Bettarini junior accoltellato, sigilli all’Old Fashion: perché?

Da alcuni giorni è finito al centro della cronaca Niccolò Bettarini, il figlio della nota conduttrice televisiva Simona Ventura e dell’ex calciatore Stefano Bettarini.

Bettarini junior nella notte tra sabato e domenica scorsa è stato vittima di una violenta aggressione da parte di quattro ragazzi consumatasi all’esterno di una famosa discoteca di Milano, l’Old Fashion, dove il giovane aveva trascorso la serata. Uno degli aggressori (che sono stati tutti fermati e identificati dalla polizia) era armato di punteruolo e ha inflitto ben undici colpi al figlio della Ventura. Il 19enne, che fortunatamente non è mai stato in pericolo di vita, lunedì ha subito una lunga operazione per ricucire il nervo dell’avambraccio lesionato durante l’aggressione. Secondo le prime ricostruzioni Niccolò avrebbe preso le difese di un amico preso di mira dal gruppo di delinquenti. Saranno le indagini a fare chiarezza sui motivi che hanno portato questi soggetti a compiere un simile gesto.

Vorrei invece porre l’attenzione su un’altra notizia, legata a questa brutta storia, che è rimasta secondaria, di poca importanza per molti ma non per tutti: la chiusura della discoteca Old Fashion. Il titolare del locale pochi giorni dopo l’accaduto si è visto infatti sospendere la licenza per trenta giorni dalla Questura di Milano. Un provvedimento che, si legge nella nota della Questura, è stato emesso “al fine di evitare il ripetersi di episodi violenti”, una vicenda che arreca “danno per l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini”. La domanda sorge spontanea: l’aggressione è avvenuta all’interno del locale? No, a centinaia di metri da dove si trova la discoteca, addirittura in una via diversa rispetto a quella del locale.

Quali sono quindi le responsabilità? La discoteca è inoltre risultata fondamentale nell’aiutare le forze dell’ordine, mettendo subito a disposizione i video delle cinque telecamere esterne. Non solo: sono stati proprio gli addetti alla security del locale a lanciare l’allarme alla polizia appena accortisi della rissa che si stava consumando in lontananza. Come può essere quindi giustificato questo provvedimento? In quali comportamenti avrebbe peccato l’attività? Il titolare di una discoteca dovrebbe rispondere dei comportamenti criminali commessi dai suoi clienti lontano dalla sua sede di lavoro? Risulta inoltre impossibile che l’aggressore armato di punteruolo possa aver fatto ingresso nel locale visto che la sicurezza dell’Old Fashion è dotata di metal detector e che il controllo all’entrata è severissimo. È più probabile che se ne sia impossessato una volta uscito, semmai abbia mai fatto accesso in discoteca durante la serata. Anche questo ancora non è chiaro. E poi il fatto che all’interno della discoteca non sia successo niente ci fa capire quanto le misure di sicurezza adottate dall’attività funzionino.

Non si riesce quindi a comprendere quali siano le responsabilità oggettive che possono aver portato alla sospensione dell’attività. Sarebbe opportuno che, prima di procedere con i sigilli, ci fossero delle motivazioni chiare. Trenta giorni possono sembrare poca cosa ma basti pensare a tutti i dipendenti che passeranno il mese di luglio senza uno stipendio e ai danni economici di una discoteca che vede preclusa l’attività in un periodo fruttuoso della stagione estiva. Per non parlare dei danni d’immagine che con il tempo saranno ancora più devastanti.

Chissà se la risonanza mediatica ha influito sulla decisione della Questura. Magari dalle indagini verrà fuori che in tutta questa storia l’Old Fashion ha delle responsabilità. Ma se così non fosse?

Aggiornato il 04 luglio 2018 alle ore 14:20