Nel 2030 il numero di studenti delle scuole medie inferiori diminuiranno di un milione di unità e non saranno più necessari 76mila docenti. Questo non è un dato previsionale generico ma è, a tutti gli effetti, una obbligata constatazione dell’attuale numero delle nascite e quindi dell’automatico crollo di una esigenza didattica. Questa constatazione genera una serie di fenomeni indotti che stranamente coinvolgono settori completamente diversi da quello legato al comparto di competenza del Ministero della Istruzione e dell’Università: infatti per quanto concerne il comparto legato alla didattica ci sarà sicuramente un problema di ridimensionamento occupazionale, di riorganizzazione delle cattedre, di rivisitazione dei plessi scolastici e, quindi, un obbligato riesame programmatico, mentre rimane poco leggibile e poco misurabile la incidenza di un simile fenomeno demografico nel comparto della logistica. Di una logistica intesa sia come sede degli impianti scolastici e come organizzazione della mobilità di accesso a tali siti. In realtà scompare circa un 25% degli studenti delle scuole medie inferiori e necessariamente andrà rivisitato l’attuale articolazione e ubicazione dei siti scolastici e in molti casi sarà necessario modificare la destinazione d’uso decisa nei vari Piani regolatori generali dei vari Comuni. Questo fenomeno cambierà automaticamente molti itinerari che caratterizzavano i collegamenti dalle residenze e le sedi scolastiche e modificherà anche la dimensione e le abitudini di chi, nel ruolo di docente, abitava in determinate aree della città o in ambiti urbani diversi dalla città in cui era ubicata la scuola.
Mi sono dilungato volutamente su un fenomeno che sembra quasi non legato e non interdipendente con il comparto della logistica solo per ricordare quanto sia forte e ormai indispensabile il supporto delle conoscenze demografiche e, soprattutto, quanto sia urgente l’approccio programmatico che, sia l’organo centrale che l’organo locale, saranno obbligati ad intraprendere.
Un’altra previsione prodotta sempre da analisti demografi è relativa all’uso dei sistemi informatici (card, internet, ecc.); attualmente per chi vive in gradi aree urbane il ricorso a sistemi informatici avanzati si attesta su un valore pari al 20%, cioè su circa 18 milioni di abitanti (tale è il dato delle 12 aree metropolitane del Paese) solo 3,6 milioni di cittadini usano mezzi informatici avanzati. Chi vive in piccole e medie realtà urbane tale valore si attesta su una soglia del 10%, cioè pari a circa 5 milioni di utenti. Ebbene, sempre secondo previsioni analitiche legate sia alla evoluzione del dato demografico, sia alla crescita della “educazione e conoscenza” dei prodotti informatici, entro, sempre il 2030, gli utenti che utilizzeranno sistematicamente simili servizi supereranno globalmente i 25 milioni di unità. Quasi il 50 per cento della popolazione sarà in grado di utilizzare una simile offerta. Anche in questo caso il fenomeno non rimarrà circoscritto al comparto prettamente delle intelligenze informatiche ma coinvolgerà e sconvolgerà proprio il settore della logistica. Perché l’uso di prodotti informatici abbatterà in modo rilevante gli spostamenti sia all’interno che all’esterno delle aree urbane e, soprattutto, ridimensionerà l’attuale costo di congestionamento sempre più crescente nelle aree urbane medie e grandi. La stima che viene fatta, sempre in base a dati demografici, è pari circa ad una riduzione del 20-30%, cioè, se si tiene conto che nel 2018 il costo da congestione in Italia è stato pari a circa 15 miliardi di euro, si ottiene un importo pari a circa 3 miliardi di euro. Ma la cosa forse più rivoluzionaria, prodotta da un simile fenomeno, è il processo di approvvigionamento dei prodotti food e no food all’interno delle aree urbane. Gli ordinativi e gli approvvigionamenti all’interno soprattutto delle grandi aree metropolitane grazie a simili sistemi innovativi avverranno con una sistematicità e con una tempistica tale da non interferire, come avviene attualmente, con la mobilità ordinaria interna alla città stessa. Questo fenomeno che cambierà le abitudini dei fruitori della città imporrà automaticamente nuovi siti in cui ubicare i prodotti e nasceranno automaticamente piastre logistiche attrezzate per lo stoccaggio e, in molti casi, anche per il packaging. Ci sarà una reinvenzione degli attuali macrocentri-mercato e ci si avvierà verso una distinta e sostanziale nuova abitudine tra compratore e venditore. Per alcuni prodotti il rapporto tra venditore e compratore non sarà più necessario mentre per altri prodotti il rapporto sarà molto più intenso e più motivato. Per assurdo esploderanno i mercatini di quartiere ma riguarderanno solo determinate filiere merceologiche e saranno funzionali essenzialmente nelle due giornate festive della settimana: sabato e domenica.
