#Albait. Contro il Leviatano delle bollette pazze e le restituzioni coatte

È difficile spiegare la situazione dell’Italia e dell’Europa, in tempi di crisi finanziaria e di guerra.
I dati economici non sono confortanti: la crescita è minima, aumentano gli occupati ma la produttività resta ferma. La ricchezza è più concentrata. Circa l’80 per cento degli italiani si divide una torta più piccola. L’analisi dei quintili (i cinque segmenti che compongono l’intera popolazione) mostra quanto sia diffusa la povertà. I beni non alimentari costano poco, molte famiglie si liberano dell’eccesso accumulato e i poveri aumentano.

Alla ricerca della ricchezza perduta

Con i moderati ritmi di crescita di quarant’anni fa dovremmo avere un prodotto nazionale non inferiore a quattro miliardi. Ne produciamo due e mezzo scarsi. La concentrazione della ricchezza in poche mani ci fa produrre di meno. Non ci fidiamo. Il mercato si basa sulla fiducia. Il tradimento parte dallo Stato. Quarant’anni fa il differenziale retributivo era a favore del privato: il rischio di perdere il posto andava premiato con stipendi più alti. Oggi il settore pubblico garantisce redditi alti e sicurezze. A essere premiata non è la competenza, è il diritto giuridico a mantenere il posto di lavoro. Una dimostrazione? Per il rinnovo contrattuale dei metalmeccanici l’aumento salariale sarà di cento euro. Per la scuola, centoventi. Pochi, santi e benedetti ma il privato è pagato sempre meno.

I risparmi a tagli lineari sono ingiusti, lo spreco aumenta

Quando lo Stato vuole risparmiare fa tagli lineari, cioè non sa cosa elimina. Taglia da una parte e aumenta le soglie degli affidamenti diretti per lavori e servizi. Risultato: si fanno meno cose con più soldi. Per sostenere le famiglie c’è un bonus sulle bollette elettriche. Sappiamo però che paghiamo un acquirente unico e una rete di distribuzione che hanno profitti certi. Tassare, rendere un sistema costoso e poi istituire dei bonus è sadico. Con una legge delega le imprese di rete potranno presto ottenere il pagamento delle bollette, anche quelle contestate, senza passare dal giudice. La tutela del contraente debole è sparita. Come se le “bollette pazze” non esistessero. E non consideriamo i costi di questi bonus. Emblematico fu il “bonus di Natale” in busta paga. Il costo amministrativo fu di cento euro contro gli ottanta distribuiti.

La forza bruta contro i consumatori e i cittadini

La legge è diventata forza contro i cittadini. Possiamo dire: “Sono le élite, bellezza”. Un governo Prodi inventò un sistema di multe se, in caso di frode alimentare, fosse pubblicato il nome dell’azienda colpevole. Le indagini giornalistiche sulle frodi spariscono. È giusto? Ovviamente no. La gestione patrimoniale dei diritti riduce i margini di libertà dell’individuo. Il potere collettivistico produce anche una giustizia lenta, costosa, incerta.

Un payback può capitare a tutti

I fornitori di dispositivi medici agli ospedali furono obbligati dal governo Renzi a restituire alle regioni parte dei loro fatturati, per beni regolarmente venduti attraverso appalti. La misura è stata difesa anche dal centrodestra. È una legge assurda, ovviamente. Eppure la Corte Costituzionale ne conferma la legittimità. Con la stessa logica, si potrebbe chiedere agli insegnanti di restituire parte dello stipendio perché troppi alunni restano ignoranti. Il principio è chiamato payback. L’effetto imprevedibile è che negli ospedali molte cose potrebbero non funzionare più come il Pronto Soccorso. Le imprese che forniscono gli ospedali evaporano, noi possiamo morire. Anche i politici, se capitassero in un’emergenza. Lo Stato e le regioni sprecano, i privati pagano. È un principio di irresponsabilità da re assoluto. Orribile, odioso, che produce declino. Le piccole imprese e i consumatori sono uguali. Il privilegio è per quei pochi che hanno il novanta per cento della ricchezza.

Economia e difesa della libertà

Va tutto male? No. Siamo pur sempre un Paese libero nel quale la critica è ammessa. Salvo querela temeraria del potente o del dirigente che non paga di tasca l’avvocato. L’Italia oggi ha natalità in calo, ricchezza stabile e sempre più concentrata, una politica che parla di pace ma promette guerra. Il no al riarmo di Cinque Stelle e Lega facilita il compito di nemici esterni dichiarati. I russi e gli estremisti islamici promettono morte ogni giorno. Accade ai cristiani del Sudan, oggi. L’Europa non sarà mai toccata da simili violenze? Lo dicevamo anche agli ucraini, il giorno prima dell’invasione. Oggi ripetiamo: “Figurati se i populisti o i sostenitori di Hamas vogliono impoverirci o distruggerci!”.

Personalmente me lo figuro benissimo. Per questo è necessario che il popolo torni alla partecipazione, a chiedere uno Stato più rispettoso, grande, forte, fondato sul rispetto del diritto e della libertà individuale. Possiamo averlo, con l’Europa che non c’è. Quella dove la sovranità è del popolo, non dei governi.

Aggiornato il 07 novembre 2025 alle ore 13:05