Il giudizio della Commissione dell’Episcopato tedesco rappresentò per molti una doccia fredda, tuttavia le speranze si riaccesero agli inizi del 1983, quando fu promulgato il nuovo Codice di diritto Canonico che al canone 1374 non parlava più di scomunica e di massoneria, ma “di giusta pena” da infliggere ai membri di associazioni che complottavano contro la Chiesa. Il problema era stato finalmente risolto? Una secolare contrapposizione era cessata? Niente affatto; il 26 novembre la Sacra Congregazione della Dottrina della fede, rilasciò una dichiarazione dove affermava che il non citare la libera muratoria era dovuto solo a criteri redazionali e chi apparteneva a associazioni latomistiche era in stato di peccato grave e non poteva accedere alla Santa Comunione. Circa un anno dopo uscì su “L’Osservatore Romano” un articolo, che motivava la dichiarazione del 1983. Lo scritto, attribuito da molti al cardinale Joseph Aloisius Ratzinger, sottolineava come il relativismo del metodo massonico, anche se non coercitivo, fosse incompatibile con la dogmatica cattolica.
Da allora le posizioni non sono mutate. Pur nell’assenza di documenti significativi, taluni eventi degli ultimi vent’anni indicano che l’ostilità della Chiesa verso squadra e compasso permane. Lo manifestano, fra l’altro, la dichiarazione del 1992 di Giovanni Paolo II sui gruppi di potere occulto e le pratiche esoteriche, il volumetto pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana nel 2014 dal titolo Dichiarazione circa le associazioni massoniche e l’assordante silenzio che accompagnò l’invito del cardinale Gianfranco Ravasi a un rinnovato dialogo fra Chiesa e libera muratoria. A chiarire ulteriormente la posizione negativa del Vaticano giunse nel 2018 la lettera Placuit Deo di Papa Francesco. In questa epistola il Pontefice metteva in guardia dallo strisciante pericolo rappresentato dal neo-pelagianesimo e dal neo-gnosticismo; il primo risolve il problema della salvezza nell’ambito di un’autonomia radicale, il secondo “presenta una salvezza meramente interiore, rinchiusa nel soggettivismo”. Poco più tardi con l’Esortazione apostolica Gaudete et Exultate il Vescovo di Roma, ritornò sull’argomento denunciando le due eresie quali “sottili nemici della santità”; di massoneria non se ne parlava ma per Aldo Alessandro Mola era a lei che si riferiva il Papa. Se così fosse, visto che la Chiesa è pronta a dialogare con tutti a eccezione dei massoni, bisognerebbe consigliare a questi ultimi di leggersi la Lettera a Demetriade, il Contra haereses e i Philosophumena, almeno ciò consentirebbe loro di conoscere i motivi della dannazione e li eviterebbe di fare la fine del povero Josef K, che ne Il processo di Franz Kafka fu giustiziato senza conoscere il perché.
(*) Scrittore e docente, Gran Maestro dell’Ordine Massonico Tradizionale Italiano, già Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia degli Antichi ed Accettati Muratori.
La prima parte è disponibile qui
Aggiornato il 12 luglio 2019 alle ore 14:02