
“Nessun trattato di pace deve essere ritenuto tale se stipulato con la tacita riserva di argomenti per una guerra futura”
Immanuel Kant, Per la Pace Perpetua – 1795
Nulla di nuovo per l’Umanità se non lo scimmiottamento politico, specie quello europeista, spiazzato dalla vivace strategia trumpiana, in parte accodato alla stessa, ma non in grado di comprendere finalità e pianificazione dell’Amministrazione americana.
La politica governativa italiana in funzione ancillare non ha perso occasione per rivendicare presunte partecipazioni e coinvolgimenti nell’internazionale processo che ha condotto all’attuale stato di tregua.
Il presidente del Consiglio è stato magnificato come l’unica donna presente alla cerimonia di Sharm El Sheikh, dopo l’oscuramento della Trimurti europeista: von der Leyen, Kallas, Metsola, a dimostrazione della non considerazione internazionale degli europeisti di professione e dei loro pretoriani che invocano, a vuoto, “più Europa”, lontani dal comprendere che pur moltiplicando il niente il risultato resta immutato.
La maggioranza, pur rivendicando il nulla, assicura la centralità italiana in un vago cammino verso la pace, inviando derrate per la denutrizione, cemento e materiale edile per la ricostruzione, carabinieri per l’ordine pubblico. Necessario ed encomiabile il primo impegno, aleatori i successivi, dettati più da esigenze economiche nazionali e dalla necessità di esserci ed apparire.
Un robusto contingente di carabinieri certamente sarebbe più utile al contrasto del nostro crimine organizzato e/o alla riappropriazione di territorialità in svariate aree urbane.
Del resto il tutto è in linea con la strategia di un governo che utilizza, alla perfezione, la gran visibilità sulla scena internazionale, come scudo per una pochezza d’incisività operativa, per un sostanziale mutamento del Paese, delle sue criticità, delle sue deficienze, delle sue carenze, per un suo più rassicurante futuro.
L’opposizione rivendica afflati corposi in supporto della condizione palestinese, con posizioni ed operazioni lontane e distanti da qualsivoglia ragionamento politico. Intanto la sofferenza per la non libertà del popolo palestinese, maieuticamente, si è sviluppata ed innervata con l’arrivo della presidenza Trump.
Al tempo del democratico Biden la protesta era soffice, edulcorata, non di massa, con un basso tasso di violenza. L’avvicendamento alla Casa Bianca procurando, all’opposizione italiana e alla sinistra occidentale, sconforto, delusione e per certi versi impotenza, ha funzionato come cartina di tornasole evidenziando senso, motivazioni, scopi, obiettivi e strategie di una sofferente sinistra occidentale. Banali, insignificanti, pretestuose operazioni apolitiche, quali la flottiglia diretta sulle spiagge di Gaza in cerca di notorietà, hanno assestato un doloroso fendente alla storica nobiltà della lotta politica della sinistra del XX secolo.
Insomma, Destra, Sinistra e Centri vari non hanno tralasciato il tempo della strumentalizzazione, della retorica, dell’opportunismo, raccontando opinioni ed interessi su un conflitto complesso, lontani da preziosi ragionamenti sul passato e sull’imminente futuro di questi popoli, quanto mai nebuloso.
Una politica attenta non può scambiare un armistizio con la pace, non può esprimere enunciati secondo la vicinanza o meno al presidente Usa, ritornando a Kant, ricordiamo la sua distinzione tra un politico morale e un moralista politico che utilizza sempre e comunque la dialettica della convenienza a differenza del primo che si affida all’etica del binomio politica – morale.
La faziosità, l’agitazione, non solo violenta, inducono alla propaganda, ad emettere opinioni lontane dal sapere e quindi dalle verità a cui neppure si tende. Agli agitatori e propagandisti di ogni sponda non interessano il passato e la Storia, il futuro e l’avvenire, bensì hic et nunc. La convinzione e la convenienza per la mia politica camminano di pari passo con l’informazione la cui sconvenienza non è particolarmente lontana dalla politica politicante.
La contemporaneità ci induce alla misericordia e all’emotività per alcuni conflitti in cui vi è l’interesse per politica e politici più o meno a noi vicini. Con la stessa intensità ne ignoriamo altri, un esempio, i conflitti africani nella regione dei Grandi Laghi che, negli ultimi decenni, hanno comportato la morte di dieci milioni di esseri umani.
Ragione, interesse politico, pietas, evidentemente, vengono espressi a compartimenti stagni.
Neppure utopisticamente osiamo pensare all’abolizione degli eserciti sul pianeta ma, data la facilità alla guerra, gli incitamenti al riarmo, alla non memoria, di sventurati politici e cancellerie europee, a proposito di due guerre mondiali in un trentennio, osiamo pensare almeno al ritiro di testate nucleari dal territorio italiano.
Questa è un’occasione di ragionamento sul futuro di crisi e conflitti che insistono sul pianeta, sulla loro durata, sull’implicazione e contrapposizione tra Popoli, che hanno generato ostilità, numerabili con difficoltà, con milioni di vittime.
I conflitti etnici religiosi si configurano poi come conflitti esistenziali, la storia ce li indica con la durata di decine o centinaia d’anni, e Kant raccomanda, per assicurare una Pace Perpetua, di pensare anche al futuro del nemico.
Ci sarà nel prossimo futuro una pace perpetua tra israeliani e palestinesi? Troppe le incognite, tra cui la realizzazione: Due Popoli Due Stati; i primi ci sono, ma il secondo Stato su quale territorio potrà essere realizzato?
(*) Direttore Società Libera
Aggiornato il 21 ottobre 2025 alle ore 09:48