Altro che Urss: il vero Stato sovietico è il fisco italiano

L’Unione Liberale prende atto con interesse delle recenti dichiarazioni politiche – in particolare quelle di Forza Italia tramite il suo leader Antonio Tajani – che definiscono come “da Unione sovietica” la proposta di una tassa sulle banche, contrapponendola a un presunto principio di libertà economica e difesa del sistema bancario stesso. Questa retorica, seppur utile per un effetto mediatico, stride fortemente con un dato ormai concreto: lo stesso fisco nazionale, attraverso l’Agenzia delle entrate–Riscossione, esercita un potere esecutivo che può arrivare a ignorare i diritti delle imprese, pignorando crediti presso terzi e causando danni reali a chi produce ricchezza.

L’Ader ha facoltà legale – ai sensi della normativa sulla riscossione coattiva, in particolare l’articolo 72-bis del Dpr 602 del 1973 – di notificare un atto di pignoramento presso terzi, di fatto imponendo che i debitori versino all’ente quanto dovuto, anziché al creditore originale. In molti casi, il contribuente/impresa non ha la possibilità di passare per un giudice preventivo: l’ente impone direttamente l’ordine al terzo di pagare, aggirando le tutele ordinarie che si applicherebbero in processi civili. Gli effetti concreti possono essere gravi: blocco di liquidità, paralisi delle operazioni aziendali, incertezza contrattuale, danni reputazionali e costi aggiuntivi legali per difendersi.

È un fatto che il fisco possa usare questi poteri – e spesso lo fa – contro chi è già esposto, stagnante o semplicemente in regola rispetto alle proprie obbligazioni commerciali. Questa “forzafiscale, che entra nei conti correnti e nei flussi delle imprese, rischia di vanificare la libertà economica tanto invocata nelle dichiarazioni contro le “tasse sovietiche”. Se da una parte si alza la voce contro una tassa sulle banche definita “da Urss”, dall’altra si assiste, nella pratica, a un apparato statale che può intervenire in modo militare nei rapporti economici, senza mediazioni giudiziarie efficaci. Noi dell’Unione Liberale riteniamo che la libertà economica non si difende a colpi di slogan, ma con regole certe, trasparenti e rispettose dei diritti delle imprese.

La stessa tenacia dimostrata nel criticare le misure fiscali aggressive dovrebbe essere impiegata per chiedere la limitazione concreta dei poteri esecutivi dello Stato nei confronti dei soggetti produttivi. Serve una legislazione che ponga salvaguardie effettive, canali giudiziari reali e limiti chiari alle pretese del Fisco quando agisce in via coattiva. Nel denunciare la dissonanza fra dichiarazioniliberali” e azioni statali invasive, l’Unione Liberale esorta tutte le forze politiche serie a tradurre in pratica la difesa delle imprese: non solo contro una “tassa da Urss” sulle banche, ma contro ogni meccanismo che possa mettere a rischio la stabilità, la trasparenza e la fiducia del sistema economico. La coerenza non è un optional: è la condizione per costruire un’Italia in cui chi produce non guardi con timore lo Stato, ma con speranza.

(*) Rappresentante di Unione Liberale

Aggiornato il 17 ottobre 2025 alle ore 13:33