Le violenze sulle donne riempiono le cronache dei quotidiani italiani come fossero parte della normalità della vita del Paese. Ai femminicidi tentati e riusciti, per delusioni sentimentali, gelosia o sotto la spinta del fondamentalismo, ecco aggiungersi i bambini atterriti che, mostrando grande coraggio e lucidità, chiamano la polizia a causa delle sevizie e dei maltrattamenti inflitti alla propria madre dal padre (e marito) padrone. L’ultimo caso riportato sui giornali è accaduto a Firenze, ma posso confermare che nell’arco dell’ultima settimana il numero verde “Mai più sola” di Acmid ha raccolto l’allarme di ben tre bambini nella città di Roma.
Ben lungi dal voler rispolverare gli slogan sessantottini, vecchi e controproducenti, fatti propri dal neo-femminismo, occorre riproporre la questione della violenza sulle donne come battaglia da combattere sul piano culturale, il luogo dove ha origine la violenza fisica. In tal senso, si è opportunamente pronunciata il ministro della Famiglia, Elena Bonetti, denunciando la “cultura inaccettabile e dilagante di violenza sulle donne” espressa nelle t-shirt in vendita al Carrefour che incitano a gettare mogli e fidanzate dal balcone. Simili magliette “sono purtroppo ovunque in vendita nel web, in Italia e non solo”, ha sottolineato il ministro Bonetti. È forse giunto il momento di renderne illegale la produzione, oltre che il commercio?
Lo spirito del ministro Bonetti può dare certamente impulso al lancio di nuovi programmi e iniziative in ambito educativo e mediatico che insistano sull’inammissibilità di ogni forma di violenza contro le donne, sia fisica che psicologica. Dopo decenni di battaglie, dover ripartire quasi daccapo ha il sapore di un fallimento o quanto meno di un successo non pienamente conseguito. Ciò non deve scoraggiare, ma spronare a moltiplicare gli sforzi per vincere quella che è davvero una battaglia di civiltà. Una battaglia tutt’altro che appartenente alla sola sinistra, malgrado le rivendicazioni di esclusività che ancora provengono da quella area ideologica.
Il ministro Bonetti dovrebbe pertanto cercare la collaborazione anche delle donne e degli uomini che siedono oggi sui banchi dell’opposizione. Dare carattere trasversale a una nuova campagna per il rispetto dei diritti e delle libertà delle donne; offrirebbe un importante segnale di unità in un Paese profondamente diviso. La lotta contro la violenza sulle donne non ha partito o colore politico e i presupposti del suo successo nascono in Parlamento.
Aggiornato il 30 ottobre 2019 alle ore 12:00