Apparenze ingannevoli

Un aforisma, un commento L’uomo comunica con la parola, i gesti, le posture, persino con l’abbigliamento. Ma può pensare solo con la testa

Attorno alla fine del XIX secolo, Herbert Spencer, grande sociologo e grande liberale, prevedeva che “L’apparenza tenderà di continuo a diventare un fine primario e l’utilità un fine secondario” e “...la questione ‘che figura farà?’ ha da venire perpetuamente in prima linea”.

Non aveva torto e la realtà dei nostri giorni lo stabilisce chiaramente soprattutto per quel che riguarda la cosiddetta ‘immagine’ che uomini politici, giornalisti e personaggi di varia natura, credono di ottimizzare ricorrendo ai più originali e spesso stravaganti abbigliamenti quando compaiono in televisione. Il loro fine consiste nella spasmodica velleità di imprimersi nella mente dei telespettatori scegliendo modalità estetiche caratterizzate da bassa probabilità e, quindi, capaci di distinguere immediatamente la propria persona dalle altre. Chi non ricorda la pipa di Lama o gli occhiali legati al collo di Bertinotti? Da quei tempi la cosa è divenuta una questione ‘seria’ e, infatti, se ne occupano le così chiamate ‘agenzie di comunicazione’ che suggeriscono ai propri clienti, appunto, il modo migliore per staccarsi da un’apparenza standard, troppo comune. Sorge il sospetto che, se l’apparenza fosse troppo ordinaria, il telespettatore starebbe attento solo al pensiero che il personaggio esprime, cosa che potrebbe risultare dannosa per l’interessato se si considera la massa di banalità che si sentono nei talk-show.

Ad ogni modo, la cosa generalmente dura poco poiché, per le leggi dell’imitazione, l’abbigliamento originale viene non raramente riprodotto da altri anche se non da tutti. Ciò sta accadendo per la cravatta, eliminata da due personaggi su quattro, per la stessa giacca, sostituita da felpe e maglioni, o per la sciarpa, più o meno ‘firmata’ e portata anche sotto il sole o per gli occhiali dai colori più appariscenti. La barba, poi, creduta ancora oggi da molti segno di autorevolezza – ma classicamente era abbinata ad abbigliamenti austeri – mentre è solo peluria, la fa da padrone presso sei o sette giovani su dieci e non può mancare in ogni immagine pubblicitaria. Ma c’è poi chi vuole assolutamente emergere e staccarsi con forza estrema dai fenomeni imitativi altrui. C’è infatti un giornalista, corrispondente dagli Usa, il quale si presenta ostinatamente e quasi comicamente in televisione in camicia e con le bretelle contando presumibilmente sul fatto che pochi ricordino o conoscano Larry King, il peraltro notissimo giornalista americano ora in pensione, che le portava costantemente e da cui il personaggio in questione deve essere stato folgorato . In tutto questo, c’è davvero qualcosa insieme di penoso e di triste. Di penoso perché troppi personaggi non si curano di rivelare l’evidente attenzione narcisistica, ma anche spudoratamente ‘tattica’, che dedicano alla propria persona, dimenticando ogni forma di semplicità e dunque di normale eleganza. Di triste perché, presso il grande pubblico, ciò che alla fine li contraddistingue non è il pensiero, laddove valga la pena di apprezzarlo, ma proprio solo l’apparenza.

Aggiornato il 10 maggio 2019 alle ore 16:46