Non è un segreto che più di qualcuno a sinistra vorrebbe fare lo sgambetto a Elly Schlein. Le recenti dichiarazioni rubate all’ormai celeberrimo consulente del Quirinale, Francesco Garofani, sotto il succulento strato di odio verso il Governo e Fratelli d’Italia, nascondono una precisa dichiarazione d’intenti. Spodestare dalla guida dell’alternativa al centrodestra Schlein, riunendo sotto un unico cielo tutti quei progressisti che sono rimasti bruciati dal radicalismo della segretaria del Partito democratico. Adda veni l’Ulivo, il nuovo Ulivo, e l’intraprendente Ernesto Maria Ruffini – già ribattezzato da qualche collega Mister tasse – può vantare l’appoggio di quel Romano Prodi (e il suo“interesse con cui segue” il percorso di Più uno) che con l’Ulivo riuscì a battere la destra.
Il piano dell’ex direttore dell’Agenzia delle entrate è duplice: attingere al bacino sempre più vasto degli astenuti, “svuotando” contestualmente il mare magnum del Nazareno, non privo di crepe e correnti. Un incessante e meticoloso lavoro di networking è stato svolto per quasi un anno da Ruffini e i suoi, girando per vari comuni, parrocchie e parrocchiette, parlando ai progressisti moderati e cattolici, i cui interessi sono stati spesso messi da parte dal Pd e dal Movimento 5 stelle. Quest’ultimo addirittura, con Giuseppe Conte già in abito da primarie, si è addirittura lanciato sui temi cari al centrodestra come la sicurezza nei centri urbani. Ma i comitati di Più uno non sono certo i dipartimenti regionali del Pd, e non hanno a capo una superstar della politica come Matteo Renzi, che sogna ancora una Casa riformista che dovrebbe mettere le fondamenta nel 2026 ed essere inaugurata nel 2027. L’asso nella manica di Ruffini potrebbe essere una spintarella da quei politici di lungo corso che hanno vissuto sulla loro pelle l’esperienza dell’Ulivo, proprio come Prodi.
Di questo si parla nelle cene super partes tra scontenti del campo largo. Usando anche parole che spaventano a morte Schlein, come “lista civica nazionale”, “federatore” e “basta partiti-stampella”. Altro che gamba moderata del Pd, Ruffini vorrebbe una coalizione progressista senza confini interni tra partiti che innalzano i cartelloni con i volti dei loro rappresentanti. I riformisti del Partito democratico, i Cinque stelle e i vari agglomerati del campo largo che vengono tenuti in un angolo si sarebbero stancati della logica che chi fa più voti ci mette la faccia (e il simbolo), e Ruffini questo lo sa bene. L’ex direttore di Agenzia entrate sa anche che negli spazi tra i vari steccati costruiti dalla coalizione di sinistra si trovano milioni di italiani che non votano, che si sono stancati di programmi-liste della spesa e di congressi che ricordano i red carpet delle feste tra vip. Infatti, considerando l’astensionismo selvaggio italiano, l’odierno campo largo è molto stretto.
Fa bene il centrodestra a proclamare la propria unità, solidità e comunione d’intenti, perché con l’ipotesi di golpe a sinistra a mo’ di spada di Damocle sulla testa di Elly Schlein si è ufficialmente inaugurata la corsa alle Politiche.
Aggiornato il 21 novembre 2025 alle ore 13:28
