La Chiesa di Francesco contro la pena di morte

Ancora una “scoperta” ci riserva la Chiesa di Papa Francesco. È contro la pena di morte. A dire il vero la sorpresa è quella di sapere oggi che la Chiesa, quella dei Papi precedenti, non era contro la pena di morte. Cioè era contro quando non fosse stato proprio “necessaria”.

A dire il vero se invece che ai predecessori più vicini, andiamo a quelli un po’ più indietro nel tempo, la pena di morte non era per loro affatto “riprovevole”, non solo, ma da vari Papi, fino a Pio IX che, se non sbaglio è stato proclamato “beato”, veniva applicata per norma e per specifico provvedimento del Papa stesso. A Roma non si tagliavano teste, non si fucilava nessuno, né si appendeva con una corda per il collo senza che il Papa confermasse la sentenza dei suoi giudici, ancorché ecclesiastici. Nello Stato Pontificio, fino alla “sacrilega” irruzione dei Bersaglieri di Porta Pia, si tagliarono teste. Nei casi più gravi c’era pure la “pena di morte aggravata” con la fucilazione nella schiena. “Morte che pe’ l’onore e n’antra cosa”. Come diceva G.G. Belli.

Tutto è bene quel che finisce bene. Cesare Beccaria diede la sua scomunica laica e illuminista alla pena di morte già nel secolo XVIII, ma ebbe sempre una gran paura che la Santa Inquisizione gli facesse, per ciò, passare un brutto guaio. Non era mica “infallibile”.

Già. Perché se oggi la pena di morte è condannata da un Papa infallibile, ieri dei Papi altrettanto infallibili non solo non la condannarono e la ritenevano “necessaria”, e in quanto sovrani temporali, la prevedevano nelle loro leggi e la facevano praticare dai loro giudici e dai loro boia. Erano anch’essi infallibili e non solo Pio IX (che tale si fece proclamare dal Concilio Vaticano I) ma anche tutti i suoi predecessori.

Che, altrettanto “infallibilmente” proclamavano, facevano applicare e personalmente confermavano la pena di morte. Anche con qualche “variazione sul tema”. Fino a primi lustri del secolo XIX a Piazza del Popolo si praticava, infatti, la morte “per esemplarità” mediante “mazzola e squarto” con il condannato fatto a pezzi sul posto da “Mastro Titta”.

Appena ne avrò il tempo e l’occasione mi farò spiegare da qualche teologo questa storia dell’infallibilità che, agli occhi di un profano povero peccatore come me, appare un po’ strana, perché “appartiene” a tutti i Papi, come pure quelli riconosciuti come dei mariuoli, ma vale solo per sostenere quello che dice e fa il Papa “pro tempore” cioè felicemente regnante.

Insomma, se sono molto lieto che Papa Francesco abbia finalmente (e infallibilmente) proclamato il rifiuto e la condanna della pena di morte, sarei ancora più lieto se qualcuno mi spiegasse bene se era infallibile, per caso, Cesare Beccaria, che proclamava lo stesso principio quasi tre secoli fa, oppure i Papi del suo tempo e di quello successivo che continuarono tranquillamente a fare tagliare teste e appendere alla forca i “reprobi” e i sudditi ribelli. Forse sono troppo curioso e, magari, un pochetto cavilloso. Ma dico proprio la verità: quelli che si accontentano troppo facilmente e proclamano infallibili “Quelli che comandano” perché e finché sono loro a “comandare”, non riesco proprio a sopportarli. Quasi quanto i Papi che tagliavano le teste.

 

Aggiornato il 03 agosto 2018 alle ore 16:49