
La crisi del Movimento 5 stelle mette Giuseppe Conte di fronte a un bivio. Ritornare alle solitarie origini grilline o imprimere la svolta definitiva con un’alleanza organica con il Pd. L’ex premier, nostalgico del Governo giallorosso, si prepara a un doppio test. Dopo le dimissioni di Chiara Appendino dalla vicepresidenza pentastellata, i temi della strategia e della leadership del partito saranno affrontati in un paio di appuntamenti: stasera è in programma la riunione dei parlamentari di Camera e Senato. E da giovedì a domenica, per gli iscritti si apriranno le urne on line per la conferma di Conte nel ruolo di presidente. In realtà, nessuna delle due prove dovrebbe provocare terremoti. Da un po’ di tempo a questa parte, le truppe di Palazzo Madama e di Montecitorio non hanno dato grossi grattacapo ai vertici del partito. Dopo l’uscita dei fedeli a Luigi Di Maio e, soprattutto, dall’inizio della nuova legislatura, non si ricordano occasioni in cui qualche parlamentare abbia alzato la voce e nemmeno spaccature sulle posizioni da prendere in Aula.
“I gruppi – ricordava un big M5s – hanno sempre sposato con i voti le decisioni che sono state prese nell’alveo della Costituente”. Proprio per questo, la mossa di Appendino – accusa Conte di essersi appiattito sul Pd – ha fatto molto rumore: ha incrinato l’immagine monolitica del M5s. Nell’assemblea dei parlamentari comunque è atteso un confronto vivo, magari proposte: “Ben vengano”, ripete Conte. Purché – è il sottotesto – siano nell’interesse del Movimento. Mentre le accuse di Appendino sono considerate dai vertici 5 stelle una messa in discussione strumentale della linea: cerca un posizionamento strategico – è la convinzione – per prepararsi il terreno a un eventuale dopo Conte. Nel consiglio nazionale in cui ha ufficializzato le dimissioni dalla vicepresidenza del M5s Appendino si è sentita sul banco degli imputati. “Non ci sono stati processi né cacce alle streghe”, è la versione di un maggiorente M5s. “Il fatto è che questi confronti si fanno nelle sedi opportune”, mentre sui giornali l’intenzione di Appendino di fare un passo indietro circolava già da giorni, “senza che lei sia intervenuta per fare chiarezza”.
Non a caso, circolano voci sull’intenzione di avviare una “indagine interna” al Movimento per risalire a chi abbia fatto filtrare la notizia. Anche dal voto sulla conferma di Conte alla guida del Movimento non sono attese sorprese: per quel ruolo “sono pervenute 76 proposte di autocandidatura – ricorda il sito del M5s nella convocazione dell’assemblea – delle quali 21 sono state ammesse alla fase di raccolta delle sottoscrizioni e solamente un aspirante candidato ha raggiunto il numero di sottoscrizioni necessarie per passare alla fase finale della votazione: Giuseppe Conte”. Più che l’esito, il dato che verrà valutato sarà quello dell’affluenza. Anche se l’attenzione degli iscritti non sembra paragonabile a quella per la Costituente di novembre, quando in ballo c’erano temi come il ruolo del fondatore del Movimento, Beppe Grillo, e il posizionamento politico. Conte intanto è al lavoro sulla nuova squadra. Il rinnovo della sua carica comporterà infatti anche quello dei vicepresidenti. Gli uscenti sono: Paola Taverna (la cui conferma viene data per certa) e i parlamentari Michele Gubitosa, Riccardo Ricciardi e Mario Turco. Fra i papabili ci sono l’ex capogruppo alla Camera Francesco Silvestri, il capogruppo al Senato Stefano Patuanelli e la deputata Vittoria Baldino.
Secondo Turco, “le discussioni interne al Movimento non devono distoglierci da ciò che davvero conta: continuare a costruire una visione di Paese alternativa a quella che ci propone il Governo Meloni, fondata su giustizia sociale, legalità, sostenibilità, difesa dei diritti e della Costituzione. Il Movimento 5 Stelle, grazie alla guida di Giuseppe Conte, è oggi più maturo, radicato e coerente con le sue battaglie originarie. Sono entrato in politica dopo una lunga esperienza accademica e professionale con l’obiettivo di contribuire a cambiare il Paese e costruire un futuro diverso per i nostri figli. Non mi interessano le formule magiche del campo largo o stretto: il nostro campo è quello dei cittadini, delle persone che non votano più perché non credono che la politica possa ancora migliorare le loro vite”.
Lo afferma il vicepresidente uscente del M5s. “A loro dobbiamo rivolgerci con proposte concrete e coraggiose: un fisco più equo che tassi le rendite, la speculazione e non i salari e i redditi d’impresa, una sanità pubblica e universale, una scuola e una università che valorizzi i giovani e il merito vero, una politica industriale che guardi al futuro e non ai fossili del passato. Serve un Paese che investa nella conoscenza e nella ricerca, che garantisca pari opportunità e coesione sociale, che punti sull’energia pulita, sulla digitalizzazione e sulla riconversione dei territori, che combatta le disuguaglianze e difenda i beni comuni. Un Paese in cui la politica torni a essere strumento di giustizia e non di potere. È su questi valori che si misura la forza del M5s e non sulle alleanze di palazzo o sulle spartizioni di poltrone. Continuerò a impegnarmi con determinazione per costruire, insieme al presidente Giuseppe Conte, un’alternativa sociale, economica, ecologica e culturale di cui l’Italia ha urgente bisogno. Presidente, andiamo avanti! Con ancora più forza”.
Aggiornato il 20 ottobre 2025 alle ore 14:47