Il capitalcomunismo

Karl Marx fallisce nell’opinione che vi sarà la dittatura del proletariato, la centralizzazione dell’economia diretta dal proletariato, per evitare la caoticità dell’economia capitalistica concorrenziale che finisce in mano a pochissimi imprenditori, ma prevede realisticamente la “macchinizzazione” dell’economia. Grandi imprese e macchinizzazione accentuata riducono inevitabilmente l’apporto umano. Quindi, disoccupazione, crollo dei consumi, caoticità sociale. Ne consegue o ne conseguirebbe, a detta di Marx, il bisogno di superare il capitalismo, con una regolarizzazione centralizzata dell’economia gestita dal proletariato. Come ho detto, questa ipotesi in parte è fallita. Il proletariato scompare con la scomparsa dell’apporto del lavoro umano. Con ciò vi è una contraddizione fondamentale nella teoria di Marx. Il proletariato non sopravvive alla borghesia, anzi la borghesia lo annienta con le macchine. Marx è un pensatore dialettico, tiene conto della contraddizione. Magari inavvertitamente, però ne tiene conto. E dunque scavalca se stesso. Come scavalca se stesso?

Considero quanto dichiara Elon Musk, a quanto scrivo da decenni, a quanto ovviamente scrive Marx. E cosa scrive Marx? Che perverremo ad una società in cui il lavoro sarà minimo, la produzione enorme, ma la distribuzione dovrà essere fatta secondo i bisogni sociali. Chiarisco perché è di un’importanza epocale. Scrive Marx: “Da ciascuno secondo il suo lavoro, a ciascuno secondo i suoi bisogni” (Critica al Programma di Gotha). Siamo in una totale eliminazione del rapporto lavoro-salario, che è la base delle teorie sia capitalistiche che marxiste, anche se in versione differenziata. Il lavoro non è più il metro della retribuzione. Tutto ciò che io ho scritto si basa su questo elemento, e tutto ciò che Elon Musk dichiara si basa su questo elemento. La base del capitalismo non è più il lavoro, come fonte di retribuzione e di valore. Il capitalismo ha concluso la sua grandiosa finalità: l’automazione, la sostituzione del lavoro umano con le macchine.

Insorge, appunto, il dilemma. Come possono vivere persone che non lavorano o lavorano minimamente? In una visione non privata dell’economia come teorizzata da Marx, la soluzione è semplicissima, lo Stato diretto dal proletariato, anche se non è più proletariato, distribuisce la ricchezza sociale rendendola socializzata. Cosa che il privato non farebbe. Ma poiché una dittatura del proletariato non esiste e non esisterà, chi sarà il soggetto della redistribuzione? Elon Musk azzarda un’ipotesi: saranno i capitalisti a gestire la concessione di un salario universale a persone che non lavorano o lavorano pochissimo. Spingendosi a sostenere che uno può lavorare o non lavorare e non cambia niente. Il lavoro come libera iniziativa del soggetto, però il salario resta immutato. Da decenni, sostengo la medesima idea, anche se non necessariamente collegandola al capitalismo economico. Il soggetto distributivo non è necessariamente l’impresa privata, la quale recurerebbe l’elargizione, facendo acquistare.

Entriamo in un terreno minato, non esplorato. E le strade si biforcano. Elon Musk,  Bill Gates, Sam Altman, che si sono occupati della faccenda, non affrontano un altro problema. Quale problema? Un problema stupefacente. Lìumanità ha sempre invocato il tempo libero, ma che farebbe con il tempo libero? Marx è iperottimista: insieme a Friedrich Engels fantastica di un uomo che liberato del lavoro manuale si dedica al lavoro intellettuale, spingendosi alla certezza che tutti gli uomini, ripeto: tutti gli uomini diventeranno geniali, in quanto, a suo criterio, la povertà mentale deriva dalla povertà sociale e dal lavoro manuale. Un uomo costretto al lavoro manuale non ha il tempo per altro, ma sciolto dal lavoro manuale diventerà creativo.

Ho scritto anche la biografia di Friedrich Nietzsche ed è su questo campo che, nel vero senso della parola, Nietzsche impazzisce. Dopo un breve momento in cui crede che il tempo libero permetterebbe agli uomini la creatività, dico a tutti gli uomini, capovolge l’idea ed è terrorizzato dalla possibilità che il tempo libero sia impiegato dalle moltitudini per strangolare la cultura. Cioè: potendosi dedicare alla cultura, la abbasseranno. È terrorizzato dal tempo libero universale. Non vuole la miseria della gente, ma non vuole che tutti mettano mani e mente nella cultura e nell’arte. Sarebbe un abbassamento obbligato. C’è dell’altro. In un breve saggio di molti anni fa, sostenevo anche un’altra ipotesi, che l’eccesso di tempo libero, per gente che non sa che fare, potrebbe degenerare i comportamenti sociali, violenza, noia, droga, conflitti e così via. Insomma, non è affatto certo che il tempo libero sia elevazione dello spirito. Come riteneva Marx.

Il limite delle teorie di Musk, di Altman, di Gates è che vedono solo l’aspetto economico dell’evento e non anche l’aspetto esistenziale, il che fare nella giornata. In ogni caso è fondamentale tenere conto dell’evento. Stiamo sprecando risorse gigantesche quando, tra pochissimo tempo, tutto ciò per cui oggi ci indaffariamo non avrà alcun valore. Pensiamo a qualcosa che giustifichi l’esistenza, in un’epoca in cui sarà possibile dedicarci a scopi immensi senza il peso della maledizione del lavoro per vivere.

Non bisogna, rispetto alle proposizioni dei grandi capitalisti americani, avere una opinione di generosità, quasi che si rendessero conto di aiutare i non occupati o scarsamente occupati. In realtà, quello che loro largirebbero è ripreso dagli acquisti, danno perché la gente possa comprare, dicevo. In ogni caso un profitto esisterà, anche se diminuito. Ma la questione non va interpretata in questo senso. Tali proposte hanno un fine importantissimo: lasciare in pugno l’economia al grande capitale. Giacché il terrore della modificazione strutturale dell’economia può avere un esito sconvolgente: che l’economia divenga totalmente statale, totalmente sociale, ossia un’economia che non ha il minimo profitto, ma sia distribuita secondo i bisogni. Sarebbe il marxismo puro. Ma con una avvincente apertura, mantenere lo spirito capitalista in quanto imprenditore inventivo, non in quanto mosso dal profitto. Sarà lo scontro del XXI secolo. Tra coloro che comunque antiveggenti,  comprendono la situazione che nascerà dall'automazione radicale, ma vogliono mantenere l’impresa privata e in qualche modo il profitto, e coloro i quali vogliono una socializzazione estrema e la spartizione della produzione tra i cittadini in quanto la società diventa proprietaria. Insomma, il comunismo, senza passare per la dittatura del proletariato.

È la prima volta che invece di considerare le variazioni dei rapporti di classe, classe dominante e classi dominate in termini di plusvalore e pluslavoro, si ha invece una produzione che non sfrutta nessuno. Sembrerebbe il paradiso terrestre prima del peccato originale, dove Adamo ed Eva senza lavorare coglievano i frutti. La storia compirebbe il suo giro. Ma conserva il peccato originale, ossia il sudore della fronte e il dominio di Caino. Saremo capaci di tornare al paradiso terrestre? Tutti possono avere tutto? O invece si aggraverà la voglia di dominio e ricchezza di pochissimi sulla povertà di moltissimi?

Aggiornato il 01 dicembre 2025 alle ore 11:11