La pista “Mafia-Appalti”: le affermazioni del procuratore De Luca

L’audizione del procuratore capo di Caltanissetta, Salvatore De Luca, davanti alla Commissione parlamentare antimafia ha segnato un momento di rottura, confermando in modo inequivocabile la centralità del dossier “Mafia-Appalti” come concausa primaria della strage di via D’Amelio. Le sue dichiarazioni sono state definite “senza precedenti” per la loro nettezza e per l’autorevolezza della sede in cui sono state pronunciate, offrendo una nuova, solida prospettiva sulla ricerca della verità che coincide con la storica posizione della famiglia di Paolo Borsellino.

LE CLAMOROSE AFFERMAZIONI IN COMMISSIONE ANTIMAFIA

Il procuratore De Luca, con i suoi sostituti, ha presentato un lavoro investigativo definito “monumentale” dalla stessa presidenza della Commissione. Il cuore delle sue affermazioni ruota attorno all’attività che Paolo Borsellino stava portando avanti con intensità prima del 19 luglio 1992, ovvero la sua attenzione sul rapporto “Mafia-Appalti” redatto dal ROS dei Carabinieri (colonnelli Mario Mori e Giuseppe De Donno).

De Luca ha affermato che, pur non escludendo altre piste e pur avendo filoni di indagine aperti su diverse ipotesi, la concausa su cui il suo ufficio ha trovato “maggiori elementi e maggiori riscontri è proprio la pista Mafia-Appalti”. Il magistrato nisseno ha individuato due precondizioni (l’isolamento di Falcone e Borsellino) e una concausa (la vicenda mafia-appalti) come elementi che hanno portato alle stragi del ‘92.

De Luca ha posto sotto accusa l’operato della Procura di Palermo nel periodo guidato da Pietro Giammanco, sostenendo che una gestione non tempestiva e inopportuna del dossier “Mafia-Appalti” abbia contribuito a dare a Cosa Nostra la convinzione che la Procura, con l’eccezione di pochi, fosse meno incisiva e quindi attaccabile. Ha criticato lo “scetticismo manifestato su questa pista” in passato. In modo particolarmente polemico e diretto, De Luca ha bocciato senza appello la cosiddetta “pista nera” (legata al terrorista Stefano delle Chiaie), definendola “zero tagliato”, cioè non sostenuta da alcun elemento probatorio credibile. Queste affermazioni sono senza precedenti in quanto il capo di un ufficio giudiziario che indaga sulle stragi indica pubblicamente e in modo così netto la pista investigativa ritenuta più fondata e, allo stesso tempo, critica l’operato della Procura di Palermo antecedente l’arrivo di Gian Carlo Caselli.

LA COINCIDENZA CON LA POSIZIONE DELLA FAMIGLIA BORSELLINO

La posizione espressa dal procuratore De Luca trova una perfetta e significativa coincidenza con la tesi sostenuta da tempo dalla famiglia Borsellino, rappresentata dal legale Fabio Trizzino, genero del giudice. L’avvocato Trizzino ha più volte sottolineato in Commissione Antimafia l’importanza del dossier “Mafia-Appalti”, evidenziando come Borsellino abbia vissuto “l’inferno nel suo ufficio” per l'attività che stava svolgendo, in particolare per la sua volontà di indagare su quel filone.

Trizzino e Lucia Borsellino, figlia del magistrato, hanno denunciato il “più grande depistaggio della storia” e il fatto che la sottrazione dell’agenda rossa, insieme all’avvio del depistaggio, sia avvenuta per mano di “un corpo dello Stato che agisce”, una tesi che sottintende il coinvolgimento di soggetti esterni a Cosa Nostra, in cointeressenze di potere economico e politico. Secondo Trizzino, il vero problema era l’isolamento e la sub-attività di delegittimazione che Borsellino subì “all'interno degli ambiti in cui svolgevano il loro difficile compito”, un elemento che si allinea perfettamente con l’analisi di De Luca sul contesto della Procura Giammanco.

La convergenza tra l’analisi del procuratore di Caltanissetta, che indica il dossier “Mafia-Appalti” come concausa primaria basandosi su riscontri investigativi, e la convinzione della famiglia Borsellino, che punta il dito contro i “gruppi di potere e potentati economici” che il giudice aveva messo in pericolo, rafforza drasticamente la credibilità di questa pista, aprendo la strada verso una verità a lungo cercata e contrastata.

Aggiornato il 10 dicembre 2025 alle ore 09:55