Ci deve essere a Bologna una strana (diciamo così, ma è diffusa anche altrove) insofferenza per l’autonomia e l’incensurabilità della funzione parlamentare, quell’atteggiamento appunto, di una parte non esigua della Magistratura, secondo la quale la funzione parlamentare non sarebbe censurabile solo se esercitata entro limiti non solo formali ma anche sostanziali conformi alle sue finalità ed in conformità al diritto. Tesi assurda che si compendia in una specie di presa in giro: i parlamentari godrebbero dell’incensurabilità solo quando non ne hanno bisogno perché non c’è nulla nell’intrinseca attività considerata, da censurare.
Ricorderete il “Caso Giovanardi”, perseguitato (è proprio il caso di usare questo termine) dalla Procura di Bologna per aver voluto interessarsi di un caso di abuso delle già in sé abusive norme antimafia che prevedono “interdittive” (messe al bando di imprese rispetto a pubblici appalti) o addirittura misure di sequestro o di confisca di beni di “indiziati” (si noti indiziati!) di essere mafiosi.
Si trattava allora di una richiesta di autorizzazione ad intercettazioni telefoniche. Contro il rifiuto del Senato fu sollevata la questione di costituzionalità (con la pretesa pur di fottersi della Costituzione) avanti alla Consulta. Che diede ragione a Carlo Giovanardi, al Senato ed all’incensurabilità della funzione parlamentare.
Ora si apprende che la Procura torna alla carica, confidando probabilmente nella presenza al Parlamento di rappresentanze forcaiole, “antipolitiche” e, sostanzialmente, antiparlamentari. Pretende di continuare la persecuzione “avendo acquisito nuove prove, etc.” (nuove prove di che? dell’abolizione della Costituzione e del Parlamento?).
C’è, del resto e sta vagando negli ambienti giudiziari la pretesa che, quando si tratta di mafia (nientemeno Giovanardi lo si vorrebbe un po’ mafiosetto!), non c’è Costituzione che tenga: l’Antimafia (termine che oltretutto richiama alla mente nomi come quelli di Rosy Bindi e di Nicola Morra!), le “esigenze di lotta” (!) superano i “pretesti” di costituzionalità.
Allora ci dobbiamo schierare, con Giovanardi e contro quei beceri imbecilli che in Parlamento e fuori vogliono demolire i principi fondamentali della democrazia e della Repubblica. Le reazioni isteriche che l’altro giorno hanno fatto seguito in Senato al voto di rigetto della richiesta di arresto nei confronti del senatore di Forza Italia, Diego Sozzani, sono un segnale assai pericoloso. Animi e scimmie urlatrici. Ecco chi sono questi forcaioli che si scandalizzano dei “privilegi” fondamentali degli istituti parlamentari dei membri del Parlamento.
Basterebbe questo per additare a tutti i cittadini democratici e liberali quale sia la strada da intraprendere. Basta con questi balordi cialtroni.
Aggiornato il 26 settembre 2019 alle ore 17:06