Addolora molto vedere un sindaco di un’importante città sarda partecipare a una cerimonia di commemorazione di Caduti...in bermuda!
Sì, in bermuda e fascia tricolore, se non è un fotomontaggio quello che gira tra i social e i giornali locali. Maglietta e calzoncini è infatti l’abbigliamento scelto dall’uomo ripreso in mezzo ad alti Ufficiali delle Forze armate vestiti in grande uniforme per presenziare la cerimonia in memoria di un evento glorioso e drammatico che desta sempre commozione non solo agli amanti della storia del nostro Paese.
Non è una questione di “caduta di stile” o di “abito che non fa il monaco” come da molti è stato liquidato l’increscioso episodio. Parliamo dell’affondamento della Corazzata Roma. Parliamo del sacrificio del suo Comandante, l’Ammiraglio Carlo Bergamini e dei suoi uomini la cui commemorazione è il motivo per cui ogni anno il disinvolto sindaco deve distogliersi dai suoi impegni quotidiani e trascorrere prezioso tempo in attività forse ritenute di minor rilievo, “da spiaggia”, luogo ove solitamente ci si reca vestiti in quel modo.
Bergamini era uno di quegli uomini tutti di un pezzo che il giorno dopo l’armistizio dell’8 settembre mal sopportò l’ordine di dirigersi a Malta per consegnare la sua flotta agli Alleati. Anzi, non lo eseguì proprio quell’ordine!
Consegnare al nemico le sue navi? La fierezza della sua uniforme, l’onore di un comandante, l’etica della Marina Militare italiana glielo impedivano. Minaccia di affondare lui stesso le navi piuttosto che cederle in mano straniera e riesce a negoziare con il Capo di Stato Maggiore De Courten un più onorevole approdo presso l’isola della Maddalena in attesa di ricevere nuovi ordini e, possibilmente, condurre la flotta in un porto neutrale. Si rifiuta inoltre di issare sulla nave ammiraglia le bandiere nere in segno di sottomissione e di dipingere cerchi neri sui ponti, come previsto ai fini del riconoscimento aereo.
Partita nelle prime ore della mattina del 9 settembre dal porto della Spezia, la flotta giunge nel primo pomeriggio in prossimità delle Bocche di Bonifacio ma il Comando tedesco informato della posizione delle navi italiane dà ordine di attaccarle ritenendo che stiano per essere consegnate agli inglesi.
L’obiettivo è assai facile per i bombardieri tedeschi levatisi in volo dall’aeroporto di Istres in Francia e la Corazzata Roma è la prima della formazione ad essere colpita da bombe teleguidate. In poche ore si capovolge e affonda; l’Ammiraglio Bergamini si inabissa con lei. I morti tra ufficiali, sottufficiali e marinai sono 1393, alcuni probabilmente per non voler sopravvivere alla propria nave.
È bello e giusto che uomini e marinai cosiffatti ogni anno vengano ricordati, possono essere di esempio a chi crede in determinati valori e a chi antepone l’onore e l’attaccamento al proprio Paese sino all’estremo sacrificio.
Dispiace, pertanto, che si possa assistere alla triste scena di Porto Torres dove qualcuno con ancora il senso della misura, dell’educazione e della dignità avrebbe dovuto dire: “Mi scusi signor sindaco. Temo che l’abbiano informata male. Siamo qui per celebrare il dramma della corazzata Roma e della morte di oltre mille marinai che si sono sacrificati in nome dell’onore e della nostra Bandiera. Vada a cambiarsi e torni con un abbigliamento adeguato”.
Non è un episodio da sottovalutare. È il segno di un decadimento di valori inconsapevolmente metabolizzato da molti e al sindaco – di cui non importa conoscere l’appartenenza politica – bisognerebbe chiedere se mai si sarebbe sognato di presentarsi in quel modo ad una festa di matrimonio o ad un qualsiasi evento conviviale, da cui probabilmente sarebbe stato allontanato. Si dice che quando si tocca il fondo poi si può solo risalire. Speriamolo per il nostro Paese!
Aggiornato il 13 settembre 2019 alle ore 12:21