non esistono se non parlano, ma esistono per quello che dicono non per quello che hanno fatto”.

“In conclusione nessuno può salvare l’Italia perché anche a toglierle tutti i sintomi si sentirebbe morta”.

“Questa definizione degli Italiani ‘malati di mente’ mi ricorda una frase di Francesco De Sanctis, il quale, riferendosi all’uomo ‘savio’ del Francesco Guicciardini, che secondo il grande critico riassumeva tutti i vizi della ‘razza italiana’, la simulazione, l’opportunismo, l’interesse per il tornaconto individuale, la divaricazione massima tra il pensiero e l’azione, così concludeva: ‘L’Italia perì perché troppi erano i savi e troppo pochi i pazzi’, intendendo per pazzi non quelli che hanno perso il lume della ragione, la quale molte volte, proprio per via del suo equilibrio, della sua moderazione, della sua tolleranza e così via, finisce col non concludere niente, ma quelli che hanno la forza e il coraggio di agire come richiede il momento. Possiamo però consolarci, pensando che spesso il male è ‘il preludio di un bene futuro che noi non conosciamo’, poiché, come dice Dante, nell’abisso insondabile della sapienza divina certe calamità sono un annuncio, un mezzo, una messa alla prova, un tentativo, e diciamo pure una ‘tentazione’ di Dio, in previsione di un bene imprevedibile dalla nostra corta intelligenza”.

 

Virus, che sei tu mai? Primo dei danni

ti giudicano gli uomini, colpiti

già da tanti pericoli e malanni.

I confratelli tuoi sono infiniti e invisibili.

 

Dove ci conduci?

Dovunque tu t’infili sei un intruso:

finanche nei computer t’introduci

come un pirata per bloccarne l’uso.

 

Ma l’uomo, vivaddio, non è uno sciocco,

ha distrutto già molti tuoi compagni,

non teme il vento freddo o lo scirocco.

Poco o nulla perciò tu ci guadagni.

 

Ora, con questo nuovo aspetto tuo

nemmeno un bacio ci concedi, o vile:

ognuno se ne sta per conto suo,

sia di sesso maschile o femminile.

 

Ma troveremo i farmaci e i rimedi

al male tuo che assilla ogni persona.

Fra tutti gli altri il principe ti credi:

ti sei messo persino la corona.

Aggiornato il 17 marzo 2020 alle ore 14:35