Parata del 2 Giugno: qualche appunto agli invitati

Agli albori della radio, gli annunciatori della BBC leggevano il notiziario indossando lo smoking. Nessuno li vedeva e avrebbero potuto farlo, teoricamente, in costume da bagno, ma la l’azienda riteneva che la lettura delle notizie fosse un servizio pubblico e che un abito dimesso o stravagante sarebbe stato una mancanza di rispetto per gli ascoltatori.

Il generale Amedeo d’Aosta , cui le unità inglesi resero l’onore delle armi in segno di ammirazione dopo la sconfitta all’Amba Alagi, ordinò ai suoi soldati, pur stremati da freddo e fame dopo mesi di combattimenti, di sfilare davanti al nemico con l’uniforme in ordine, barba rasata e capelli a posto. Questione di dignità e di rispetto.

L’appuntato Sbarretti, il più anziano dei tre carabinieri martiri di Fiesole, ordinò al carabiniere più giovane di farsi la barba prima di presentarsi davanti al plotone di esecuzione tedesco che dopo poche ore li avrebbe fucilati.

Forse era stato educato a quei principi del Galateo del Carabiniere che, scritto nel 1848, precisava che tutti coloro che per specialità della propria condizione devono continuamente trovarsi a contatto con il pubblico hanno maggiori doveri di cura della propria persona e del proprio abbigliamento.

Richiamo queste note perché in occasione della Festa della Repubblica dispiace vedere sul palco presidenziale, ove dovrebbe essere imposto un codice di abbigliamento e di comportamento, ministri della Repubblica che assistono alla parata con camicia sbottonata senza cravatta, alti generali che salutano con occhiale nero inforcato, anonimi invitati che parlano al cellulare – magari stando seduti – durante l’esecuzione dell’Inno Nazionale o mentre sfilano le Bandiere di guerra!

In occasioni così formali vengono trasgredite regole spesso imposte all’ingresso di circoli sociali ove è impossibile sgarrare o a semplici ricevimenti per matrimoni.

Non so se la perdita del valore della forma nei rapporti tra Istituzioni e cittadini e tra gli stessi cittadini sia un fenomeno diffuso anche in altri Paesi ma sarebbe utile talvolta soffermarsi su quanto sosteneva John Ruskin , scrittore inglese dell’800: “La forma non è soltanto parte o un indice di moralità: è la sola moralità”.

Aggiornato il 03 giugno 2019 alle ore 12:15