Non siamo più nel Medioevo

Al tempo di Dante si reputava teologicamente possibile che un uomo malvagio, corrotto da indicibili peccati, morendo venisse condannato ai “roghi dell’Orco” in eterno, ma che per divino permesso, un demonio ne abitasse il corpo mortale, simulando così una vita umana che si sarebbe poi conclusa il giorno stabilito nell’Alto dei Cieli. Questo sarebbe stato per papa Bonifacio VIII, con il suo corpo posseduto da un diavolo mentre la sua anima già pativa i tormenti infernali.

Noi, che oggi viviamo i tempi illuminati della scienza, giammai oseremmo pensare questo di Papa Francesco… ovvero che sul Trono Petrino sieda un cadavere animato da uno spirito impuro che gli fa dire e fare le cose più incongrue e contradditorie. Giammai, noi figli del XXI secolo, non crediamo più a queste fole medievali e riteniamo piuttosto certe sortite del simpatico e da tutti amato Francesco, essere frutto d’un umorismo tutto personale oppure, talvolta, dovute agli sbalzi pressori della carlinga dell’aereo con il quale viaggia. Certamente è così, quello sguardo che muta repentinamente dal sorriso ecumenico a uno in tralice agghiacciante, il cambiar tono e umore all’improvviso, in un tempo d’oscurantismo sarebbe stato attribuito a una presenza tenebrosa. Queste sono superstizioni dei secoli bui, perché Francesco piace, è più che moderno: è contemporaneo, non giudica e non avversa nessuno – a parte il rito latino, i frati francescani e il loro gregoriano, Salvini, Trump, i gilet gialli – distribuisce fraterni abbracci e misericordia ovunque, in un ecumenico pauperismo che lo porta a stringersi al petto quella che il suo antico fondatore dell’Ordine, un hidalgo divenuto poi santo, Ignazio da Loyola, aveva definito “la feccia luterana” per il sangue da questa versato in Europa.

Nei deprecati tempi in cui il Pontefice era sovrano di fatto, non soltanto dal popolo si levavano le pasquinate, ma gli stessi artisti, intellettuali, uomini di cultura benché cristiani – o forse proprio per questo – non mancavano di far sentire la loro voce in dissenso, se il caso. Lo fecero Michelangelo con Giulio II, Benvenuto Cellini più volte, e altri, sino a Giordano Bruno. Non mancarono santi come Filippo Neri a redarguire il Papa, oggi invece al suo fianco si schierano proprio, spesso, i cascami della sinistra abortista e terzomondista. Si additano come nefasti “papi temporali” le casate dei Borgia, dei della Rovere e dei Medici, e oggi invece il potere politico ed economico è accentrato tutto nelle mani di un uomo e di una consorteria che con Cristo ha sempre meno a che vedere, molto più intimamente connesso con “questo mondo” di quanto lo fossero i suoi predecessori nel Rinascimento, che – tra l’altro – ci diedero Arte, Bellezza e Cultura in quantità.

Vedremo a breve se le “profezie di Malachia” hanno predetto il giusto, ma intanto l’Apocalisse si avvicina a passi tardi e lenti dietro le mura leonine.

Aggiornato il 25 gennaio 2019 alle ore 11:57