Quest’anno con l’approssimarsi delle festività natalizie fortunatamente si sono sentite poche manifestazioni di rigetto di presepi, alberi e simboli di Natale da parte dei paladini di un distorto rispetto delle tradizioni delle comunità di altri Paesi presenti in Italia, particolarmente di religione mussulmana. L’errata convinzione che alcune manifestazioni possano offendere cultura e tradizioni mussulmane forse è stata edulcurata dallo sforzo di ogni mezzo di comunicazione per far comprendere che la nascita di Gesù oltre a costituire motivo di festa nella maggior parte dei paesi mussulmani, è anche contemplata dal Corano.
Probabilmente quei presidi, quei sindaci e purtroppo anche quei sacerdoti che negli scorsi anni proibivano l’esibizione del presepe erigendosi a difesa di mal conosciuti costumi di Paesi ove non si sono mai recati, hanno studiato e in questi giorni non si sono fatti sentire.
Si spera che abbiano saputo che lo scorso 11 dicembre a Betlemme, nel cuore di una Palestina con popolazione a maggioranza arabo-sunnita, si è svolta la cerimonia dell’accensione dell’albero di Natale alla presenza del Primo Ministro palestinese Mohammad Shtayyeh e di Padre Francesco Patton, custode della Terra Santa. L’evento è stato magnificato dal tradizionale concerto da parte della Young Musicians European Orchestra, di cui fanno parte molti giovani musicisti palestinesi e iraniani, presso il complesso della natività nella Basilica di Santa Caterina.
Anche negli Emirati Arabi Uniti (EAU) Dubai, nell’eterna competizione con Abu Dhabi non solo per i festeggiamenti natalizi, offre esibizioni di luminarie e alberi di Natale che in Italia non si vedono più da anni.
Nella ricca Teheran oltre alla corsa agli acquisti da parte di tutti gli iraniani, la minoranza cristiana festeggia nelle seicento Chiese presenti in città. Passando in Libano, Beirut possiede tutti le componenti per rappresentare uno scenario natalizio ideale: cedri ben illuminati, portici da Paese nordico, montagne innevate sovrastanti la città.
Al Cairo ove non si risparmiano addobbi per l’occasione, il Presidente Al Sisi è solito partecipare alla messa per il Natale presso la cattedrale copta di San Marco e lo scorso anno prendendo la parola ha affermato che ‘ la diversità di religioni, tradizioni e lingue fa parte delle norme della vita di Dio’.
Nella maggior parte dei Paesi mussulmani, con buona pace dei nostri difensori di minoranze religiose, il Natale è festeggiato come festa nazionale in quanto il Corano contempla sia la nascita di Gesù, quale profeta e non figlio di Dio, che l’esistenza della vergine Maria.
Soprattutto sacerdoti e docenti con la responsabilità di un corretto insegnamento dovrebbero sapere che il Corano dedica a Maria un’intera Sura, la XIX, che porta il suo nome nell’intestazione – Maryam- e ne descrive la famiglia, l’infanzia, le virtù e le qualità, non differenziandosi più di tanto dai Vangeli.
Si spera che nei prossimi giorni non esca qualche esponente della falsa tolleranza che metta in discussione l’ostensione dei più grandi capolavori della storia dell’arte rappresentanti la Natività oppure che gli venga in testa di non usare più il calendario convenzionale in quanto, come ben noto, fa riferimento alla nascita di Cristo!
Aggiornato il 17 dicembre 2019 alle ore 11:33