Car-t: nuova frontiera contro i tumori

Un trattamento che utilizza le cellule del sistema immunitario del paziente opportunamente “addestrate” per riconoscere e combattere i tumori. Questa in estrema sintesi è la terapia “Car-T”, considerata da molti il futuro della lotta alle neoplasie. La terapia cellulare Car, acronimo che sta per “chimeric antigen receptor”, recettori chimerici per l’antigene, utilizza come cura i linfociti T del paziente, una delle cellule più importanti del sistema immunitario. Tali linfociti vengono estratti da un prelievo di globuli bianchi e, attraverso un virus, viene inserito nel loro Dna un gene che fa in modo che sulla superficie del linfocita appaia una proteina che fa da “chiave” per riconoscere le cellule tumorali, rendendo così il sistema immunitario più aggressivo proprio “dove serve”.

Al momento le terapie Car-T approvate riguardano due tipi di tumore, la leucemia linfoblastica acuta (LLA) a cellule B nei pazienti pediatrici e fino ai 25 anni di età e il linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) negli adulti, anche se sono allo studio numerose altre applicazioni, ad esempio per il trattamento del mieloma o del neuroblastoma. Un problema legato all’utilizzo delle terapie Car-T sono però gli effetti collaterali, che possono essere gravi, anche se si stanno studiando dei farmaci in grado di eliminarli, uno dei quali descritto dal San Raffaele di Milano su Nature Medicine pochi mesi fa. L’approvazione negli Usa delle prime terapie di questo tipo risale all’agosto 2017 anche se l’adozione negli Usa va a rilento per l’alto costo di queste terapie, che può superare i 400mila dollari per il singolo paziente.

Aggiornato il 08 agosto 2019 alle ore 11:02