Il Centro anglicano europeo per il dialogo interreligioso

A Roma, si è tenuto ultimamente un incontro del clero diocesano della Anglican Episcopal Church of Europe, una Chiesa anglicana nata alcuni anni fa nel grembo del Movimento continuante anglicano: movimento che, per iniziativa di un gruppo di vescovi in America, ha cercato di preservare il patrimonio liturgico e dottrinale ricevuto, sin dai primi secoli, dalla Chiesa d’Inghilterra. Padre Salvatore Corrado, rettore della missione anglicana “Maria Madre della Chiesa” a Crotone, indica essenzialmente in quest’esigenza le motivazioni che hanno portato, anni fa, alla nascita di questa nuova – ma sempre tradizionale – espressione anglicana: “che si rifà strettamente ai primi VII concili della Chiesa cattolica, che dal I al VI secolo d.C. definirono le basi della dottrina cristiana. Il nostro, quindi, può definirsi un movimento tradizionalista, ma non certo nel senso di conservatorismo ottuso: vogliamo seguire, in sostanza, quello che è l’orientamento dottrinale scelto dalla Chiesa nei primi 6 secoli della sua vita. Non siamo, quindi, in comunione con Canterbury, ma neanche con Roma, che, nel tempo, sul corpus di questa dottrina ha innestato vari cambiamenti. Però, se un giorno si realizzerà la comunione della Chiesa anglicana con Roma (obbiettivo cui stanno da tempo lavorando, insieme, l’arcivescovo di Canterbury, Welby, e Papa Francesco), questo non potrà non avere conseguenze importanti anche per tutti gli altri movimenti anglicani”.

Com’è organizzata, e che consistenza ha, questa Chiesa episcopale anglicana d’Europa? “Come le altre Chiese anglicane – prosegue Padre Salvatore – anche noi siamo parte di una provincia, insieme ad altre diocesi in ogni continente. Questa Provincia ha un suo arcivescovo metropolita, e gode di larga autonomia. Le varie rettorie, e parrocchie, esistenti in Italia (a Roma, in Calabria, a Napoli, Minturno, Venezia), in altre zone d’Europa e a Malta appartengono alla provincia del Cile: che rappresenta, però, un simbolo più di unità, che un fattore di ordinamento gerarchico. In Italia e Malta – dove abbiamo, esattamente, tre parrocchie, tre missioni e tante piccole comunità, che testimoniano nella vita quotidiana l’amore e la fede in Cristo – facciamo capo al vescovo ordinario monsignor Luis Miguel Perea Castillon”.

La messa di questa Chiesa – cui chi scrive ha assistito – segue una liturgia quasi completamente identica a quella cattolica romana: tratto distintivo essenziale, il rilievo dato ai concetti di fraternità e solidarietà tra i fedeli, alla dimensione comunitaria della fede e della liturgia. Il paragone possibile, per questa Anglican Episcopal Church of Europe, è, diremmo soprattutto quello con la Chiesa ortodossa, perché il dissenso, sia con Canterbury che con Roma, verte solo su aspetti dottrinali minori e sulle scelte organizzative, ma non sulle verità essenziali della fede. “Sacramenti e riti – precisa Padre Roberto Coppola, vescovo ausiliario di Luis Miguel, e arcidecano – sono quelli della fede cristiana: ma noi cerchiano di viverla con grande rispetto e amore dell’uno verso l’altro, ispirandoci a quel celebre Salmo biblico che dà rilievo essenziale all’amore e al dialogo tra i fratelli (così come, del resto, fa il Levitico, ndr). E abbiamo grande rispetto per la Chiesa cattolica romana, con la quale siamo in sintonia di amore spirituale, nella stessa linea che già fu di Papa Wojtyla: ma non vogliamo proprio la disunione e i contrasti interni che la caratterizzano. Questo clima io trovai tre anni fa, quando, già vescovo della Chiesa cattolica carismatica, rimasto solo con un prete e un diacono conobbi Patricio Viveros, metropolita della Provincia del Cile di questa Chiesa anglicana: che ci accolse fraternamente. Questa riunione a Roma di metà dicembre, da poco conclusa, ci è servita per definire meglio, nella pratica quotidiana, alcune questioni già risolte, recentemente, dal nostro sinodo provinciale riunitosi in Perù”.

Consistente è l’impegno della Anglican Episcopal Church of Europe per la pace e il dialogo interreligioso: proprio quest’incontro romano ha gettato le basi di un Centro anglicano europeo per il dialogo interreligioso e la cultura della pace, operativo dal nuovo anno. “Inizieremo, da febbraio prossimo, un ciclo di regolari incontri e convegni”, precisa il vescovo ordinario Luis Miguel, “ai quali inviteremo il più possibile quanti, individui e associazioni, lavorano per la pace e il dialogo, in Italia, in modo ufficiale e non: cercando di essere un punto di riferimento per tutte le energie operanti in questi settori. Non solo cristiane, ma anche del mondo ebraico, islamico, buddhista e persino di quanti perseguono questi stessi obbiettivi da basi non religiose, ma strettamente laiche e più materialistiche. Nei confronti della Chiesa cattolica romana e della Comunione anglicana, manteniamo la porta aperta: pur sapendo bene che in questo momento non è possibile una comunione piena”.

Aggiornato il 19 dicembre 2019 alle ore 13:11