Drogatevi tutti

Nessuno, né Piero Angela né Alessandro Cecchi Paone, è tanto distante da me per indirizzo intellettuale e culturale, quanto Piergiorgio Odifreddi. Non per il suo conclamato ateismo, che sarebbe uno dei fatti suoi, ma per le idee propugnate con la supponente arroganza d’uno scientismo senza scienza, quali: “Sono favorevole alla legalizzazione delle droghe, da quelle leggere come la marijuana a quelle psicodislettiche come l’LSD e l’Ecstasy”. Lo ha dichiarato lui stesso a “Off Topic – Fuori dai luoghi comuni”, il programma estivo di Radio 24, dove ha aggiunto: “Io non fumo e non ho mai usato droghe però, a differenza di Salvini, sono favorevole alla legalizzazione anche di quelle droghe che deformano la realtà, che aprono le porte della percezione. Per esempio l’Ecstasy – prosegue il matematico – usata in maniera sensata, come tutte le cose, ti fa vedere il mondo in maniera differente, come insegnano gli scritti di Huxley”.

E qua si dividono infatti ancora le nostre posizioni culturali. Anche chi scrive non fuma e non ha mai fatto uso di sostanze stupefacenti, disprezzando per intima convinzione chi lo fa, ma altrettanto riconosco che l’uomo, spesso ha utilizzato queste per ottenere alterazioni del proprio stato psichico, per aprire quelle  “porte della percezione” - che però sono ben altro da ciò che consentono le droghe sintetiche - in molte culture, tradizioni e civiltà. Questa è una delle grandi, insormontabili differenze tra chi oggi usa molecole chimiche che nulla hanno di “cultuale” e chi, per esempio, utilizzava il Peyote per entrare in contatto con il “Mondo degli Spiriti”. Gli sciamani, del resto, soltanto loro erano gli unici autorizzati a farne uso, perché conoscevano il segreto per poter trasformare il veleno in una strada per accedere a stadi superiori della psiche e ritornarne indenni, e sempre solo loro compivano tali atti rituali e non chiunque altro della tribù.

Ciò che Odifreddi propugna è la diffusione libera e incontrollata di sostanze psicoattive, psicotrope o psicotrofe, per lo più di origine artificiale, che lungi dal migliorare la vita umana, l’abbasserebbero allo stato semi-bestiale se non peggio, e detto da uno che della razionalità pura ha fatto il proprio cavallo di battaglia, resta quantomeno singolare.

Il successivo pensiero che ci distanzia di parecchi parsec, è la sua posizione sulla Chiesa, che del resto però è coerente con il resto: “Le chiese dovrebbero essere nazionalizzate e considerate come dei musei. Nel mio mondo ideale dovrebbero pagare lo stipendio a qualcuno che si vesta da prete e che ne interpreti il ruolo, in maniera folkloristica”, ha detto sempre nella stessa occasione radiofonica.

Intanto vorrei dire al buon matematico che forse non lo sa, ma sono moltissime le chiese che da tempo sono di proprietà dello stato o di privati, come dovrebbe essersi accorto che sono ancor più quelle che già di fatto sono “musei”, sia per l’essere deserte, come spesso avviene per quelli “laici”, sia perché è soltanto grazie a duemila anni di esistenza della Chiesa se abbiamo la maggior parte dell’immenso patrimonio artistico del nostro Paese e non solo. E sfortunatamente sappia anche che già sono in molti, forse in troppi, nell’ambito dello stesso clero, a essere retribuiti regolarmente per travestirsi da preti senza essere veramente sacerdoti.

L’illuminismo fuori tempo massimo di Piergiorgio Odifreddi rasenta ormai la comicità, spinta oltre per far spettacolo ad ogni suo intervento, sempre più isolato in un autoempireo algido fatto di traslucente idolatria della razionalità che gli lasciamo ben volentieri, continuando a preferirgli le pietre delle cattedrali d’Europa, i teleri veneziani, le pale d’altare quattrocentesche e, soprattutto, a qualsiasi pastiglia di Ecstasy, l’estasi vera e unica che viene dall’arte e dalla bellezza, quella sì l’unica droga delle quale non voglio mai fare a meno.

Aggiornato il 30 agosto 2019 alle ore 14:00