Terremoto Centro Italia: terzo anniversario

Ed anche il terzo anniversario è alle nostre spalle: tre anni dalla prima di una serie di devastanti scosse telluriche che hanno sconvolto con la loro violenza il Centro Italia. Anche se molto è stato fatto, il cammino per far rinascere quelle zone è ancora assai lungo e, purtroppo, troppo lento. Alla stampa locale il Vescovo di Rieti monsignor Domenico Pompili ha lanciato un grido di allarme: “Un Paese fragile ed incapace di esprimere una classe di governo in grado di assumersi l’onere di importanti processi, primo fra tutti quello legato alla ricostruzione. Il Governo - ha proseguito Pompili -  si è inceppato strada facendo e non si è andati oltre le buone intenzioni, mentre la comunità attendeva fatti concreti”.

Già, fatti concreti. Perché, ad esempio, è vero che in alcuni comuni molte macerie sono state rimosse, ma è altrettanto certo che ci sono ancora case e palazzi oramai non più agibili e irrimediabilmente danneggiati e che aspettano soltanto di essere buttati giù. In altri casi, invece, borghi e frazioni sono ancora lì così come erano tre anni fa ma con le abitazioni trasformate in cumuli di macerie. Eppure la ricostruzione deve partire e pure in modo veloce anche per dare una speranza in più a chi, testardamente, non ha voluto abbandonare le proprie zone di origine.

“Con la ricostruzione ad Amatrice - ha dichiarato ai microfoni dell’emittente reatina RadioMondo e del quotidiano online Rietinvetrina.it il sindaco di quello che era incluso nella lista dei borghi più belli d’Italia, Antonio Fontenella - siamo all’anno zero. Alcuni cantieri sono partiti e riguardano dei condomini con numerosi appartamenti: stimiamo che nella prossima primavera potranno rientrare nelle case un centinaio di famiglie. Dobbiamo però ricostruire - ha sottolineato ancora il Primo Cittadino di Amatrice - ben 4500 edifici dei quali 3650 gravemente danneggiati o distrutti, ma il contesto normativo esistente non consente una ricostruzione rapida”. E questo concetto è affermato anche da Franca D’Angeli, sindaco di Accumoli paese simbolo dell’incapacità delle Istituzioni di rimuovere, almeno, le macerie che invece, in quello che è stato uno dei paesi più colpito dal terremoto, sono inesorabilmente ancora lì come tre anni fa. “Lo Stato - sostiene la D’Angeli - ci deve stare vicino per snellire la burocrazia altrimenti non ne usciamo: abbiamo bisogno di velocità naturalmente facendo le cose in regola e in sicurezza. Altrimenti si corre il rischio di un ulteriore spopolamento”.

Perchè, aggiungiamo noi, un evento straordinario non può essere affrontato con la normativa ordinaria. E purtroppo i tre governi che si sono succeduti in questi anni sembrano non aver ben compreso il concetto. Nel frattempo territori splendidi, ma estremamente “fragile”, pian piano stanno morendo.

Aggiornato il 26 agosto 2019 alle ore 14:01