
Chef Rubio che nella realtà si chiama Gabriele Rubini, alla fine del secolo Decimosesto non esisteva ancora, ma Annibale Carracci, uno dei più interessanti pittori dell’epoca, doveva già aver individuato un suo lontano “antenato”, tanto da riportarlo in effige nel suo noto dipinto Il Mangiafagioli, un olio su tela oggi esposto alla Galleria Colonna di Roma.
In effetti la postura, lo sguardo, l’unto che cola dal cucchiaio colmo di legumi sulla tavola dell’osteria, è prodigiosamente simile alle inquadrature dei programmi del tatuato ex giocatore di rugby romano. Ma a differenza di quest’ultimo, il bifolco cinquecentesco, il contadino immortalato da Carracci non disserta di politica, non tratta con arrogante sicumera delle vicende del suo tempo. Mangia e tace, quasi attonito nel guardare con stupore chi lo osserva.
Rubio, no. Immagino che in cucina possa anche avere un talento, certo più di me che raggiungo il mio vertice nello scongelare i precotti prima di metterli in padella, ma se si limitasse a questo Rubini mi piacerebbe, più o meno a seconda dei gusti, di tanti altri suoi colleghi televisivi. Il problema è anche in questo caso il solito, ovvero l’assenza del riconoscimento dei propri limiti. Che il nostro cuoco “unto e bisunto” abbia le proprie idee politiche è sacrosanto, che le esterni anche, ma è il modo con il quale lo fa che si rivela discutibile. Il marketing mediatico da lui fatto sui clandestini a bordo della Open Arms non è certo meglio di tanti altri analoghi a cominciare dalle operazioni solidaristiche di Roberto Saviano, anche se Rubio almeno non incoraggia l’uso di stupefacenti tranne il peperoncino. Il nostro cuoco all’amatriciana però odia Matteo Salvini tanto da volerlo morto, il che potrebbe anche avvenire se il leghista lombardo forse si accostasse a uno dei rozzamente piatti iperproteici di Rubio che propugna anche l’“eliminazione fisica dei sovranisti”.
Non vorrei volesse scuoiarli, estrarne le interiora per qualche eccellente piatto di cucina romana e cucinarli in un banchetto antropofago... No, non voglio pensarlo.
Aggiornato il 19 dicembre 2022 alle ore 16:30