Cannabis, le reazioni alla pronuncia della Cassazione

Coltivare la cannabis in casa non è più reato. È questa la pronuncia delle sezioni unite penali della Cassazione, il massimo organo della Corte. Il 19 dicembre scorso, infatti, è stato deliberato per la prima volta che “non costituiscono reato le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica. Attività di coltivazione che per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante ed il modesto quantitativo di prodotto ricavabile appaiono destinate in via esclusiva all’uso personale del coltivatore”. Viene riconosciuta la tesi secondo cui il bene giuridico della salute pubblica non viene in alcun modo pregiudicato o messo in pericolo dal singolo che decide di coltivare per sé le piantine di marijuana.

“Ancora una volta – sostiene il senatore pentastellato Matteo Mantero su Facebook – la giurisprudenza fa le veci di un legislatore vigliacco. La Cassazione ha aperto la strada, ora tocca a noi. Fino a questa storica sentenza comprare cannabis dallo spacciatore, alimentando la criminalità e mettendo a rischio la propria salute con prodotti dubbi, non costituiva reato penale mentre coltivare alcune piante sul proprio balcone per uso personale poteva costare il carcere”.

Per il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni, “quella delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione è una scelta di giustizia ed è soprattutto una scelta di buon senso. Lo Stato deve colpire al cuore gli affari delle mafie – prosegue il parlamentare – e non limitarsi a colpire milioni di consumatori di cannabis, impegnando inutilmente le forze dell’ordine”.

Di segno opposto il parere di Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia. In un video pubblicato sui social afferma: “La sentenza della Cassazione sulla cannabis fai da te non mi è piaciuta. Lancia un messaggio negativo ai giovani, come se fosse giusto farsi una canna. In 25 anni di esperienza di volontariato in comunità di tossicodipendenti parlando con genitori e giovani ho saputo che tutti coloro che fanno uso di droghe pesanti hanno cominciato facendosi una canna. È ovvio che non tutti quelli che si fanno una canna poi fanno uso di altre sostanze ma è molto pericoloso iniziare questo percorso. La cannabis fa male alla salute. 25 anni di esperienza mi spingono a lanciare questo messaggio ai giovani che hanno l’età dei miei figli. La cannabis fa male”.

La comunità di San Patrignano commenta la sentenza della Cassazione sulla coltivazione domestica della cannabis, in attesa di conoscerne le motivazioni. “Esprimiamo la nostra più viva preoccupazione per le eventuali conseguenze che, da questa decisione, si potrebbero riverberare negativamente sul nostro sistema sociale, già duramente colpito da una comprovata emergenza educativa così come più volte ricordato anche da Papa Francesco”.

Per la comunità di recupero fondata da Vincenzo Muccioli “coltivare lecitamente in ambiente domestico una sostanza stupefacente inciderà negativamente sull’educazione dei minori che cresceranno, sempre di più, nella convinzione che l’utilizzo di cannabis sia innocuo e socialmente condiviso nello strisciante e progressivo percorso verso la legalizzazione che da anni è ormai in corso nel nostro Paese”.

Tutto ciò “quando le evidenze scientifiche hanno ormai ampiamente dimostrato le conseguenze negative sulla salute della popolazione e, in particolare, sullo sviluppo cerebrale in età evolutiva”. “Vogliamo infine ricordare – conclude San Patrignano – i continui casi di intossicazione di minori che ingeriscono sostanze stupefacenti di ogni genere detenute in casa (frequentemente anche cannabis), nonché la esponenziale crescita di casi di accesso al Pronto soccorso di adolescenti colpiti da attacchi di panico e ansia provocati dal consumo di cannabis, continuamente denunciati da autorevoli esponenti della neuropsichiatria”.

Aggiornato il 27 dicembre 2019 alle ore 17:51