Un ultimo esempio generato sempre dalle previsioni della disciplina demografica è quello legato a due ulteriori fenomeni: l’assistenza sanitaria e l’invecchiamento della popolazione. Per quanto concerne l’assistenza sanitaria il ricorso al day hospital, soprattutto nella preparazione agli interventi chirurgici, nelle terapie oncologiche o ematologiche, nella chirurgia di piccola e media entità (il cosiddetto day surgery), stiamo assistendo ad una crescita davvero imprevedibile.
Un dato che sta sempre più crescendo è proprio quello relativo agli interventi chirurgici: attualmente più della metà degli interventi sono eseguiti in day surgery ospedalieri mono o multi-disciplinari o in strutture autonome. Questo dato, secondo previsioni motivate prodotte sempre da esperti demografi crescerà in modo sempre più crescente.
Per quanto concerne, invece, l’invecchiamento demografico l’allarme già denunciato da tempo avrebbe imposto una rivisitazione sostanziale delle sedi di assistenza distribuite in modo capillare sul territorio e avrebbe richiesto anche una riprogettazione integrale dei servizi di trasporto pubblico locale: in realtà il numero di disabili in Italia secondo una ricerca dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni si attesta su un valore di circa 4 milioni e 360mila persone delle quali 2 milioni e 600mila ha una età superiore a 65 anni e vive nelle Regioni del Mezzogiorno. L’ultimo report Istat sull’inclusione sociale interpreta il termine disabilità in modo assai più ampio, stimando a circa 13 milioni e 177mila le persone con qualunque tipo di disabilità. È una stima costituita dalle persone di 15 anni e più che risultano avere un ventaglio molto ampio di disabilità definite come “limitazioni funzionali, invalidità o cronicità gravi”. Complessivamente, si tratta del 25,5% della popolazione italiana e in questa popolazione prevalgono le donne (54,7%) e le persone anziane (61,1%). Sempre secondo dati Istat e secondo dati prodotti da analisti demografi la mobilità e la possibilità di utilizzo di mezzi e luoghi pubblici sono un punto critico che si amplifica sempre più. Tra le persone con qualsiasi tipo di disabilità, il 27,2% ha difficoltà a uscire di casa e il 19,7% a utilizzare i trasporti pubblici. Tra le persone con limitazioni funzionali “gravi” le quote raggiungono percentuali particolarmente allarmanti: si tratta rispettivamente del 76,2, del 70,5 e del 59,6 per cento.
Tanti esempi per ricordare a noi stessi come e quanto siamo stati superficiali nell’approccio ad una disciplina che ci anticipa, con certezza, il “futuro” e ci regala, anche nei minimi dettagli, come cambiano le abitudini, come si modificano le logiche che caratterizzano ciò che definiamo evoluzioni o involuzioni sociali e soprattutto ci offre la possibilità di leggere la interazione fra fenomeni esplosi in un comparto con quelli presenti in altri comparti completamente differenti. Ho cercato infatti di dimostrare come fenomeni nel comparto della “istruzione”, della “informatica”, della “sanità” incidano nel comparto della logistica, della logistica intesa come sito urbanistico e come organizzazione della mobilità.
Sforziamoci tutti, una volta tanto, ad essere più lungimiranti.
(*) Tratto dalle Stanze di Ercole
Aggiornato il 18 settembre 2019 alle ore 16:59