Legge elettorale, Tajani invoca un sistema proporzionale

Il dibattito sulla legge elettorale entra nel vivo. Per Antonio Tajani è arrivato il tempo di confronto sul sistema di voto. Secondo il vicepremier e ministro degli Esteri, segretario di Forza Italia, è una necessità. Perché l’attuale legge elettorale “può produrre distorsioni e instabilità. Noi pensiamo a un proporzionale con premio di maggioranza. Permette la governabilità e anche l’espressione e la rappresentazione di tutte le forze, con le loro specificità. Io non metterei il nome del candidato premier sulla scheda, anche perché allo stato non so quanto sia compatibile con la nostra Costituzione. Invece, sì a premio e clausola di sbarramento. È il sistema migliore per tutti”.  Gli fa eco Stefano Benigni, deputato e vicesegretario forzista. “La legge elettorale – afferma – incide profondamente sulla credibilità e la stabilità del Paese. In passato, leggi elettorali che non consentivano di avere una maggioranza certa in Parlamento hanno determinato un continuo cambio di governi e, di conseguenza, la crescente sfiducia dei cittadini. Oggi vogliamo cambiare questo paradigma”.

Per Benigni, “una legge elettorale con un premio di maggioranza permette di avere una maggioranza chiara e netta già il minuto dopo lo spoglio: chi prende anche un voto in più ottiene i seggi necessari per governare. Questo garantisce innanzitutto chiarezza e trasparenza nei confronti dei cittadini, chi vince va al Governo, chi perde va all’opposizione. In passato, l’assenza di una maggioranza netta ha creato situazioni anomale, con alcuni partiti del centrodestra che sono finiti a governare con il centrosinistra, fino ad arrivare ai governi tecnici. Non vogliamo cambiare la legge elettorale perché abbiamo paura di perdere, ma per garantire stabilità al Paese. Siamo convinti che, al di là degli interessi dei singoli partiti o delle coalizioni, i cittadini possano tornare ad avere fiducia nella politica solo se la politica stessa dimostra maturità e responsabilità. La sfiducia delle persone nasce dal fatto che negli ultimi vent’anni troppo spesso i governi non sono stati indicati direttamente dai cittadini, ma sono nati nei palazzi, e non erano espressione del sentimento maggioritario del Paese”.

Gaetano Azzariti, docente di diritto costituzionale, in un’intervista a Repubblica, sostiene che “dal Porcellum le regole elettorali vengono cambiate in modo compulsivo, al fine di evitare le sconfitte o di rendere più difficile la vittoria dell’avversario. Dal 1993 abbiamo avuto ben quattro leggi elettorali, due delle quali dichiarate incostituzionali, e una terza, quella attuale, con forti criticità costituzionali”. Si cambia in base alla contingenza politica? “Sì. Ora – afferma ancora Azzariti – queste elezioni hanno dimostrato che se i due blocchi sono compatti, e non come nel 2022 quando il centrosinistra si è presentato disunito, la partita è aperta”. Quanto all’astensionismo Azzariti è convinto che “abbia anche origine dall’illusione della cosiddetta democrazia maggioritaria, ricercata dopo il referendum del 1993”.

Aggiornato il 26 novembre 2025 alle ore 17:27