Manovra, accordo nella maggioranza

La manovra prende una forma definitiva. A Palazzo Chigi, i leader del centrodestra, nonostante i distinguo forzisti, puntano sul contributo delle banche. Al tavolo con Giorgia Meloni siedono i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, il leader di Noi moderati Maurizio Lupi mentre il titolare dell’Economia Giancarlo Giorgetti è in video collegamento da una delle stanze del Fondo monetario internazionale a Washington. Si dovrebbero tassare gli utili messi a riserva e su base volontaria si deciderà se affiancarli o meno. Ma la misura dovrebbe riguardare un perimetro temporale definito. L’imposta, viene riferito, riguarderà il 27,5 per cento sugli utili accantonati a patrimonio. Dovrebbe fruttare oltre 4 miliardi. Oggi la legge di bilancio approderà in Consiglio dei ministri, successivamente potrebbero essere resi noti i contenuti dell’accordo. “Io ho detto che voi non credete ai miracoli, invece io ci credo ai miracoli”, ha scherzato il titolare del Mef. Quanto ai dettagli del testo, ha aggiunto: “Li scrivo in aereo”. I partiti della maggioranza, al termine di una lunga giornata di mediazione, rivendicano di aver raggiunto in tutto o in parte i loro obiettivi sul contributo richiesto alle banche per la prossima manovra. Sullo sfondo resta però l’ipotesi, a quanto filtra, di un possibile ricorso da parte degli istituti di credito.

Forza Italia lascia trapelare che l’importante è che “non ci saranno tasse sugli extra profitti”, mentre altra cosa è “un contributo volontario delle banche”. In economia, sottolineano gli azzurri, “extraprofitti non esistono e la costituzione vieta che una tassazione particolare fosse addossata ad una singola categoria di contribuente”. La Lega si dice soddisfatta perché comunque il prelievo a carico degli istituti di credito ha tenuto e consentirà di mettere in cassa circa 4 miliardi l’anno nel prossimo biennio. Mentre in Fratelli d’Italia si rivendica il ruolo di mediazione svolto, con la premier che ha riunito al tavolo i leader di maggioranza chiedendo una sintesi ma al tempo stesso avrebbe indicato di andare avanti sulla misura. La premier, viene riferito, avrebbe sottolineato nel corso del vertice che le banche sono chiamate a dare il contributo per la crescita del Paese e che si tratta di una misura che incontrerebbe il favore popolare. La riunione tra gli alleati arriva dopo una giornata ad altissima tensione proprio su questo punto. Con la Lega che ribadisce la propria linea e Forza Italia pronta a fare muro alzando la voce e avvertendo di non essere disponibile ad appoggiare in alcun modo (nemmeno nel voto in Cdm) nessuna forma di tassazione degli extraprofitti. “È una tassa che sa di Urss e non ci sarà”, mette in chiaro Tajani. Ma dal partito di Salvini si moltiplicano gli inviti a “chi ha di più” a “dare di più”. “Ci sono questi doverosi 5 miliardi – dice il ministro dei Trasporti – che le banche metteranno con gioia a disposizione del Paese per aiutare famiglie e imprese in difficoltà”. I diretti interessati, intanto, restano in ascolto e fanno capire che una posizione verrà espressa dopo che sarà chiarito in quale modo il governo conta di ricavare da loro e dalle assicurazioni 4,4 miliardi per il 2026, oltre 11 in tre anni.

L’intesa, la più dettagliata possibile e in grado di reggere anche ai malumori che i ministeri stanno manifestando per la Spending review. Una dieta dimagrante, quella chiesta ai dicasteri, che il prossimo anno vale lo 0,1 per cento del Pil, ovvero 2,3 miliardi. E che prosegue anche nel biennio successivo arrivando a circa 3 miliardi nel 2028. Altro capitolo che ha fatto tribolare non poco la maggioranza ma che parrebbe nella sostanza chiuso è quello della rottamazione quinquies. Fonti di maggioranza spiegano che un’intesa di massima ci sarebbe. La pace fiscale in primis non riguarderebbe le omesse dichiarazioni dei redditi e non avrebbe una prima rata più pesante; sarebbe, inoltre, confermata la scansione in 56 rate bimestrali di 9 anni. Confermato che il taglio dell’Irpef (2,7 miliardi) avrà benefici limitati per i redditi più alti. La misura centrale della manovra punta a tagliare il secondo scaglione dell’aliquota dal 35 al 33 per cento, riguarda il ceto medio in una fascia di reddito tra i 28mila e i 50mila euro e il beneficio arriverebbe a un massimo di 440 euro l’anno. La norma peserà per circa 9 miliardi in tre anni (2,7 miliardi l’anno). Il beneficio sarà limitato per i redditi più alti. Sulle pensioni, invece, il Documento programmatico di bilancio certifica che il congelamento dello scalino del 2027 solo per i lavori gravosi e usuranti. Anche se la Lega continua a insistere per ampliare la platea. Si rafforza il pacchetto famiglia che peserà 1,6 miliardi con il finanziamento della riforma del caregiver familiare e il potenziamento del bonus per le lavoratrici madri con almeno 2 figli e con redditi annui sotto i 40mila euro. Tra le novità in arrivo anche l’ampliamento delle detrazioni per le famiglie con un solo figlio. Novità anche sull’Isee: non solo si esclude la prima casa ma viene rafforzato anche il coefficiente dal secondo figlio in poi. È confermato anche per il prossimo anno al 50 per cento il bonus ristrutturazione sulla prima casa e al 36 per cento quello sulla seconda. Per le imprese il sostegno è di 3 miliardi di euro nel 2026, quindi credito d’imposta per quelle ubicate nelle Zes e rifinanziamento della Nuova Sabatini. Rispetto alla sanità, ai rifinanziamenti previsti l’anno scorso dalla legge di bilancio, pari a oltre 5 miliardi per il 2026, a 5,7 miliardi per il 2027 e a quasi 7 miliardi per il 2028, si aggiungono 2 miliardi di euro per il 2026. Per il Fondo sentenze è prevista una tantum di 2 miliardi nel 2026, pari allo 0,09 per cento del Pil. In quanto al Pnrr, dalla rimodulazione delle spese sono previste entrate per 5 miliardi l’anno prossimo.

Aggiornato il 17 ottobre 2025 alle ore 13:38