Proposta, da liberale, per il contributo italiano alla rinascita di Gaza

Con l’inizio del cessate il fuoco è stato possibile, attraverso i droni, documentare la distruzione della città di Gaza. Peggio di Berlino alla fine della Seconda guerra mondiale del vigesimo secolo. È una situazione ripetuta, lì, innumerevoli volte nella storia. Lo testimoniano dei libri molto diffusi e poco letti: la Bibbia; e, poi, meno distribuiti e meno ancora consultati: quelli latini e greci successivi alla distruzione di Tito, imperatore di Gerusalemme. Allora comparve il termine Palestina, perché non si parlasse più di Israele o Giudea.

L’Italia, da dichiarazioni della presidente il Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, è disponibile a mandare ivi i carabinieri. Costoro, in effetti, hanno una certa esperienza di lotta al terrorismo, fatta dopo gli anni di piombo del secolo scorso. Però le demolizioni di Gaza dei secoli precedenti hanno lasciato tracce in quel sottosuolo e l’Università degli studi di Roma La Sapienza, nelle classifiche mondiali, risulta la prima sul pianeta Terra per l’archeologia. Questi ultimi eventi, con le immani distruzioni e sofferenze agli esseri umani, e altri animali, hanno generato l’ambiente ideale per scavare gli strati precedenti. La nostra nazione ha tutte le caratteristiche per proporsi per questa indagine, e successiva museificazione di siti e reperti. Impareggiabile occasione per restituire a quella gente, oltre a case, anche un po’ di memoria.

Aggiornato il 15 ottobre 2025 alle ore 10:27