In un panorama politico sempre più polarizzato e urlato, dove il patrimonio morale e la storia vengono spesso strumentalizzati per fini immediati e di parte, la voce di Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone, risuona come un grido di dolore e dignità. Il noto giornalista Enrico Mentana ha scelto di dedicare un ampio e toccante spazio alla sua amarezza, riportando una presa di posizione netta che non ammette repliche.
IL POST DI MENTANA: L’ECO DELL’INDIGNAZIONE
Enrico Mentana, attraverso il suo influente canale social, ha amplificato la posizione di Maria Falcone, trasformando la sua critica in una potente lezione civica. Il cuore del post di Mentana è la profonda delusione espressa da Maria Falcone nell’assistere alla sistematica e indiscriminata strumentalizzazione del nome di suo fratello, Giovanni, nelle attuali “diatribe e polemiche politiche”. Il giornalista ha riportato l’essenza del messaggio della sorella: un accorato appello al buon gusto, al rispetto e alla sobrietà istituzionale.
La citazione, implicita o esplicita, è chiara: la memoria di Giovanni Falcone è un bene comune, un simbolo sacro della lotta dello Stato contro la criminalità organizzata. Non può e non deve essere “tirata per la giacchetta” da una fazione o dall’altra, ridotta a un mero slogan elettorale o un’arma retorica.
LA POSIZIONE DI MARIA FALCONE: UNA QUESTIONE DI BUON GUSTO
La posizione di Maria Falcone è di una lucidità disarmante e una severità morale ineludibile. Il suo dispiacere non è solo personale; è il lutto di chi vede la santità civile del proprio congiunto profanata dal rumore e dalla superficialità del dibattito contemporaneo. Maria Falcone non sta entrando nel merito delle questioni politiche specifiche, ma sta difendendo il valore universale e super partes del sacrificio di Giovanni.
IL DISPIACERE. Il suo dolore nasce dall’aver sentito nominare, ancora una volta, il fratello in contesti di bassa polemica o in schieramenti opposti che ne rivendicano l’eredità in modo esclusivo e spesso distorto.
LA DIATRIBA POLITICA. La sua critica è rivolta a chi, in un eccesso di retorica, usa il nome di Falcone per legittimare la propria posizione o screditare l’avversario. Giovanni Falcone è un simbolo dell’unità dello Stato, non un manifesto di parte.
LA QUESTIONE DI BUON GUSTO. Questo è il punto focale. Per Maria Falcone, l’astenersi dal citare la memoria del giudice nelle liti politiche non è solo una scelta di cortesia, ma un imperativo etico. È un atto di rispetto istituzionale verso chi ha dato la vita e verso l’enorme significato che il suo sacrificio ha per la Nazione intera. Come già rimarcato sulle colonne di questo giornale nell’articolo di Claudia Diaconale.
PERCHÉ LE SUE PAROLE SONO SIGNIFICATIVE ORA
Le parole di Maria Falcone, veicolate da Mentana, assumono un peso e un significato straordinario in questo momento storico, per diverse ragioni:
1) Custode della memoria: Maria Falcone è la presidente della Fondazione Falcone e l’ultima e più autentica custode della memoria e del pensiero di suo fratello. Quando parla lei, parla idealmente la voce stessa di Giovanni, richiamando tutti, e specialmente la classe dirigente, al dovere di onorare quella memoria con i fatti e non con le parole vuote.
2) Contro la sloganizzazione: in un’epoca di iper-comunicazione e semplificazione mediatica, la storia complessa e tragica del Paese viene ridotta a slogan da social media. L’appello della sorella è un monito a non banalizzare il sacrificio di un eroe civile, mantenendo la sua figura nell’alto e difficile piano della lotta alla mafia e della riforma della giustizia.
3) Unità istituzionale: la sua richiesta di non “tirare per la giacchetta” Falcone è, in sostanza, una richiesta di ricomposizione dell’unità sul piano dei valori fondanti della Repubblica. Ci sono figure che, per la loro statura morale e il loro sacrificio, dovrebbero essere intangibili e porsi al di sopra delle lotte quotidiane.
Maria Falcone ci ricorda, con la sua sofferenza, che la lotta alla mafia non è un argomento da dibattito televisivo, ma un impegno solenne che esige serietà, rispetto e, soprattutto, l’onestà di non usare i morti per guadagni politici di breve termine. La memoria di Giovanni Falcone è sacra, e tale deve restare.
Aggiornato il 18 novembre 2025 alle ore 10:23
