Memoria: cosa danneggia il nostro cervello

La paura fa sì che la nostra reazione si estenda e comprenda tutto il contesto pauroso. L’apprendimento della paura fa sì cioè che gli stimoli potenzialmente dannosi o nocivi si associno facilmente e velocemente ad altri stimoli presenti in una situazione.

L’essere umano risponde con reazioni di fuga dalla situazione, aggressione o paralisi. Il sistema nervoso umano appresta tutta una serie di reazioni come l’accelerazione del ritmo cardiaco, l’aumento della pressione arteriosa, la sudorazione e la defecazione. Passare per esempio vicino ad un luogo in cui si è avuta un’esperienza negativa fa affiorare sentimenti spiacevoli. Differentemente persone, luoghi, situazioni od oggetti associati a stati gradevoli evocano automaticamente sentimenti di piacere. La risposta appresa della paura ha origine nella amigdala che costituisce la struttura fondamentale della rete cerebrale della paura. Più stimoli dei suoi neuroni danno luogo al potenziamento ed all’apprendimento della paura. Insieme alla amigdala si verificano cambiamenti neuronali nell’ippocampo e nella corteccia prefrontale. A tali cambiamenti corrisponde la paralisi ovvero una delle possibili risposte alla paura, la quale si estende al contesto. Quando si prova paura di un contesto o anche di suoi elementi isolati, la paura viene memorizzata nell’ippocampo ed in regioni adiacenti al lobo temporale mediale. L’interazione prolungata tra la corteccia cerebrale e l’ippocampo stabilizza e consolida la memoria. I ricordi consolidati si “piazzano” nella corteccia prefrontale che li riattiva attraverso le sue reti neurali.

Anche dormire contribuisce a stabilizzare e migliorare l’apprendimento. Un sonno riparatore migliora lo svolgimento di un’attività o il ricordo di quanto imparato il giorno prima, e facilita l’apprendimento del giorno successivo. Durante il sonno riattiviamo e riavvolgiamo quanto appreso contribuendo a renderlo persistente. Anche le emozioni sono fondamentali nell’apprendimento, potenziandolo. Quando si prova una forte emozione si produce un intenso stato di attivazione che modula l’attività sinaptica e la forza dei ricordi. Le emozioni facilitano la persistenza del ricordo attivando l’amigdala che esercita i suoi effetti sull’ippocampo provocando forti associazioni tra ciò che avviene e il contesto in cui avviene.

Le memorie emotive si formano, a differenza di tutti gli altri ricordi, senza bisogno di pratica o ripetizione. Troppe emozioni negative sono scientificamente e medicalmente dannose. Chi ha vissuto un incidente o un’aggressione presenta alterazioni della memoria. Si verifica cioè una fortissima attività del sistema nervoso che libera adrenalina e noradrenalina e attiva l’amigdala che codifica e consolida le esperienze emotive ad esse associate che hanno luogo nell’ippocampo. Un’emozione negativa intensa rimane impressa nel cervello molto a lungo e può essere evocata con grande facilità turbando la stabilità psicologica, allo stesso modo del disturbo da stress post traumatico. Il cortisolo ad alti livelli danneggia la memoria favorendo ricordi parziali per cui si ricordano solo pezzi di un avvenimento e se ne dimenticano tutti i dettagli. Il ricordo è impreciso sebbene a livello soggettivo l’impressione è precisa.

La funzione della memoria, più che all’indietro, sembra volere essere nel futuro, cioè il registrare il più indelebilmente possibile quanto si è vissuto e provato per anticipare le situazioni nuove e future ed imparare a reagire davanti a quelle. Incorporare informazioni dà flessibilità e capacità di adattarsi all’ambiente mutevole e difficile da prevedere. La memoria punta cioè all’utilità, non bada alla precisone.

Aggiornato il 09 maggio 2019 alle ore 15:39