
C’è un dipinto – anzi due, uno a Roma nella Pinacoteca Capitolina e uno al Louvre di Parigi – di Michelangelo Merisi, meglio noto a tutti come Caravaggio, che illustra un giovane, forse un bravo o un nobile e comunque un uomo armato di spada, che viene fermato da una zingara, una gitana come si diceva un tempo ritenendo i nomadi che invadevano le città europee provenienti dall’Egitto lontano, che gli legge la mano. Il titolo dell’opera è “La buona ventura” e oggi risulterebbe sarcastico se si osserva quanto sta succedendo all’estrema periferia di Roma Est, a Torre Maura.
Gli abitanti infatti, non diversamente dai loro simili della Parigi del XV secolo o della stessa Città Santa del XVI e del XVII – all’epoca di Caravaggio appunto – si rivelano incompatibili con una popolazione, oggi definiti “Rom” o “Nomadi” ancor più precisamente nel delirio del linguaggio politicamente corretto ipocritamente imposto. Così come secoli addietro queste popolazioni, provenienti forse in illo tempore da una zona dell’India, misteriosamente scacciate e condannate a peregrinare verso Occidente, risultarono sempre avverse e mai integrabili con le genti europee, oggi continua l’impossibile coesistenza. Ciò che è successo a Torre Maura, come in altre zone di Roma quali Magliana, Montecucco, Massimina, Tiburtino III e Tor Bella Monaca nelle scorse ore, non si discosta lungamente da ciò che avveniva in passato, a dimostrazione dell’impossibilità della tanto vantata integrazione da parte di una certa sinistra radical chic.
Zingari, Gitani, Zigani, Giziani allora, oggi Rom che però non predicono più la “buona fortuna” agli angoli delle strade ma rovistano nei cassonetti, prendono sussidi e chiedono insistenti denaro in elemosina sciorinando interminabili litanie in metropolitana hanno occupato intere zone dell’Urbe. Il fascino bohémien del popolo di Esmeralda di Victor Hugo è scomparso, travolto nelle baraccopoli cittadine, sommerso nei miasmi e nei fumi di scarico delle auto di lusso sulle quali viaggiano i loro capi nullatenenti.
Non è un caso infatti se la gitana del dipinto romano, con agile mossa sottrae un anello alle dita del giovane spadaccino mentre finge di leggergli la mano. Scaltrezza e astuzia non sono mutate se non nelle tecniche e nei metodi, ma oggi non c’è più un genio straordinario a dipingerli… soltanto, a volte, le foto segnaletiche.
Aggiornato il 03 aprile 2019 alle ore 11:43