Non intendo nella maniera più assoluta, ripeto nella maniera più assoluta, sottovalutare il caso né mancare di rispetto a quanti sono più o meno direttamente ma effettivamente colpiti dal coronavirus, tuttavia noto che la questione ha generato anche squallide speculazioni politiche, sociali e culturali, eccitando la suggestionabilità di un popolo che per l’ennesima volta non sa dimostrarsi libero da tale dipendenza.
Il coronavirus esiste e genera dei problemi ma, almeno qui da noi, detti problemi sono come espansi dalla nostra solita propensione a “incoronare” tanto certe disoneste speculazioni, quanto la solita enfasi che sa produrre le più irrazionali forme di suggestione.
Checché se ne dica, a tutt’oggi in Italia non esiste alcuna tragica emergenza dovuta al coronavirus. Insomma, per quanto si assista alla solita facile impressionabilità che fa ormai parte di certa nostra povertà culturale, i casi di cittadini italiani uccisi dal coronavirus riportano oggi la stessa percentuale degli “asini che volano” e che, cadendo nei mari che bagnano le coste dell’Italia, vengono aggrediti e divorati dagli squali.
Mentre ripeto che qui da noi, non esiste ancora un solo italiano colpito dal coronavirus, impegno ogni mia fede e speranza nell’augurarmi che continui così. Però, il prendere ancora una volta atto dei nostri eccessi d’eccitabilità popolare, mi crea molta delusione e mi riporta alla mente che, come accade sempre e molto vistosamente in politica, i nostri atteggiamenti, originati più spesso dalla fissazione che dalla ragione, finiscono con l’aggiungere nuovi problemi a quelli già intrinseci delle specifiche situazioni. Data la superficialità e l’istantaneità con cui non pochi si mettono a “pontificare”, sento di dover ripetere che non sto sottovalutando il caso né mancando di rispetto a nessuno, ma sottolineo che la nostra caratteristica di aggiungere problemi ai problemi già esistenti, rappresenta il lento crescere e progredire dei nostri guai.
Dove abbiamo buttato la conoscenza, la razionalità, l’intelligenza e la voglia di capire?
Nel caso del coronavirus, per esempio, non stiamo dimostrando di non aver capito a cosa servono le mascherine e come usarle? Abbiamo capito che esse, più che filtrare ciò che entra, fanno da barriera a ciò che esce? Siamo certi d’aver capito che il coronavirus non “vola” libero nell’aria? Siamo certi d’aver capito che merci e prodotti non sono “trasportatori” del coronavirus?
Come sempre, con i nostri atteggiamenti eccitati o fissati, noi favoriamo il crearsi di problemi nuovi che s’impilano su quelli già esistenti.
Infine, prima di concludere, vorrei chiedere a quei politici che approfittano d’ogni cosa, di avere il buon gusto di non speculare anche sul caso del coronavirus. Molti nostri politici danno esempio di squallore, ma non dimentichiamo che siamo noi cittadini, con i nostri atteggiamenti, a ingrassare certe loro piccolezze.
Aggiornato il 06 febbraio 2020 alle ore 11:20