Se anche il simbolo di Mani pulite rottama la Repubblica giudiziaria

In principio fu il capo supremo del pool, l’aristocratico Francesco Saverio Borrelli, a fare pubblica ammenda per il “disastro seguito a Mani pulite” e a riconoscere pubblicamente che proprio “non valeva la pena buttare all’aria il mondo precedente per cascare poi in quello attuale”. Dopodiché, in tempi più recenti, arrivò il turno di Piercamillo Davigo, l’irremovibile manettaro secondo cui “non esistono innocenti, ma solo colpevoli non ancora scoperti”, a ritrovarsi egli stesso, suo malgrado, nella condizione di “scoperto” e “colpevole” con l’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sulla fantomatica loggia Ungheria. Adesso, invece, tocca a lui, all’ultimo bastione del mitico pool milanese, il già ministro e fondatore di Italia dei valori Antonio Di Pietro, l’ingrato compito di sposare con inscalfibile convinzione quella che è, da sempre, una storica battaglia della coalizione di centrodestra.

Sì alla separazione delle carriere dei magistrati, no alla “giustizia domestica” e allo “strapotere del Consiglio superiore della magistratura”, ribadisce ad ogni occasione utile un inedito e inatteso Di Pietro, secondo il cui punto di vista la riforma in questione contribuirebbe in larga misura a responsabilizzare i pm, conferendo loro maggiore forza e autonomia, e a ridimensionare al contempo l’enorme potere di cui godono oggi le correnti. Una scelta ponderata e alquanto significativa quella dell’ex pubblico ministero, da oltre un trentennio simbolo indiscusso dell’italico giustizialismo più radicale, che fa segnare un passaggio epocale nella travagliata vita giudiziaria del Belpaese: la definitiva archiviazione dell’esasperato manipulitismo della prima ora, probabile preludio alla fine della sanguinosa guerra dei Trent’anni tra politica e magistratura. In estrema sintesi, la netta, e per molti versi inaspettata presa di posizione di Antonio Di Pietro sul tema della riforma, potrebbe coincidere con la decisiva rottamazione della Repubblica giudiziaria eretta in Italia a partire dal 1992, proprio a seguito della violenta deflagrazione delle inchieste di Mani pulite.

Aggiornato il 06 novembre 2025 alle ore 11:14