In occasione della Giornata mondiale dei diritti umani si è svolto, presso la Camera dei deputati, un incontro con i deputati e senatori che sostengono la svolta democratica dell’Iran, denunciando la violazione dei diritti umani perpetrata attraverso la sanguinaria repressione dei manifestanti e il massacro dei prigionieri politici. Nel corso della presidenza di Hassan Rouhani sono state impiccate oltre 4mila persone, tra cui 94 donne e diversi minorenni. Durante le cinque giornate di repressione del novembre di quest’anno sono state uccise più di 600 persone, 4mila risultano essere i feriti e oltre 12mila gli arrestati. “È giunta l’ora che la Comunità internazionale, in particolare l’Unione europea, si schieri dalla parte del popolo iraniano. I governi europei devono condannare gli arresti e il massacro dei prigionieri senza alcun indugio”, è l’appello lanciato dai deputati e senatori che chiedono diritti e democrazia per il paese sciita.
Ad introdurre i lavori è stato il deputato Antonio Tasso che ha letto un comunicato della leader del Consiglio nazionale della Resistenza iraniana Maryam Rajavi che ha salutato con gioia il confronto con i senatori e deputati italiani che sostengono i diritti fondamentali dei cittadini iraniani, denunciando ciò che sta accadendo nel paese e la continua repressione del regime nei confronti del suo popolo. Inoltre, il deputato Antonio Tasso ha dichiarato ddi volere presentare alla Camera dei deputati una richiesta di riconoscimento politico nei confronti del Consiglio nazionale della Resistenza Iraniana e dei crimini commessi dall’attuale regime.
Successivamente è intervenuto l’ambasciatore Giulio Terzi, presidente del Comitato globale per lo Stato di diritto dedicato a Marco Pannella che ha dichiarato: “In occasione della giornata dei diritti umani siamo qui in sostegno della società civile dell’Iran che si esprime nella resistenza iraniana. Il nostro vuole essere un sostegno nei confronti del popolo iraniano contro il regime fondamentalista dell’Iran, una repressione attuata anche per l’arricchimento di una casta nel paese che distrugge la libertà di tutti. Contiamo 30mila morti in un Paese ove le istituzioni che lo dominano non vogliono cessare tale massacro. Nel 1988 vi è stato l’apice della criminalità del regime e dopo le repressioni del 2009, oggi, siamo ancora in un contesto con numeri impressionati di morti, feriti e incarcerati. Vediamo più di dodicimila arrestati in queste settimane e sappiamo che vengono torturati e molti di tali prigionieri verranno ammazzati. Tutto ciò avviene senza che la giurisprudenza internazionale possa intervenire perché il paese vieta alla comunità internazionale e alle Nazioni Unite di poter monitorare le strutture detentive, giudiziarie e le carceri. Quattromila carcerati portati alla forca. Il Consiglio nazionale della Resistenza iraniana ha deciso di strutturarsi meglio per la ricerca della giustizia delle vittime del regime e noi stiamo sostenendo tale struttura in ambito internazionale con l’adesione di numerosi ministri, deputati, senatori e giuristi di tutto il mondo”.
Ai lavori è intervenuto anche il senatore Roberto Rampi che ha ricordato l’importanza per i cittadini italiani e per i rappresentanti delle istituzioni di attivarsi maggiormente per i diritti fondamentali del popolo iraniano. “Ricordare sempre le migliaia di morti del passato e del presente. Il regime iraniano continua a diffondere instabilità e terrorismo nel panorama internazionale. Il regime continua a finanziare il terrorismo in tutto il mondo mediorientale. Dobbiamo chiedere un Iran libero e democratico, nell’interesse dei paesi di tutta la comunità internazionale. Un nuovo governo che abbia una dirigenza democratica e nonviolenta, pronta a prendersi carico di una struttura istituzionale rispettosa dei diritti umani. L’affermazione di un paese dove esista lo stato di diritto e i diritti umani”, ha concluso il senatore del Partito democratico.
Ai lavori hanno partecipato anche attivisti e protagonisti della tutela dei diritti umani in Italia. Antonio Stango, presidente della Federazione italiana diritti umani, ha ricordato l’impegno della Fidu e il sostegno alle vittime iraniane. “La Fidu ha scelto di partecipare non ad una celebrazione sterile ma ad un evento dove si denunci la sistematica violazione dei diritti umani e l’Iran in tale ottica rappresenta un emblema. L’importanza della giornata dei diritti umani come una giornata per denunciare quei contesti dove la sistematica violazione dei diritti è attualità e quotidianità. Il governo non può chinare il capo nei confronti del regime iraniano che da quarant’anni distrugge il popolo e produce terrorismo internazionale, arrivando a toccare anche interessi nei paesi del Sud America, come gli oscuri e criminali rapporti con il Venezuela. La comunità internazionale deve utilizzare seriamente e concretamente i meccanismi giuridici per la protezione dei diritti umani. Non possiamo utilizzare tali meccanismi sono teoricamente ma dobbiamo chiedere, iniziando dal parlamento italiano, che tali meccanismi siano tradotti in pratica e azione. Una politica di affermazione dei diritti umani”, ha concluso Stango.
A chiudere i lavori Elisabetta Zamparutti, già deputata e tesoriere della Ngo “Nessuno Tocchi Caino”. Ricordando l’importanza della giornata del 10 dicembre e il contrasto alla pena capitale in tutto il globo, Elisabetta Zamparutti ha dichiarato: “Nessuno tocchi Caino ha come missione il contrasto alla pena capitale e la diffusione dei diritti umani in tutto il mondo. Quest’anno siamo quasi a 4000 condannati a morte in Iran e siamo a conoscenza che ogni venerdì durante la preghiera religiosa le autorità fondamentaliste invocano la pena capitale, la repressione per coloro che partecipano alle manifestazioni e invocano la tortura nei confronti dei dissidenti democratici iraniani. Il silenzio da parte del governo italiano è inaccettabile. Un abbraccio mortale per la democrazia, lo stato di diritto e i principi democratici. Dobbiamo chiedere una commissione d’inchiesta su quello che sta accadendo in Iran. Dobbiamo lavorare per far crescere la consapevolezza internazionale sulla violazione dei diritti. Un capovolgimento delle priorità che metta i diritti e la democrazia al centro dell’azione politica”.
Aggiornato il 11 dicembre 2019 alle ore 13:59